Introduzione
Situato nel centro della steppa euroasiatica, il Kazakistan è un paese ad oggi in crescita sia come economia che come realtà geopolitica sempre più rilevante nella regione. Asserragliato tra la Russia, la Cina e gli alti “Stan” dell’Asia Centrale e senza uno sbocco sul mare – fatta eccezione per lo sbocco sul Mar Caspio – il Kazakistan sgomita fin dallo scioglimento dell’Unione Sovietica per ritagliarsi la propria posizione e mantenere la propria sovranità. A lungo, la strategia internazionale kazaka è stata definita come strategia multivettoriale, ovvero una dottrina di politica estera che prevederelazioni equilibrate e non allineate con molteplici grandi potenze o blocchi geopolitici, evitando legami esclusivi con uno solo, privilegiando un approccio realistico e pragmatico volto a massimizzare flessibilità, sovranità e vantaggi nazionali.[1] In questo, il Kazakistan incarna perfettamente il dilemma degli Stati dell’Asia centrale, ovvero il barcamenarsi tra il mantenimento della propria sovranità statale ed autonomia economica mentre si è circondati da potenze economiche e militari di rilevanza assai più ampia. La strategia multivettoriale di Astana naviga tra i legami storici ed economici con la Russia – partner di estrema rilevanza strategica e commerciale – i sempre più massicci investimenti finanziari ed infrastrutturali cinesi e il crescente interesse europeo e statunitense per il paese e le sue risorse. Questo approccio era essenzialmente reattivo e preposto al bilanciamento, utile per consolidare la propria sovranità in un contesto geopolitico dominato da attori più forti. Tuttavia, con la crescente complessità internazionale e, soprattutto, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, Astana ha progressivamente evoluto la propria postura verso quella che può essere definita una strategia di multipolarità assertiva. Questa nuova fase si caratterizza non più solo per l’equilibrio tra potenze, ma per un cambio di rotta dalla reattiva a proattiva selezionare partner, guidare relazioni strategiche e influenzare l’agenda regionale.[2] Il Kazakistan ha infatti iniziato a diversificare intenzionalmente i suoi legami commerciali, energetici e infrastrutturali, stringendo accordi significativi con l’Unione Europea, l’India, l’Iran e i Paesi africani, e proponendosi come snodo stabile e attore proattivo in Asia Centrale, con l’ambizione di giocare un ruolo più autonomo e influente nello scenario regionale e globale.
Il ricco sottosuolo kazako
Economicamente parlando, il Kazakistan è un paese in crescita e si sta guadagnando una sempre maggiore rilevanza a livello internazionale, soprattutto riguardo alle sue risorse naturali e alla sua posizione geograficamente interessante negli scambi tra Asia ed Europa. Il Kazakistan è il secondo produttore nel continente eurasiatico di petrolio greggio e di carbone e quinto per il gas naturale, esportandone rispettivamente il 77%, 27% e 19.5%.[3] Proprio il greggio ha costituito nel 2024 più di metà dei ricavi nelle esportazioni totali kazake, portando nelle casse di Astana quasi 43 miliardi di dollari.[4] Non solo i combustibili fossili, ma anche l’uranio e le terre rare sono prodotti grazie ai quali la posizione da esportatore del Kazakistan è sempre più rilevante. La produzione e la vendita di uranio, il cui arricchimento è fondamentale sia per la produzione energetica – sia a fine civile che a fine militare – ha portato nell’anno precedente un introito di più di 4 miliardi di dollari.[5] Inoltre, la produzione globale di uranio è concentrata per più di un terzo (circa il 38%) nel territorio kazako, rendendo il paese il principale produttore globale del combustibile nucleare.[6] Non da meno è la rilevanza delle terre rare, sempre più richieste dalle potenze globali e sempre più rilevanti nel contesto kazako. Ad aprile è stato infatti annunciato il ritrovamento del giacimento di Zhana Kazakhstan che, secondo le stime, conterrebbe circa 20 milioni di tonnellate di terre rare. Secondo le analisi preliminari, anche un recupero parziale – stimato attorno al 10% – sarebbe sufficiente a generare circa 200.000 tonnellate di ossidi di terre rare, quantità equivalente al fabbisogno decennale degli Stati Uniti per la produzione di magneti al neodimio, fondamentali per applicazioni energetiche e militari. Ciò porterebbe il Kazakistan al terzo posto nel mondo per ammontare di terre rare, subito dopo Cina e Brasile, ampliandone a dismisura il ruolo strategico nella fornitura di materie prime critiche ai paesi terzi.[7]
La difficile arte dell’equilibrio con Mosca
In questo quadro di crescente rilevanza economica e possesso di risorse strategiche, il posizionamento geopolitico del Kazakistan diventa ancora più centrale, soprattutto nel rapporto con i suoi partner storici. La Federazione Russa è sicuramente il partner più importante e rilevante per il Kazakistan dalla dichiarazione di indipendenza dall’URSS rispettivamente del 25 dicembre 1991 e del 2 marzo 1992, sia in termini politici che in termini economici. Russia e Kazakistan sono entrambi membri della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) ed entrambi aderiscono all’alleanza militare ad essa associata, ovvero l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Nonostante la vicinanza storica e politica e la narrazione ufficiale che vuole Russia e Kazakistan come paesi fratelli e allineati, legati strettamente grazie alla cooperazione strategica e commerciale, possiamo affermare che la realtà dei fatti si stia sempre più discostando da ciò, soprattutto negli ultimi anni.[8] Sebbene il Kazakistan, insieme ad altri Stati centro-asiatici ed orientali, sia stato fondamentale per permettere alla Russia di aggirare le sanzioni economiche impostegli dagli Sati Uniti e dall’Unione Europea, diversi attriti si sono verificati tra Mosca e Astana, soprattutto in seguito all’invasione dell’Ucraina e alla continuazione delle operazioni belliche. L’Ucraina, infatti, rappresentava un importante partner commerciale per il Kazakistan, e lo scoppio delle ostilità ha portato ad un grave impatto negativo sull’economia kazaka ledendo sia le esportazioni che il settore manufatturiero. Mantenendo una posizione di equilibrio ed evitando di sbilanciarsi a favore di Mosca, però, Astana è riuscita a trarre anche ampi benefici dalla situazione di ostilità. In parte proprio grazie al tentativo russo di aggirare le sanzioni – che per necessità geografiche doveva necessariamente rivolgersi anche al Kazakistan – ed in parte grazie alla multipolarità assertiva già intrapresa dal paese, che ha portato diverse aziende estere precedentemente con sede in Russia e in Bielorussia a ricollocarsi in Kazakistan, favorendo, quindi, sia la crescita industriale che il flusso delle esportazioni del paese.[9] Nonostante ciò, Inoltre, l’economia kazaka – in particolare l’export – è saldamente legata a Mosca, ed in parte ne è ancora dipendente. Basti pensare che – ai dati del 2022 – l’80% delle esportazioni petrolifere kazake passa attraverso il Caspian Pipeline Consortium (CPC), che termina nel porto di Novorossijsk, sul Mar Nero e il cui afflusso petrolifero proviene per quasi il 90% dalle fonti kazake per poi approdare principalmente nei paesi occidentali.[10] Questo corridoio, gestito in partnership tra le autorità statali locali e Chevron – una delle maggiori compagnie statunitensi e globali nella produzione e distribuzione di combustibili fossili – è diventato sempre più vulnerabile e bersaglio ambito per danneggiare l’economia russa nel contesto della guerra russo-ucraina. Infatti, l’attacco con droni ucraini al terminale russo nel febbraio 2025 ha bloccato temporaneamente le esportazioni kazake, causando perdite stimate in 300 milioni di dollari. Ciò, insieme al timore di subire il destino che sta subendo la Bielorussia, spiegherebbe l’acuirsi della strategia di diversificazione commerciale e politica che Astana sta perseguendo negli ultimi anni. Difatti, la Bielorussia – anch’essa, come il Kazakistan, parte della CSTO e politicamente, storicamente, ed economicamente legata alla Russia – nel giro di pochi anni ha progressivamente perso quelle istanze di autonomia dalla Federazione Russa fino a diventare sempre più de facto uno stato satellite la cui sovranità è piegata alle volontà e alle necessità di Mosca.[11] Ad aver giocato un ruolo nella spinta al processo di distacco kazako è stato anche l’intervento della CSTO nel paese nel gennaio del 2022, quando le forze dell’Organizzazione sono state chiamate in soccorso di Astana per sedare le rivolte interne scoppiate in seguito all’aumento del prezzo del gas, poi sfociate in una richiesta di dimissioni del governo vigente. Questo fu il primo intervento militare da parte delle forze della CSTO dalla sua fondazione e – riuscendo a stabilizzare il paese e sedare la rivolta senza colpo ferire – rafforzò la percezione di Astana come un paese sottoposto alla sfera di influenza russa, oltre a fare dimostrazione dell’efficacia e della rapidità di mobilitazione delle truppe dell’Organizzazione.[12] Lo scoppio delle ostilità tra Mosca e Kiev si è rivelato una sliding door per il presidente Toqaev. Di fatti, appena un mese dopo l’intervento della CSTO, Astana si è trovata di fronte a due binari paralleli, ovvero adagiarsi nella sfera d’influenza russa o cercare di ristabilire la propria presenza e ritagliarsi i propri spazi di autonomia sfruttando la situazione e costruendosi un suo posizionamento internazionale più autonomo. Nel 2022 Toqaev ha, infatti, dichiarato ufficialmente di non riconoscere come Stati indipendenti le entità quasi-statali, tra cui le repubbliche separatiste di Donetsk e di Luhansk, ma inserendo nella lista anche l’Ossezia del Sud, l’Abcasia, così come il Kosovo e Taiwan.[13] Nello stesso anno, inoltre, Astana ho donato più di 23 milioni di dollari in aiuti umanitari diretti, tra gli altri paesi, all’Ucraina stessa.[14] Nel 2023 ha altresì votato a favore della risoluzione ONU 77/284 che definiva ufficialmente come “aggressione” le azioni condotte dalla Federazione Russa verso la Georgia e l’Ucraina – risoluzione alla quale, ad esempio, la Bielorussia votò contro.[15]
La cooperazione nucleare e l’influenza cinese
Così, se da una pare il Kazakistan si trova a supportare lo sforzo bellico russo grazie principalmente alla questione commerciale e di aggiramento delle sanzioni, d’altro canto si è posto come critico verso le ambizioni di Mosca e ha stretto sempre più legami non solo con la Cina, ma anche con Stati Uniti, con Bruxelles, con i singoli paesi UE, ma anche con Stati terzi in Asia e in Africa. Ad oggi, i principali partner commerciali del Kazakistan sono, in ordine, Cina, Russia e Italia.[16] In particolare la Cina è fortemente interessata nello sviluppo infrastrutturale e negli investimenti in termini di trasporti e commercio nel territorio kazako, essendo il paese centro-asiatico fondamentale nel flusso dei commerci tra l’Asia orientale e l’Europa. Attualmente, oltre l’80% del traffico ferroviario di merci tra Cina ed Europa passa per il Kazakistan e l’aumento della domanda globale di prodotti cinesi non fa altro che aumentare gli investimenti e le opportunità in questi settori.[17] Non meno strategico è il comparto nucleare: attraverso la joint venture Kazatomprom-Rosatom, Mosca e Astana controllano circa il 40% della produzione globale di uranio, con il Kazakistan che fornisce materia prima alla Russia e questa a sua volta la trasforma per il mercato europeo.[18] L’interesse di Pechino sta nell’inserirsi in questo settore per aumentare la sua influenza economica sul Kazakistan e sfruttare al meglio la grande quantità di uranio prodotta dal paese. Il 7 ottobre 2024 il referendum sull’apertura di nuove centrali nucleari post-sovietiche ha avuto esito positivo, e da quel momento i partner kazaki si sono affrettati per accaparrarsi contratti favorevoli ed entrare a pieno titolo nello sviluppo delle infrastrutture nucleari civili kazake. Sebbene non vengano mai abbandonati i legami con Mosca – a dimostrazione vi è l’accordo sulla creazione di joint venture tra la società statale nucleare Kazatomprom e la società russa Uranium One –[19] Astana sta stringendo sempre più legami con Pechino attraverso le due agenzie governative sul nucleare, la Kazakh Atomic Energy Agency (KAEA) e la China National Nuclear Corporation (CNNC). Oltre alla costruzione della centrale, la delegazione cinese punta a gestire l’intero ciclo del combustibile nucleare e a sviluppare le infrastrutture scientifiche e tecniche attorno all’impianto. L’accordo tra le due agenzie è stimato portare un costo di circa 5.5 miliardi di dollari, molto inferiore alle proposte arrivate da Mosca, Soul e Parigi, per quanto stando alle dichiarazioni kazake, il paese favorirebbe un consorzio internazionale per lo sviluppo e la gestione della nuova centrale.[20] Anche qui, è evidente la volontà di Astana di non sbilanciarsi troppo verso un soggetto in particolare e continuare ad intessere rapporti diversificati con più partner possibili.
Lo sguardo a Occidente
Dal canto suo, per quanto ancora rilevante nel settore economico in Asia Centrale, la presenza di Washington ha iniziato a diminuire negli anni passati, lasciando sempre più spazio di azione sia per la Cina che per l’Europa. Il Kazakistan è tra il paese della regione che ha subito l’innalzamento maggiore dei dazi imposti da Donald Trump, arrivando a tariffe del 27% in confronto al 10% degli altri “Stan”. A fronte di un’analisi più approfondita, l’impatto dei dazi è più politico che economico per il Kazakistan: gli scambi commerciali con gli USA si limitano al settore energetico e alle terre rare, ed entrambi questi settori sono stati esonerati dalle tariffe statunitensi.[21] Infatti, gli Stati Uniti hanno continua necessità di rifornirsi di terre rare, ma continuare a dipendere da Pechino – che al momento produce il 60% delle terre rare globali – non è una strategia sostenibile nel lungo periodo per l’approvvigionamento statunitense di queste risore.[22] Il Kazakistan si inserisce in questa logica come possibile partner commerciale per il rifornimento di queste materie critiche, in modo che Washington non si affidi unicamente alla propria produzione interna, ma anche ad una supply chain internazionaleaffidabile.
Ad ogni modo, l’interesse del Kazakistan sta nell’espandere la propria rete commerciale e i propri rapporti economici con più partner possibili, non solo con i paesi più prossimi, ma anche con i destinatari più lontani del proprio export. Nell’ultimo anno gli accordi commerciali e gli investimenti con i paesi europei e con l’Unione Europea si sono moltiplicati a dismisura. Nel 2024 l’UE ha finanziato direttamente l’ampliamento del Middle Corridor¸ ossia una rete infrastrutturale ferroviaria e portuale che permette l’afflusso di merci dalla Cina all’Europa passando nel territorio kazako.[23] L’UE nel suo complesso, infatti, rappresenta il 30% del commercio estero di Astana, in un trend di costante crescita che, nel 2024, ha visto il valore degli scambi commerciali salire del 23% per un totale di più di 41 miliardi di dollari.[24] Così come gli Stati Uniti, anche i paesi europei e l’UE ha necessità sempre più crescente di terre rare, ma anche di uranio e di combustibili fossili. In questo, il Kazakistan si rivela fondamentale e sono ampi gli investimenti e gli accordi che negli ultimi tempi sono stati sviluppati in merito. Ma non è solo nel settore energetico che Astana ha intenzione di collaborare con i partner europei. Infatti, negli ultimi anni, il settore manufatturiero e delle piccole e medie imprese del paese ha avuto una spinta importante, non solo per attrarre più fondi dall’UE, ma anche per incrementare la produzione industriale del paese, rendere più affidabile e centrale il settore manufatturiero, e diversificare, almeno in parte, la propria economia.[25] [FG1] . Non è solo l’UE in quanto organizzazione sovrastatale ad intessere legami commerciali con il paese, ma anche i singoli Stati membri, partendo dall’Italia quale principale partner europeo, con un volume pari a 20 miliardi di dollari, fino alla Germania con un volume di quasi 9 miliardi e con circa 400 aziende che operano nel paese, o ancora la Francia con 5.5 miliardi.[26]
L’interesse kazako non si è posto freni nemmeno di fronte ai paesi più tradizionalmente ostili alla Russia, a dimostrazione della volontà di affermazione e autonomia sul panorama internazionale. L’incontro del 29 aprile tra i ministri degli esteri kazako e polacco ha rafforzato sia il dialogo politico che quello economico tra Kazakistan e Polonia, confermando l’importanza di Varsavia come partner chiave per Astana nell’UE ed ha dimostrato la volontà di entrambi i paesi di intensificare la cooperazione bilaterale e multilaterale su temi regionali e internazionali.[27] Non è solo l’economia, d’altronde, che muove il Kazakistan. Il dialogo del 10 giugno ad Astana tra il vice primo ministro e ministro degli Esteri kazako, e il presidente in carica dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) e ministro degli Esteri finlandese, Elina Valtonen, ha rappresentato un passo significativo nella strategia politica internazionale del Kazakistan. Durante questo dialogo, i due paesi hanno riaffermato il loro impegno a rafforzare la cooperazione internazionale, con particolare attenzione al ruolo chiave dell’OSCE come piattaforma per affrontare sfide regionali e globali, sia in materia economica, che ambientale e di cooperazione internazionale.[28] Inoltre, il colloquio ha dimostrato la capacità del Kazakistan di mantenere un ruolo equilibrato e costruttivo nelle relazioni internazionali, sfruttando la presidenza finlandese dell’OSCE come occasione simbolica per rafforzare il dialogo e la collaborazione multilaterale.
Oltre l’Eurasia
Nel quadro della sua politica di politica estera di multipolarità assertiva, il Kazakistan ha elaborato una strategia mirata a rafforzare le relazioni economiche e diplomatiche con i paesi africani, stabilendo sei missioni diplomatiche nel continente ed incrementando il flusso commerciale per circa 1 miliardo di dollari.[29] Altri due attori fondamentali nella strategia kazaka sono l’India e l’Iran. In particolare, verso Delhi, Astana punta a triplicare il flusso commerciale nei prossimi anni, arrivando a 3 miliardi di dollari.[30] Anche qui, l’obbiettivo kazako è espandere la cooperazione economica includendo non solo scambi commerciali tradizionali, ma anche settori come le infrastrutture e la digitalizzazione, con l’obiettivo di costruire una rete commerciale solida che favorisca lo sviluppo economico e accresca l’influenza geopolitica del paese. Per quanto riguarda la cooperazione con l’Iran, in un incontro svoltosi a Teheran a inizio giugno, entrambi i Paesi si sono detti intenzionati e pronti a condividere l’obiettivo di promuovere pace, stabilità e sviluppo economico nella regione, nonché a collaborare in settori fondamentali come commercio, energia e sicurezza.[31] Così come nei casi precedenti, anche con Teheran l’obiettivo di Astana si rivela essere il rafforzamento del proprio posizionamento internazionale attraverso legami economici e diversificazione dei partenariati, con il fine di garantirsi una crescita stabile e una voce autonoma e nel contesto internazionale attuale, dimostrando di essere un partner non solo affidabile, ma anche necessario.
Conclusioni
Il Kazakistan si trova oggi in una fase cruciale della propria evoluzione geopolitica ed economica. Partendo da una strategia di multivettorialità reattiva, che ha permesso al paese di sopravvivere e crescere nel difficile equilibrio tra le grandi potenze regionali e globali, Astana ha progressivamente abbracciato un approccio di multipolarità assertiva. Questa nuova fase è caratterizzata da una proattiva ricerca di partner economici e strategici, una diversificazione degli sbocchi commerciali e una presenza internazionale sempre più marcata e autonoma.
La ricchezza delle risorse naturali, in particolare combustibili fossili, uranio e terre rare, ha rafforzato il peso del Kazakistan sui mercati globali, rendendolo un attore indispensabile nelle catene di approvvigionamento critico per molte economie avanzate. Tuttavia, questa abbondanza comporta anche un delicato gioco di equilibri con potenze come la Russia, la Cina, l’Unione Europea e gli Stati Uniti. Mentre i legami storici e infrastrutturali con Mosca restano forti, Astana ha saputo sfruttare il contesto internazionale per consolidare la propria autonomia, ampliare la rete diplomatica e attrarre investimenti diversificati, evitando l’eccessiva dipendenza da un solo attore.
In definitiva, il Kazakistan si propone oggi non più come semplice “terra di mezzo” tra imperi, ma come snodo centrale nelle dinamiche regionali ed eurasiatiche, capace di incidere sugli equilibri globali grazie alla propria posizione strategica, alla gestione intelligente delle proprie risorse e a una diplomazia pragmatica e multilaterale. Le sfide non mancano – dal rischio di pressioni esterne alla necessità di rafforzare le proprie istituzioni interne – ma il percorso intrapreso sembra segnare una chiara traiettoria verso una sovranità più solida e un protagonismo sempre più riconosciuto nello scacchiere internazionale.
[1] “Kazakhstan’s Multi-Vectorism and Sino-Russian Relations..” The Free Library. 2018 SETA Foundation for Political, Economic, and Social Research https://www.thefreelibrary.com/Kazakhstan%27s+Multi-Vectorism+and+Sino-Russian+Relations.-a0566400571
[2] Agybay, Zhangeldi, and Zhengisbek Tolen. “How Has Kazakhstan’s Foreign Policy Evolved Under Tokayev?” The Diplomat, 21 Apr. 2025, https://thediplomat.com/2025/04/how-has-kazakhstans-foreign-policy-evolved-under-tokayev/
[3] International Energy Agency. Kazakhstan — Countries & Regions. IEA, Paris, 2025. IEA – International Energy Agency, https://www.iea.org/countries/kazakhstan.
[4] Sakenova, Saniya. “China, Russia, Italy Remain Kazakhstan’s Top Foreign Trade Partners in 2024.” The Astana Times, 9 May 2025, https://astanatimes.com/2025/05/china-russia-italy-remain-kazakhstans-top-foreign-trade-partners-in-2024/.
[5] Ibid.
[6] Zhiyenbayev, Miras. “How Kazakhstan Can Anchor a Resilient Rare‑Earth Supply Chain for the West.” New Atlanticist, Atlantic Council, 3 June 2025, www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/how-kazakhstan-can-anchor-a-resilient-rare‑earth-supply-chain-for-the-west/.
[7] Zadeh, John. “Kazakhstan’s Massive Rare Earth Deposit Reshapes Global Supply.” Discovery Alert, 4 Apr. 2025, https://discoveryalert.com.au/news/kazakhstan-rare-earth-metals-discovery-2025-global-impact/.
[8] Aktas, Alperen. “‘We Are Truly Bound by Brotherhood’: Russia, Kazakhstan Praise Booming Ties.” Anadolu Agency, 21 Apr. 2025, www.aa.com.tr/en/world/-we-are-truly-bound-by-brotherhood-russia-kazakhstan-praise-booming-ties/3544632.
[9] Mami, Elvira, e Amantay Kenzheali. “What Is the Economic Impact of the War in Ukraine on Kazakhstan?” ODI, 19 Dic. 2022, https://odi.org/en/insights/what-is-the-economic-impact-of-the-war-in-ukraine-on-kazakhstan/
[10] International Consortium of Investigative Journalists. “Putin’s Pipeline: How the Kremlin Outmaneuvered Western Oil Companies to Wrest Control of Vast Flows of Kazakhstan’s Crude.” Caspian Cabals, ICIJ, 22 Nov. 2024, www.icij.org/investigations/caspian-cabals/kazakhstan-caspian-oil-pipeline-russia-chevron/.
[11] Sullivan, Charles J. “Between a Hawk and a Buzzard: Kazakhstan’s Choices on Russia.” Europe’s Edge, Center for European Policy Analysis (CEPA), 1 Apr. 2025, https://cepa.org/article/between-a-hawk-and-a-buzzard-kazakhstans-choices-on-russia/.
[12] Libman, Alexander, e Igor Davidzon. “How to Intervene Symbolically: The CSTO in Kazakhstan.” Chatham House, 27 giugno 2023, www.chathamhouse.org/2023/06/how-intervene-symbolically-csto-kazakhstan.
[13] Satubaldina, Assel. “President Tokayev Answers Tough Questions at Economic Forum in Russia.” The Astana Times, 18 June 2022, https://astanatimes.com/2022/06/president-tokayev-answers-tough-questions-at-economic-forum-in-russia/
[14] Omirgazy, Dana. “Kazakhstan Donates $99.5 Million in Three Years to Address Humanitarian Needs Worldwide.” The Astana Times, 13 Oct. 2023, http://astanatimes.com/2023/10/kazakhstan-donates-99-5-million-in-three-years-to-address-humanitarian-needs-worldwide/.
[15] United Nations General Assembly. Cooperation between the United Nations and the Council of Europe: Resolution A/RES/77/284. A/77/251, adopted 26 Apr. 2023, Digital Library of the United Nations, record no. 4009707, https://digitallibrary.un.org/record/4009707?ln=en.
[16] Sakenova, Saniya. “China, Russia, Italy Remain Kazakhstan’s Top Foreign Trade Partners in 2024.” The Astana Times, 9 May 2025, https://astanatimes.com/2025/05/china-russia-italy-remain-kazakhstans-top-foreign-trade-partners-in-2024/.
[17] “Kazakh Khorgos Still a Vital Trade Link Between China and Europe.” The Times of Central Asia, 15 Apr. 2024, https://timesca.com/kazakhstan-the-key-link-connecting-china-and-europe/.
[18] “China Angling to Elbow Russia out of Kazakh Nuclear Power Station Contract.” Eurasianet, 28 May 2024, https://eurasianet.org/china-angling-to-elbow-russia-out-of-kazakh-nuclear-power-station-contract.
[19] Fant, Simone. “Uranio: l’asse Kazakistan‑Russia tiene in scacco l’Europa.” Renewable Matter, n. 54, 15 gen. 2025, www.renewablematter.eu/uranio-asse-kazakistan-russia-tiene-in-scacco-europa.
[20] Eurasianet. “China Angling to Elbow Russia out of Kazakh Nuclear Power Station Contract.” Eurasianet, 28 maggio 2024, https://eurasianet.org/china-angling-to-elbow-russia-out-of-kazakh-nuclear-power-station-contract.
[21] Putz, Catherine. “Kazakhstan Makes Trump ‘Reciprocal’ Tariff List.” The Diplomat, 8 aprile 2025, https://thediplomat.com/2025/04/kazakhstan-makes-trump-reciprocal-tariff-list/.
[22] Cohen, Ariel, Wesley Hill, e Alejandro Sanchez. “How Kazakhstan Can Anchor a Resilient Rare Earth Supply Chain for the West.” The Atlantic Council, 3 aprile 2025, https://www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/how-kazakhstan-can-anchor-a-resilient-rare-earth-supply-chain-for-the-west/.
[23] Ibid.
[24] Rossi, Michael. “Central Asia Should Be the West’s Strategic Focus.” The Interpreter, Lowy Institute, 13 dic. 2023, https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/central-asia-should-be-west-s-strategic-focus.
[25] Euronews. “Il Kazakistan Rafforza il Settore delle PMI per Attirare gli Investimenti dell’UE.” Euronews, 20 Mag. 2025, https://it.euronews.com/business/2025/05/20/il-kazakistan-rafforza-il-settore-delle-pmi-per-attirare-gli-investimenti-dellue.
[26] Euractiv. “Kazakhstan Fostering Stronger Trade Ties with Individual Member States as Well as at EU Level.” Euractiv, 19 giugno 2025, https://www.euractiv.com/section/global-europe/news/kazakhstan-fostering-stronger-trade-ties-with-individual-member-states-as-well-as-at-eu-level/.
[27] Seilkhanov, Adlet. “Kazakhstan, Poland Hold Political Consultations in Astana.” Kazinform, 29 aprile 2025, https://qazinform.com/news/kazakhstan-poland-hold-political-consultations-in-astana-64fe75.
[28] Seilkhanov, Adlet. “Kazakhstan, Finland Confirm Commitment to Constructive Engagement and Strengthening Cooperation within OSCE.” Kazinform, 10 giugno 2025, https://qazinform.com/news/kazakhstan-finland-confirm-commitment-to-constructive-engagement-and-strengthening-cooperation-within-osce-4cfa21.
[29] Satubaldina, Assel. “Kazakhstan Eyes Stronger Ties with African Nations, Develops Dedicated Strategy.” The Astana Times, 3 giugno 2025, https://astanatimes.com/2025/06/kazakhstan-eyes-stronger-ties-with-african-nations-develops-dedicated-strategy/.
[30] “Kazakhstan aims at tripling trade with India: Foreign Minister Nurtleu.” Fibre2Fashion, 9 giugno 2025, https://www.fibre2fashion.com/news/textile-news/kazakhstan-aims-at-tripling-trade-with-india-foreign-minister-nurtleu-303180-newsdetails.htm.
[31] “Shared Will for Peace and Prosperity Guides Iran, Kazakhstan.” Tehran Times, 7 June 2025, www.tehrantimes.com/news/514000/Shared-will-for-peace-and-prosperity-guides-Iran-Kazakhstan.

Da sempre appassionato di storia, politica estera e geografia, Antonio si laurea in Relazioni Internazionali presso l’Università di Roma Tre, con una laurea triennale in lingue, culture e mercati dell’Asia orientale all’Università di Bologna, dove apprende anche il cinese e il persiano. Le principali aree di interesse sono L’Eurasia, L’Asia Orientale e il Medio Oriente, con particolare attenzione alla contemporaneità, alle questioni nucleari e ai rapporti con gli USA e con le potenze regionali