mercati criminali globali
Mercati Criminali Globali

EVOLUZIONE DELLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA TRANSNAZIONALE

Il carattere internazionale della criminalità organizzata è ormai ben conosciuto, con il superamento delle frontiere interne, una rottura dei confini geografici e un declino della sovranità nazionale dovuto ad un contesto globalizzato, interconnesso e complesso come quello in cui ci troviamo oggi. La conseguente nascita di un mercato unico ha permesso un’interconnessione delle varie realtà economiche ed una progressiva espansione transnazionale dei gruppi criminali che sono stati in grado di sfruttare la disarmonia tra gli ordinamenti dei vari Stati; la globalizzazione dei processi economici che ha caratterizzato lo sviluppo della società negli anni più recenti è il frutto dell’affermazione di un’ideologia del mercato mondiale che si fonda sull’abbattimento delle frontiere e sulla cancellazione degli spazi geografici nazionali, a favore di una libertà che impone il riconoscimento di un unico spazio territoriale globale, al cui interno operano imprese ed imprenditori. In una tale prospettiva, un mercato globale che prescinde dai confini geografici degli Stati tradizionali comporta una fuga dal controllo di sovranità nazionale esercitato dalle nazioni. Il processo di informatizzazione, caratteristica peculiare dell’ideologia del mercato globale, ha determinato una semplificazione e un’accelerazione delle modalità di comunicazione all’interno di questo sistema economico globale, facilitando gli scambi tra merci e beni della produzione e creando quello spazio in cui si instaura la rete globale di scambio tra gli individui del pianeta. Tale infittirsi delle reti internazionali ha creato le basi per strutturare in maniera globale anche le attività criminali, capaci di trascendere i confini nazionali ed individuare nuove rotte e connessioni. Dunque, è logico affermare che il dibattito si fondi sempre più sulla globalizzazione del crimine e sugli strumenti normativi di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, questione non più affrontabile con un approccio esclusivamente nazionalistico. La questione va ampliata anche all’evoluzione che riguarda i gruppi criminali in quanto tali; questi hanno dimostrato, nel corso degli anni, un’ascesa rapida e una capacità di adattamento all’ambiente circostante che gli ha permesso di evolversi in relazione alle opportunità offerte dal contesto stesso in cui erano inseriti. La rapidità di evoluzione che hanno dimostrato ha reso ancor più complicata la questione della prevenzione e degli strumenti di contrasto, in quanto i gruppi criminali più evoluti hanno reso evidente come fossero sempre un passo avanti rispetto le istituzioni dedite al contrasto. Se da una parte i gruppi criminali hanno saputo sfruttare le debolezze territoriali e la fragilità delle istituzioni mostrandosi spesso come un’alternativa allo Stato legale (basti pensare alla Mafia e alla sua capillarizzazione in territori segnati da mancanza di occupazione legale e altri problemi legati a fragilità territoriali), d’altra parte, col tempo hanno dimostrato di saper sfruttare opportunità in contesti economicamente floridi (spostamento della Mafia dal sud Italia al nord Italia, una Mafia – ormai- imprenditrice che si inserisce nell’economia legale) con strumenti nuovi rispetto a quelli tradizionali. C’è stato un declino dei metodi tradizionali di violenza ed estorsione a favore di metodi più silenziosi come la collaborazione e lo scambio reciproco di interessi con aziende, professionisti, operatori finanziari e istituti bancari. Qui va aperta una piccola parentesi: ciò a cui si fa riferimento per quanto attiene strettamente al passaggio all’imprenditoria con collaborazioni e meno violenza è l’organizzazione criminale di stampo mafioso, in quanto lo stesso non si può dire di paesi dell’America Latina come il Messico, ad esempio, dove la violenza cresce costantemente dimostrando livelli altissimi e dove lotte tra cartelli continuano a determinare un’area semi-fallita e di crisi. L’evoluzione di cui si parla riguarda le organizzazioni criminali in generale, ma le differenze tra gruppi criminali dell’America Latina e organizzazioni mafiose non permettono di equiparare alcuni punti di riflessione come questo sui metodi utilizzati e, in particolare, sulla rete di collaborazioni di mutua protezione senza l’uso della violenza. Rimane comunque valido, invece, il concetto al centro di tale analisi per quanto concerne i mercati criminali e la loro evoluzione verso l’imprenditoria, come anche un’espansione degli interessi criminali su mercati non tradizionali che riguarda le organizzazioni mafiose quanto paesi dell’America Latina. Dunque, la criminalità organizzata si è evoluta assumendo un carattere transnazionale e si è evoluta nella sua stessa natura, al punto da essere sempre di più un problema da affrontare con un approccio multidisciplinare e sotto diversi aspetti.

INFILTRAZIONE NELL’ECONOMIA GLOBALE

L’attività del narcotraffico è la prima voce di profitto delle organizzazioni criminali strutturate e potenti, che hanno grandi quantità di capitali e coperture assicurate da alcuni Paesi in cui la produzione di stupefacenti è più forte. A livello internazionale, la criminalità organizzata in generale e le reti di stampo mafioso in particolare, operano in un contesto di forte crisi finanziaria: questa situazione facilita la loro infiltrazione nell’ambiente economico, al fine di riciclare i profitti illeciti. La dimensione transnazionale del fenomeno e la globalizzazione dei traffici di droga vanno affiancati con l’aspetto finanziario: negli ultimi due decenni, la criminalità organizzata ha subìto un vero e proprio processo di modernizzazione, con un costante adattamento alla società contemporanea che l’ha portata ad introdursi nei flussi economici globali sfruttando la crescita sul mercato globale delle materie prime e dei servizi, unendosi alla struttura delle imprese legittime. Quella che oggi possiamo definire come l’impresa mafiosa, e mafia imprenditrice, è un’impresa che si occupa della produzione di beni e servizi illegali, che spesso gestisce attività nei settori legali dell’economia, che si infiltra nei circuiti finanziari e commerciali a livello locale, nazionale e internazionale. Ed è proprio l’esperienza italiana nel combattere le narcomafie che ci dimostra la centralità del rapporto tra il riciclaggio di denaro e la criminalità organizzata. Vista la notevole quantità di ricchezza e di capitale che il narcotraffico porta e comporta, è necessario un sistema grazie al quale i profitti derivanti dal commercio di stupefacenti possano giungere ai beneficiari nella maniera più “invisibile” possibile e, dunque, entra in gioco il riciclaggio, fattispecie di reato specifica che comprende il nascondere, l’occultare o ostacolare l’accertamento circa l’origine illecita del patrimonio, un’operazione che ha l’obiettivo di far sembrare legali il denaro ed i valori patrimoniali ricevuti illegalmente e di introdurli nel circuito economico regolare. In tale operazione si individua il momento di inserimento del denaro nel circuito legale, attraverso un incrocio tra denaro derivante dai traffici illegali e denaro pulito dei circuiti finanziari legali. Si tratta di un processo volto alla trasformazione di un input, individuabile nella ricchezza illecita, in un output, ovvero la ricchezza ripulita. L’infiltrazione nell’economia diviene un passaggio indispensabile per mescolare i grandi capitali illeciti con denaro derivante dall’economia legale, per fare in modo di mascherarne la provenienza illecita e per reinvestirli. Se si pensa al narcotraffico e al profitto che esso genera è lampante la necessità di tali operazioni di “pulizia”, e diviene ancora più lampante se si pensa che ci sono altri mercati, oltre questo, che si sono sviluppati e che generano ingenti profitti; il denaro ha sempre più diversificate provenienze illecite.

NON SOLO NARCOTRAFFICO: EVOLUZIONE DEI MERCATI CRIMINALI

Il narcotraffico è sempre stata l’attività illegale per eccellenza per quanto riguarda i gruppi criminali, sia che si parli di organizzazioni mafiose e sia che si parli dei gruppi dell’America Latina. Ma se si è evidenziata l’evoluzione della criminalità organizzata e del suo modus operandi, va posta l’attenzione anche sulle attività di ricerca del profitto. Sebbene il narcotraffico continui a tenere il primato tra le attività illegali, sono emersi nel corso degli anni nuovi interessi criminali, questione sempre legata alle opportunità offerte dal contesto circostante. Lo spostamento del baricentro sul mondo imprenditoriale e sull’espetto economico-finanziario, ha determinato un ampliamento di interessi criminali rispetto al passato, facendo sì che molte attività e mercati finissero sotto il mirino di certi gruppi criminali. Giovanni Falcone già nel 1990 affermava come alcune questioni che sembrano poco significative dimostrino la capacità delle mafie di controllare in modo occulto molti angoli della vita, come controllare fonti di irrigazione, prodotti, e comunque tutte le attività che permettono di guadagnare denaro. Da quello, si è arrivati ad oggi, ed oggi siamo nel momento dell’ingresso delle mafie nel mondo imprenditoriale, con un controllo capillare del territorio attraverso nuovi strumenti. È importante notare come questioni analoghe possano ormai ritrovarsi anche per quanto riguarda i cartelli, ovvero: ci sono investimenti da parte dei cartelli su nuovi punti, come per esempio sui Ranch che non sono ereditati, dove i cartelli portano con forza dei notai affinché si aggiudichino il terreno: siamo di fronte a narcos re-costituiti.

Torniamo un attimo sulle organizzazioni mafiose. Tenendo sempre a mente che la mafia si occupa di tutte le questioni che permettono di guadagnare soldi, ci fu un primo momento in cui si presentarono attività criminali che generarono grandi flussi di denaro a favore della mafia, ovvero il momento di ingresso dei mafiosi nello sviluppo di attività imprenditoriali. Ora siamo nel momento in cui la mafia è insita nel controllo delle erogazioni del bilancio pubblico, in questioni di erogazioni di servizi (ad esempio, fornitori di asfalto per un’opera devono essere designati solo tra quelle persone che la mafia indica). Esiste, pertanto, un controllo capillare del territorio che si realizza grazie a due tipologie di soggetti: chi dà l’assegnazione e chi ottiene il subappalto, sarà quest’ultimo a realizzare un doppio guadagno. Il chiaro interesse della mafia di mantenere nelle amministrazioni locali persone docili e collaborative che possano essere d’accordo con l’organizzazione mostra il sistema di collaborazione che si cela dietro il sistema mafioso e criminale. Manifestazioni successive dell’attività mafiosa, che hanno creato grandi problemi, sono le estorsioni generalizzate a tutte le imprese, dalla più piccola alla più grande. Qualsiasi azione di repressione contro la mafia, diceva già Giovanni Falcone, deve necessariamente considerare tutto il complesso di attività criminali e non solo una parte di esse. Se la mafia imprenditrice ha ampliato i suoi interessi criminali, è normale che le attività legali prese di mira siano aumentate, al punto che la mafia ha continuato sempre di più ad investire su attività come quelle di ristorazione, come quelle legate al gioco o sale slot, come catene alberghiere, e così via. Dove c’è possibilità di guadagno e dove c’è possibilità di reinvestire grandi quantità di capitali per mescolare profitti illeciti nell’economia legale, allora l’organizzazione mafiosa troverà la lacuna giusta grazie alla quale inserirsi.

Ma lo spostamento verso l’imprenditoria riguarda anche i cartelli dell’America Latina, seppur con metodi che potremmo definire ancora diverse dalle organizzazioni mafiose. In molti paesi dell’America Latina e dell’Europa ci sono investimenti del cartello di Sinaloa, in altri ci sono investimenti di altri cartelli “locali” e di imprese del paese, investimenti del cartello di Jalisco Nueva Jeneraciòn o di altri cartelli. Molti ranch, ad esempio, sono proprietà degli eredi degli Zetas, che portavano le persone sequestrate a firmare davanti al notaio minacciato con la pistola alla testa per fare il trasferimento della proprietà.

Ma, venendo al centro della riflessione per cui tali approfondimenti sono stati fatti, quali sono questi nuovi interessi criminali che hanno determinato un’evoluzione dei mercati stessi? Sullo scenario globale attuale ci sono nuovi mercati in cui le organizzazioni criminali si sono infiltrate e stanno investendo molti dei loro capitali illeciti. Negli ultimi anni, il panorama della criminalità organizzata globale si è trasformato radicalmente: accanto al tradizionale narcotraffico, oggi i principali profitti criminali derivano dal riciclaggio su larga scala di capitali illeciti attraverso strumenti finanziari sofisticati, criptovalute o investimenti in settori legali. Sebbene il traffico di droga, come accennato, continui a rappresentare una fonte fondamentale di proventi, altri mercati sono nati come risposta ad un mondo globalizzato che ha creato le opportunità di crescita anche per le organizzazioni criminali in grado di mettere in campo gli strumenti più consoni per sfruttarle a loro favore. I capitali criminali vengono investiti in immobili, società quotate, casinò, trasporti, energie rinnovabili e attività digitali, favorendo una profondissima infiltrazione nell’economia legale, ma vi sono mercati in cui non è percepibile la perpetrazione di un reato. Dobbiamo necessariamente parlare della criminalità ambientale, ad esempio. I crimini ambientali sono caratterizzati da quella che la letteratura definisce “violenza lenta”, ovvero una violenza dalla distruttività ritardata e che non viene percepita subito come tale. Si pensi alle contaminazioni dei fiumi e della terra a seguito dell’attività mineraria intensiva o allo smaltimento di rifiuti tossici; questa tipologia di crimini sono spesso invisibili dal punto di vista spaziale e dal punto di vista temporale, in quanto non c’è attualità tra il tempo della commissione del crimine e quello del prodursi delle conseguenze dannose.

FOCUS SUI CRIMINI AMBIENTALI NELLO SCENARIO GLOBALE

Ci sono svariati ambiti in cui la criminalità ambientale agisce: quelli della fauna, della flora, della filiera agroalimentare, dei rifiuti e dell’inquinamento, fino alle risorse naturali o ai beni culturali. Queste categorie comprendono al loro interno differenti fattispecie di reato riconducibili ad affari criminali, basti pensare all’estrazione illegale ed intensiva di metalli, al traffico illegale di opere d’arte, allo smaltimento illecito di rifiuti o all’abusivismo edilizio (ovviamente sono esempi riduttivi per far comprendere ciò di cui si tratta, ma la lista di reati riconducibile alle attività criminali è decisamente ampia). La criminalità organizzata ambientale è costituita da vere e proprie reti che spesso coinvolgono diversi attori, anche se la letteratura ritiene le imprese il principale protagonista dei crimini ambientali; soprattutto perché a volte le imprese sono favorite dallo stato e dalla politica in termini di impunità o contesto favorevole al loro agire; a volte, invece, i funzionari stessi si rivelano autori diretti di reati ambientali, tramite commissione, omissione o corruzione. Sebbene le organizzazioni criminali e mafiose siano i principali attori criminali presi in considerazione (comprese le mafie tradizionali coinvolte nel traffico di rifiuti o i cartelli di narcotrafficanti coinvolti nel traffico di oro) vi sono anche altri gruppi armati irregolari che sempre di più fanno parte delle suddette reti di criminalità ambientale, come gruppi paramilitari e guerriglieri coinvolti nel traffico di legname. Tra gli attori non si devono dimenticare i singoli individui che possono essere perpetratori o “favoreggiatori” dei crimini ambientali, così come i professionisti già sopra citati, quali avvocati, banchieri, personale addetto al traffico di rifiuti, imprenditori della logistica. I crimini ambientali sono molto lucrativi e sono ormai il terzo mercato mondiale illegale dopo narcotraffico e traffico di armi, con giri d’affari di miliardi di dollari. È, dunque, un mercato in cui sempre di più le organizzazioni criminali investono e diversificano i loro introiti (basti vedere l’ultimo rapporto sulle ecomafie di Legambiente del 2025 per leggere i dati sui mercati legati all’ambiente).

Dunque, i mercati toccati da dinamiche criminali sono sempre di più e investono sempre più settori, sebbene rimanga la predominanza di alcuni rispetto ad altri, e ricordando sempre che è necessario adottare una prospettiva globale in nome della transnazionalità della criminalità (anche ambientale).

ELEMENTI FACILITATORI PER L’EVOLUZIONE DEI MERCATI E CONTRASTO

Nonostante l’evoluzione in sé della criminalità organizzata e le sue capacità di adattamento e sfruttamento delle opportunità sia alla base dell’ampliamento dei suoi interessi criminali e dei mercati presi di mira per l’accrescimento del profitto, vi sono altri fattori per cui certi crimini, tra cui quelli ambientali, si sono sviluppati: la mancanza di conoscenza e dati idonei a portare avanti ipotesi concretamente, corruzione in avanzamento, impunità, una legislazione non condivisa e non omogenea con la conseguente critica applicazione nei casi concreti, inefficienza dei tentativi di contrasto portati avanti dalle autorità, poca cooperazione delle agenzie di contrasto e di attori pubblici e privati, fattori di crisi geopolitici (come guerre e conflitti). In un certo senso, si torna a quanto sostenuto inizialmente riguardo le opportunità fornite dalle fragilità statali e, al senso opposto, quelle offerte dall’economia florida e da un sistema finanziario con lacune che permettono l’approdo di determinati affari. È evidente come gli sforzi attuati fino ad oggi dalle agenzie di contrasto sono apparsi insufficienti a contrastare l’evoluzione dei gruppi criminali (ormai reti transnazionali, ribadiamo), come è evidente che gli stessi si sono dimostrati sempre un passo avanti e sempre in grado di trovare nuove strade. Una cooperazione culturale è auspicabile quantomeno per accrescere la conoscenza su dinamiche evolutive rapide, di fianco ad una cooperazione internazionale che prenda atto dell’inefficacia di determinati strumenti e che determini uno spostamento del focus anche sugli elementi che sono ritenuti facilitatori all’infiltrazione della criminalità organizzata. Più che della questione del contrasto si dovrebbe parlare, in realtà, della questione della prevenzione. Bisognerebbe quantomeno provare ad immaginare dei possibili scenari futuri sulla base di quanto la letteratura e i dati ci offrono fino ad ora, sulla base dell’esperienza che si è avuta fino ad ora. Ma forse, questa, è una questione ancora molto aperta.

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *