DOPO LA TEMPESTA: I RAPPORTI RUSSO-IRANIANI DOPO LA GUERRA DEI 12 GIORNI

Putin e Trump
I RAPPORTI RUSSO-IRANIANI

INTRODUZIONE

I rapporti tra Iran e Russia hanno visto un progressivo miglioramento durante questi anni e i due paesi sembrano aver intrapreso un percorso di crescente cooperazione, soprattutto a seguito della guerra in Ucraina e del conseguente progressivo isolamento internazionale della Russia, in particolar modo da parte di quegli Stati già ostili alla Repubblica Islamica. Se in precedenza Mosca e Teheran avevano collaborato in altre occasioni – come durante la guerra civile siriana, dove dal 2013 la Russia si è impegnata militarmente insieme al già presente Iran per sostenere il governo di Bashar al-Assad – lo scorso decennio ha visto un graduale avvicinamento tra i due, sia in termini economici che militari.[1] La maggiore spinta si è avuta in seguito all’invasione dell’Ucraina, che ha portato la Russia, soprattutto nel primo anno di conflitto, a un progressivo isolamento internazionale e ad essere esclusa dai mercati occidentali, nonché sanzionata economicamente e finanziariamente dagli Stati Uniti, dall’Europa e dalle economie ad essi più affini.[2] Uno sposalizio reso eccellente dalle condizioni esterne quello tra Mosca e Teheran, le quali non solo già parti dei BRICS e antagoniste dell’ordine globale a guida statunitense, ma anche geograficamente vicine e mutualmente necessarie. L’Iran ha potuto fungere da mercato di sbocco per le merci che la Russia non poteva più esportare in Occidente (e viceversa), e lo sforzo bellico russo ha potuto essere supportato dalla fornitura di droni di Teheran, il cui utilizzo ha avuto un impatto più che significativo sul campo di battaglia facilitando l’avanzata russa in territorio ucraino.[3]

I RAPPORTI MOSCA-TEHERAN ALLA PROVA DELLA SECONDA AMMINISTRAZIONE TRUMP

Il reinsediamento di Donald J. Trump alla Casa Bianca, però, ha iniziato a mettere in discussione l’allineamento tra Mosca e Teheran, lasciando ampio spazio ai dubbi e alle perplessità sia riguardo alla continuazione della guerra sia riguardo ai rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia. Già durante la prima presidenza Trump, i rapporti Washington-Mosca potevano dirsi altalenanti, sicuramente più positivi di quelli intessuti tra i due paesi durante l’amministrazione Obama e successivamente durante l’amministrazione Biden, ma comunque aspri e conflittuali. Ne sono esempi le sanzioni imposte durante il primo mandato di Trump e la sospensione del trattato INF da parte americana nel 2019.[4] Al contempo, però, le dichiarazioni del Tycoon sulla conduzione della guerra in Ucraina e sul futuro delle relazioni russo-americane hanno fatto sperare al presidente russo un possibile riavvicinamento tra i due paesi, rivelandosi critico del sostegno incondizionato all’Ucraina e dichiarando di essere pronto a negoziare una pace con Putin una volta tornato alla presidenza.[5]

Ad essere più preoccupata a seguito della rielezione di Trump è stata proprio la Repubblica Islamica, memore dell’atteggiamento fortemente antagonistico della sua precedente amministrazione, che culminò con l’assassinio del Generale Soleimani durante l’attacco aereo all’aeroporto di Baghdad e il clima di guerra imminente del gennaio 2020.[6] Questo, insieme alla prospettiva di un allontanamento russo in favore americano e alla perdita di un alleato fondamentale quale era Assad in Siria, ha preoccupato l’Iran di Pezeshkian, che già questo gennaio ha spinto per la formalizzazione di un accordo con Mosca – il Trattato di Partenariato Strategico Globale, poi ratificato ad aprile – in cui i due paesi hanno stipulato i termini per una cooperazione in materia di scambio tecnologico e di cybersecurity, di energia nucleare civile, cooperazione regionale, nonché cooperazione economica.[7] L’atteggiamento altalenante del POTUS in relazione alla guerra russo-ucraina, però, non lascia ben sperare Teheran, preoccupata che Mosca possa sacrificare gli interessi iraniani per ottenere benefici da un riavvicinamento con Washington. Queste apprensioni sono amplificate dalla mancanza di un impegno formale da parte della Russia a difendere l’Iran in caso di conflitto con gli Stati Uniti (né con qualsiasi altro Stato).[8]  Stando alle parole del viceministro degli esteri russo Andrei Rundenko, tale trattato non comporta la stipula di alcuna alleanza o di mutua assistenza militare con l’Iran.[9]

LE AGGRESSIONI ISRAELIANE E IL MUTAMENTO MERIDIONALE

In risposta a queste incertezze, l’Iran ha intensificato gli sforzi diplomatici per consolidare il proprio partenariato con la Russia, cercando di garantire che Mosca rimanga un alleato affidabile. Tuttavia, la possibilità di un riavvicinamento tra Russia e Stati Uniti continua a rappresentare una fonte di preoccupazione per Teheran, che teme di essere marginalizzata in un nuovo equilibrio geopolitico. L’aggressione israeliana del 13 giugno, divenuta la cosiddetta Guerra dei dodici giorni e culminata con il bombardamento americano del 22 giugno ai siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz ed Isfahan (a cui è seguito l’attacco iraniano alle basi americane in Kuwait e terminata con un cessate il fuoco unilateralmente imposto dagli USA) non hanno fatto altro che acuire le preoccupazioni di Teheran riguardo le intenzioni russe e scoprire la delicata e traballante posizione di Mosca in Medio Oriente. Negli ultimi anni Israele e gli Stati Uniti hanno intrapreso un progetto di ridisegnamento della regione a discapito in primis dell’influenza iraniana, ma anche della lunga mano di Mosca. Le operazioni militari israeliane in Palestina e nella striscia di Gaza hanno portato alla devastazione e al progressivo disfacimento di Hamas e dei gruppi di resistenza armata palestinesi. I bombardamenti e l’invasione nel sud del Libano nell’ottobre 2024 ha inflitto un duro colpo ad Hezbollah. O ancora, l’ultimo capito della guerra civile siriana e la deposizione di Bashar al-Assad a dicembre dello stesso anno hanno visto il trionfo dei ribelli jihadisti e l’insediamento di un governo filoisraeliano e filoamericano, nonché distante dalle istanze iraniane.[10] La “conquista” della Siria non è stata fondamentale solo per privare Teheran di un importante alleato, ma anche per esporre la precaria situazione Russa in un area storicamente contesa con gli Stati Uniti e i suoi alleati e di importanza strategica fondamentale. La Siria di Assad non solo fungeva da ponte di collegamento tra gli interessi iraniani e russi, ma anche come una base comune per contenere l’avanzata degli interessi occidentali.[11] In questo grande gioco del XXI secolo, Mosca sta venendo gradualmente sempre più estromessa dal Levante ma, per quanto la contrapposizione con Washington l’abbia portata ad un avvicinamento con Teheran, il Cremlino non può (o non vuole) prendere una posizione netta contro Israele e le sue politiche. Allo stesso modo, però, non può permettersi di abbandonare la Repubblica Islamica in un momento in cui si trova orfana di ulteriori alleati nella zona e in cui la sua influenza nella regione è stata messa a durissima prova.

LA (MANCATA) REAZIONE DI MOSCA

La reazione russa all’aggressione ai danni iraniani si è limitata al piano diplomatico e formale, evitando un qualsiasi coinvolgimento diretto nella questione, ma lasciando pur sempre uno spiraglio di ambiguità. Il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha denunciato l’aggressione israeliana come “un attacco militare ingiustificato ad uno stato sovrano parte delle Nazioni Unite” ed ha richiesto un’immediata risoluzione diplomatica al conflitto.[12] Il Cremlino si è offerto come mediatore tra le parti, offrendo il proprio supporto come garante per un accordo e una pace tra lo Stato ebraico e la Repubblica Islamica e telefonando direttamente a Pezeshkian, a Netanyahu e a Trump. L’offerta di Putin, però, non è stata presa in considerazione né da Teheran, né da Tel Aviv, e tantomeno da Washington.[13] Allo stesso tempo, però, Dimitri Medved, ex Presidente della Federazione Russa e oggi vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa, ha dichiarato che diversi paesi sarebbero pronti a fornire l’Iran di testate nucleari, lasciando intendere che la Russia potrebbe essere uno di questi.[14] La duplicità russa nei rapporti Iran-Israele è apprezzabile anche nelle dichiarazioni di Putin stesso, il quale in concomitanza della guerra dei dodici giorni ha definito Israele come un “paese quasi-russofono” (in riferimento al grande numero di cittadini israeliani di origine russa o con cittadinanza russa).[15] Russia ed Israele, per quanto inseribili in due schieramenti globali contrapposti, continuano ad intrattenere buoni rapporti, tanto che Tel Aviv non ha aderito alle sanzioni imposte alla Russia dagli USA e dai loro alleati in relazione all’invasione dell’Ucraina, né ha preso alcun tipo di provvedimento diplomatico.[16] Contemporaneamente, però, Mosca ha più volte chiamato in causa Israele in sede ONU riguardo i crimini commessi a Gaza e si rifiuta attivamente di inserire Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche.[17]

CONCLUSIONI

La Guerra dei dodici giorni è stato un picco di conflitto aperto in una storia pluridecennale di guerre aperte, contrasti, e proxy-wars, ma ha offerto una chiave di lettura fondamentale per capire i rapporti tra Iran e Russia e comprendere la posizione del Cremlino nel Medio Oriente ancora una volta in cambiamento e martoriato dalla guerra. Mosca ha giocato un ruolo più che marginale in questo breve ma significativo conflitto aperto in Medio Oriente tra due dei principali attori della regione, non offrendo né effettive soluzioni diplomatiche, né un appoggio concreto a quello che parrebbe essere il suo principale alleato rimasto nell’area, ma provando con scarsa efficacia a mantenere un equilibrio tra le parti senza scontentare Teheran ma anche senza irritare Tel Aviv.

Dal canto suo, la Repubblica Islamica necessita ancora più che negli anni passati un alleato forte e concreto, che però fatica a trovare nella Russia di Putin che si pone più come un vicino accogliente ma opportunista, non pronto a sbilanciarsi e a compromettere la sua già delicata situazione sullo scacchiere internazionale. L’Iran, nonostante i recenti progressi nelle relazioni con la Russia, rimane vulnerabile a cambiamenti nelle dinamiche internazionali, in particolare a un possibile riavvicinamento tra Mosca e Washington, che potrebbe minare la posizione strategica di Teheran. Il riavvicinamento tra Iran e Russia appare oggi come una risposta opportunistica a pressioni esterne, o al più come una volontà limitata da una carenza di risorse politiche e strategiche già impegnate su altri fronti (vedasi, in primis, il conflitto in Ucraina), più che il frutto di un progetto politico coerente e duraturo. Se l’intesa attuale sembrava solida fino allo scatto dell’Operazione Rising Lion, le ultime evoluzioni ne hanno sottolineato la fragilità dei fondamenti di fronte alla nuova avanzata israelo-americana in Medio Oriente.


[1] Borshchevskaya, Anna. “Treacherous Triangle of Syria, Iran, and Russia.” Middle East Quarterly, Middle East Forum, Vol.30, n.2, Fall 2018, www.meforum.org/middle-east-quarterly/treacherous-triangle-of-syria-iran-and-russia.

[2] Vuksic, Spencer. “Russia Is Now the World’s Most Sanctioned Country.” Castellum Insights, Mar. 7, 2025, https://www.castellum.ai/insights/russia-is-now-the-worlds-most-sanctioned-country.

[3] Smagin, Nikita. “New Russia-Iran Treaty Reveals the Limits of Their Partnership” Carnegie Politika, Jan. 21, 2025, https://carnegieendowment.org/russia-eurasia/politika/2025/01/russia-iran-strategic-agreement?lang=en.

[4] Lopez, C. Todd. “U.S. Withdraws from Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty.” U.S. Department of Defense, Aug. 2, 2019, https://www.defense.gov/News/News-Stories/article/article/1924779/us-withdraws-from-intermediate-range-nuclear-forces-treaty/.

[5] Slattery, Gram, and Landay, Jonathan. “Trump’s Plan for Ukraine Comes into Focus: NATO off the table and concessions o territory.” Reuters, Dec. 4, 2024, https://www.reuters.com/world/trumps-plan-ukraine-comes-into-focus-territorial-concessions-nato-off-table-2024-12-04/.

[6] Baker, Peter, et al. “Seven Days in January: How Trump Pushed U.S. and Iran to the Brink of War.” The New York Times, Jan. 11, 2020, https://www.nytimes.com/2020/01/11/us/politics/iran-trump.html.

[7] Barolini, Andrea. “La Risposta di Iran e Russia al Ritorno di Trump: Pronto un partenariato strategico.” Euronews, 13 gennaio 2025, https://it.euronews.com/2025/01/13/la-risposta-di-iran-e-russia-al-ritorno-di-trump-pronto-un-partenariato-strategico.

[8] Avdaliani, Emil. “Iran Fears US-Russia Reconciliation Could Come at Its Expense.” Stimson, Feb. 28, 2025, https://www.stimson.org/2025/iran-fears-us-russia-reconciliation-could-come-at-its-expense/.

[9] Garvey, Ned. “A Strategic Partnership, Not a Military Alliance: Russia’s Role in the Israel–Iran Conflict.” The Moscow Times, Jun. 16, 2025. https://www.themoscowtimes.com/2025/06/16/a-strategic-partnership-not-a-military-alliance-russias-role-in-the-israel-iran-conflict-a89452.

[10] Sukhov, Oleg. “Russia‑Iran alliance wavers as Tehran suffers major blows.” Kyiv Independent, Jun. 30, 2025. https://kyivindependent.com/russian-iranian-relations-at-risk-as-tehran-and-its-proxies-face-setbacks-06-2025/.

[11] Desyatnikov, Igor. “Two Wars, One Axis: How the Israel–Iran Conflict Echoes in Ukraine.” Geopolitical Monitor, Jul. 1, 2025. https://www.geopoliticalmonitor.com/two-wars-one-axis-how-the-israel-iran-conflict-echoes-in-ukraine/.

[12] Vorobyov, Niko. “How will Russia respond to the Israel‑Iran conflict?” Al Jazeera, Jun. 17, 2025. https://www.aljazeera.com/news/2025/6/17/how-will-russia-respond-to-the-israel-iran-conflict

[13] Paul Sonne. “Despite Close Ties to Iran, Russia Stands Aside as Israel Attacks.” The New York Times, Jun 17, 2025. https://www.nytimes.com/2025/06/17/world/middleeast/iran-russia-relationship-analysis.html.

[14] Sukhov. “Russia‑Iran alliance wavers.”

[15] Roll, Jonathan. “Where Are China and Russia in the Israel‑Iran Conflict?” The Loop, Jul. 2025. https://theloop.ecpr.eu/where-are-china-and-russia-in-the-israel-iran-conflict/.

[16] Zakharov, Aleksei, and Rajoli Siddharth Jayaprakash. “Half-Hearted Alliance: Re-Examining the Drivers of Russia–Iran Relations.” Observer Research Foundation, Jun. 30, 2025. https://www.orfonline.org/expert-speak/half-hearted-alliance-re-examining-the-drivers-of-the-russia-iran-relations.

[17] Garvey. “Strategic Partnership.”

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *