GCAP: IL CACCIA DEL FUTURO CHE RIDISEGNERÀ IL DOMINIO DEI CIELI

Lo sviluppo dei caccia di sesta generazione è stato al centro della riunione tenutasi lo scorso 7 luglio tra il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto, il suo omologo giapponese Nakatani Gen e il Segretario di Stato per la Difesa del Regno Unito John Healey. Il principale oggetto del dialogo è stato il Global Combat Air Programme (GCAP), l’ambizioso progetto trilaterale volto a sviluppare un sistema di combattimento aereo di nuova generazione.[1]

Il GCAP rappresenta un’iniziativa strategica fondata sull’interdipendenza industriale e tecnologica tra le tre potenze. A livello industriale, il progetto è coordinato dalla joint venture Edgewing, con sede nel regno unito ed istituita a giugno. Essa è detenuta in egual misura (33,3%) da Leonardo (Italia), Japan Aircraft Industrial Enhancement Co. Ltd.[2] (JAIEC, Giappone) e BAE Systems (Regno Unito).[3] Tale struttura riflette un equilibrio politico delicato ma necessario per garantire co-sviluppo, co-produzione e, auspicabilmente, una futura co-esportazione.

L’Italia investirà circa 8,9 miliardi di euro, di cui oltre 7,5 miliardi dopo il 2029, diventando così uno dei più ambiziosi programmi aeronautici militari dal nostro Paese.[4] Il Regno Unito punta ad uno stanziamento di 14 miliardi di euro entro il 2033–2035.[5] Nonostante Tokyo non abbia ancora reso pubblici i dati ufficiali di spesa a lungo termine per il GCAP, le analisi degli investimenti nel comparto difesa e le dichiarazioni programmatiche del governo giapponese lasciano presumere che il Giappone intenda impegnare risorse comparabili a quelle stanziate da Italia e Regno Unito.[6]

Tecnologia e capacità del caccia del futuro

È al momento difficile delineare con precisione le caratteristiche definitive del nuovo velivolo, soprattutto considerando che il programma è ancora in una fase embrionale e privo di un prototipo fisico. Di conseguenza, ogni definizione deve essere formulata con cautela e consapevolezza dell’evoluzione ancora in corso.

L’obiettivo dichiarato del Global Combat Air Programme (GCAP) è l’entrata in servizio del caccia di sesta generazione entro il 2035 per sostituire l’Eurofighter “Typhoon” e l’F-15J, con una vita operativa stimata fino al 2070. Una simile lifespan riflette l’ambizione di costruire una all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, concepita per evolversi in modo dinamico nel tempo. Per raggiungere tale longevità operativa, sarà cruciale adottare sin dalla fase di progettazione un’architettura aperta (open architecture) che permetta aggiornamenti incrementali e scalabili dei sottosistemi: avionica, sensori, armamento, software di missione.[7]

In aggiunta alla tecnologia stealth, ormai standard per la quinta generazione, il nuovo velivolo dovrà essere concepito fin dall’origine per operare in ambienti multi-dominio, interfacciandosi in modo nativo con piattaforme emergenti, sia con equipaggio sia senza. L’obiettivo non è più solo il dominio aereo, ma l’integrazione profonda con lo spazio, il cyberspazio e i sistemi terrestri e navali in reti complesse di combattimento collaborativo.

In tal senso, l’impiego di intelligenza artificiale (AI) e machine learning rappresenta un salto qualitativo cruciale. Il caccia di sesta generazione dovrà essere in grado di raccogliere, elaborare e interpretare in tempo reale una mole massiva di dati provenienti da sensori interni ed esterni, fornendo al pilota informazioni selezionate, sintetiche ed essenziali per prendere decisioni tempestive in scenari ad alta intensità informativa. Non si tratta solo di situational awareness, ma di una vera forma di co-decisione uomo-macchina.[8]

La nuova generazione consisterà quindi in nodi intelligenti in un ecosistema connesso, capaci di apprendere, adattarsi e operare in modo coordinato con droni autonomi, assetti cyber e reti C4ISR (Command, Control, Comunications, Computer, Intelligence, Surveillance and Reconnaissance). In questa prospettiva, il dialogo uomo-macchina è la leva strategica per la superiorità informativa e decisionale, prerequisito per esercitare un vantaggio competitivo nel dominio aeronautico del XXI secolo.

GCAP e i suoi simil

È opportuno poi delineare la competizione, diretta o indiretta, tra il GCAP e gli altri principali programmi aeronautici della NATO e dei suoi alleati, in particolare l’americano NGAD (Next Generation Air Dominance) e il progetto europeo FCAS (Future Combat Air System). Sebbene non si tratti di una sfida commerciale nel senso tradizionale, dato che NGAD non è destinato all’export,[9] è evidente che esiste una competizione strategica e tecnologica per la definizione dello standard operativo della sesta generazione.

Questo confronto assume un rilievo ancora maggiore alla luce della crescente delega operativa e tecnologica assunta da alcuni alleati NATO non statunitensi, nonché della recente volatilità politica manifestata dall’amministrazione Trump e dalla possibilità che future leadership americane adottino approcci meno cooperativi e imprevedibili nei confronti dell’alleanza.

 Animato da logiche simili, nasce il progetto franco-tedesco-spagnolo NCAS, su cui le informazioni sono ancor più limitate dato lo stadio primordiale in cui si trova lo sviluppo. Proprio su questo fronte, sono emersi recentemente numerosi interrogativi, soprattutto in seguito alla richiesta francese di assicurarsi una quota di partecipazione industriale pari all’80%, lasciando a Germania e Spagna una porzione fortemente minoritaria.[10]

La posizione assunta dalla Francia nel contesto del FCAS si inscrive in un coerente approccio strategico volto a preservare l’autonomia tecnologica e il controllo nazionale sui principali assetti industriali. In questo quadro, non può escludersi l’eventualità di un progressivo disimpegno da parte della Germania e, in misura minore, della Spagna. Sebbene improbabile, non è da escludere l’ipotesi di un loro riavvicinamento al programma GCAP, che finirebbe così per replicare la geometria del consorzio Eurofighter, questa volta con l’aggiunta del Giappone.

La possibile entrata dell’Arabia Saudita

Vi è, infine, la possibilità di un ampliamento del Global Combat Air Programme con l’ingresso dell’Arabia Saudita, che da mesi manifesta un forte interesse a prenderne parte. La potenziale adesione di Riyad riveste un peso specifico significativo sul piano economico, grazie alla disponibilità finanziaria del Regno. La richiesta saudita ha ricevuto l’appoggio, più o meno esplicito, di Italia e Regno Unito, attratte dai capitali sauditi e dalla possibilità di rafforzare i legami strategici con un attore chiave del Golfo.[11]

Ben più prudente è la posizione del Giappone, che sembra nutrire riserve su una partnership strutturale con un Paese distante dai valori democratici, e i cui rapporti ambivalenti con l’Occidente, così come con Russia e Cina, generano diffidenza a Tokyo. Per il governo giapponese, l’unica forma di coinvolgimento auspicabile per l’Arabia Saudita dovrebbe limitarsi a una cooperazione finanziaria sul programma, in linea con un approccio pragmatico dettato anche dall’assenza di un’industria aeronautica saudita in grado di apportare contributi tecnologici significativi al consorzio.[12]

Una svolta per l’integrazione militare europea e globale

Il GCAP rappresenta, nelle sue potenzialità, un progetto “game-changer” per l’infrastruttura militare europea ed extra-europea. Oltre a rafforzare le capacità difensive comuni, esso potrebbe gettare le basi per una nuova forma di cooperazione industriale e militare transcontinentale, estendendo la visione strategica anche all’Indo-Pacifico. In questa prospettiva, qualora il progetto si sviluppasse secondo le ambizioni dichiarate, potrebbe diventare il primo di una nuova generazione di programmi multinazionali.

Nei decenni a venire, iniziative di questo tipo sembrano le uniche in grado di integrare efficacemente la filiera produttiva del complesso militare-industriale europeo, marcando la fine di fase storica segnata da frammentazione, sottofinanziamento e crescente concorrenza globale.


[1] Ministero della Difesa; Comunicato congiunto sul Global Combat Air Programme; Roma: Ministero della Difesa; luglio 2025. Disponibile presso: https://www.difesa.it/primopiano/comunicato-congiunto-global-combat-air-programme/74709.html.

[2] La Japan Aircraft Industrial Enhancement Co. Ltd. è una joint venture recentemente costituita da Mitsubishi Heavy Industries, Kawasaki Heavy Industries e IHI Corporation, con il sostegno del governo giapponese. Pur essendo formalmente un’entità privata, rappresenta lo strumento industriale nazionale incaricato di partecipare al programma GCAP per conto del Giappone, garantendo il coordinamento tra imprese e autorità pubbliche.

[3] Leonardo S.p.A.; Global Combat Air Programme (GCAP): costituita la joint venture Edgewing per lo sviluppo della nuova generazione di velivoli da combattimento; Roma: Leonardo S.p.A.; giugno 2025. Disponibile presso: https://www.leonardo.com/it/press-release-detail/-/detail/20-06-2025-global-combat-air-programme-gcap-marks-major-milestone-industry-partners-launch-joint-venture-company-edgewing-to-deliver-next-generation-combat-aircraft.

[4] Ministero della Difesa. Documento programmatico pluriennale per la Difesa per il triennio 2024–2026. Roma: Ministero della Difesa, settembre 2024. Disponibile presso: https://www.difesa.it/assets/allegati/30714/dpp_2024-2026_final_firmato.pdf.

[5] Ministry of Defence (UK); Written evidence submitted by the Ministry of Defence (FAVC0018); Londra: House of Commons Defence Committee; novembre 2023. Disponibile presso: https://committees.parliament.uk/writtenevidence/126555/pdf/.

[6] Ministry of Defense (Japan); Defense of Japan 2025 – Digest Version; Tokyo: Ministry of Defense; 2025. Disponibile presso: https://www.mod.go.jp/j/press/wp/wp2025/pdf/DOJ2025_Digest_EN.pdf.

[7] Bronk J.; The Global Combat Air Programme is Writing Cheques that Defence Can’t Cash; Londra: Royal United Services Institute (RUSI); aprile 2023. Disponibile presso: https://www.rusi.org/explore-our-research/publications/commentary/global-combat-air-programme-writing-cheques-defence-cant-cash.

[8] House of Commons Defence Committee; Future Air Combat: Twelfth Report of Session 2022–23; pp. 18–21; Londra: UK Parliament; gennaio 2025. Disponibile presso: https://committees.parliament.uk/publications/46236/documents/231724/default/.

[9] Nonostante l’assenza di dichiarazioni ufficiali esplicite da parte del Dipartimento della Difesa statunitense, è plausibile ritenere che il nuovo NGAD non sia destinato all’esportazione. Ciò è coerente con la natura altamente sensibile del programma, con il precedente dell’F‑22 Raptor (mai reso disponibile per il mercato estero) e con le esigenze di protezione della superiorità tecnologica aerospaziale degli Stati Uniti.

[10] Siebold S., Hübner A.; Paris Demands 80% Workshare in Franco-German Fighter Jet, Says Source.; Parigi: Reuters; luglio 2025. Disponibile presso: https://www.reuters.com/business/aerospace-defense/paris-demands-80-workshare-franco-german-fighter-jet-says-source-2025-07-07/.

[11] Takahashi, Kosuke. Japan, the UK, and Italy Discuss Bringing Saudi Arabia into Their Next-Generation Fighter Jet Project. Tokyo: The Diplomat, gennaio 2025. Disponibile presso: https://thediplomat.com/2025/01/japan-the-uk-and-italy-discuss-bringing-saudi-arabia-into-their-next-generation-fighter-jet-project/.

[12] Sato M., Ono T.; Saudi Arabia to Help Develop ‘Next-Generation’ Stealth Fighter; Tokyo: The Asahi Shimbun; maggio 2025. Disponibile presso: https://www.asahi.com/ajw/articles/15744632.

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *