CITTA’ PIU’ CALDE, DIVISIONI PIU’ PROFONDE: DISUGUAGLIANZE CLIMATICHE NELL’EUROPA URBANA

Il cambiamento climatico ha cessato da tempo di essere una minaccia remota o confinata a regioni marginali del pianeta. Oggi colpisce il cuore dell’Europa, trasformando le città in veri e propri “laboratori climatici” dove si intrecciano dinamiche ambientali, economiche e geopolitiche. Le ondate di calore, divenute sempre più frequenti e intense, mettono a dura prova infrastrutture, sistemi sanitari e la tenuta sociale. Il 75% degli europei vive in aree urbane[1]: ciò rende evidente come il destino climatico dell’Europa si giochi, in larga misura, dentro le metropoli. Queste ultime, tuttavia, non vivono il riscaldamento globale in modo uniforme. I dati mostrano una crescente polarizzazione termica all’interno delle stesse città, con profonde differenze tra zone centrali, periferie benestanti e quartieri ad alta vulnerabilità sociale.

Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, le città meridionali come possono essere Roma, Atene o Siviglia sono particolarmente esposte all’intensificarsi del caldo[2]. Ma è nelle aree urbane del Nord e del Centro Europa che gli effetti delle isole di calore urbane (Urban Heat Islands – UHI) si intersecano con strutture urbane meno preparate, accentuando ulteriormente l’esposizione a tale rischio. Le città sono divenute epicentri climatici, ma spesso con una governance frammentata e con risorse insufficienti per adattarsi in modo equo e tempestivo.

Isole di calore urbane: un fenomeno non neutrale

Le isole di calore urbane (UHI) rappresentano una delle manifestazioni più tangibili della crisi climatica nelle città europee. Si tratta di aree urbane in cui, a causa della combinazione di suoli impermeabili, materiali edilizi assorbenti e scarsità di vegetazione, la temperatura può superare di diversi gradi quella delle zone rurali o suburbane circostanti. Questo fenomeno, ben documentato grazie ai dati satellitari del programma Copernicus[3] e delle missioni Sentinel-2 dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA)[4], è particolarmente marcato durante le notti estive, quando l’accumulo di calore nei materiali urbani impedisce un naturale raffreddamento. Ma il dato più inquietante è che le UHI si sovrappongono spesso alle aree abitate da cittadini già fragili: anziani, migranti, famiglie a basso reddito, spesso privi di mezzi adeguati per affrontare il caldo estremo.

Nel 2023, uno studio pubblicato da Nature Urban Sustainability ha dimostrato che le UHI in Europa sono aumentate del 25% negli ultimi vent’anni, con picchi di 7°C tra zone verdi e quartieri privi di alberatura[5]. Gli effetti non si limitano alla percezione soggettiva del caldo: aumentano le ospedalizzazioni, i blackout elettrici, le perdite economiche per commercio e lavoro all’aperto. Alcuni comuni, come Marsiglia o Lisbona, hanno lanciato campagne di mappatura termica urbana e identificazione delle “zone rosse”[6], ma manca ancora un coordinamento continentale su questa priorità.

Disuguaglianze climatiche: l’ingiustizia nella mappa termica delle città

Un’analisi comparativa di sette città europee – Milano, Parigi, Madrid, Berlino, Atene, Amsterdam e Varsavia – rivela una dinamica comune e preoccupante: i quartieri più svantaggiati registrano temperature più elevate[7]. A Milano, ad esempio, il quartiere di Quarto Oggiaro presenta temperature medie estive superiori di 3,8°C rispetto alle aree centrali alberate come il parco Sempione. A Parigi, la differenza tra gli arrondissement centrali e le banlieue nord può arrivare a 4,1°C. L’assenza di alberature, la densità edilizia e la scarsa qualità abitativa sono fattori determinanti.

Il concetto di “ingiustizia termica” viene ora utilizzato da vari osservatori climatici per descrivere una forma specifica di diseguaglianza ambientale che si manifesta nelle temperature percepite e nei rischi sanitari a carico delle comunità marginalizzate[8]. Oltre alla temperatura, infatti, conta anche la durata dell’esposizione, la qualità dell’aria (peggiorata da ozono e polveri sottili in estate), e la disponibilità di mezzi per difendersi. Le famiglie con redditi bassi, ad esempio, non possono permettersi impianti di condizionamento o periodi di vacanza fuori città, aumentando così la loro esposizione continua al rischio[9]. Questi dati sollevano un’urgente questione etica e politica sulla distribuzione dei benefici dell’adattamento climatico e delle risorse pubbliche.

Impatti geopolitici e strategici dell’ingiustizia climatica urbana

Lungi dall’essere una semplice questione tecnica o ambientale, l’ingiustizia climatica urbana rappresenta una sfida strategica per la governance europea. Le implicazioni sono molteplici. In primo luogo, il caldo estremo colpisce la salute pubblica: secondo il rapporto 2023 di Lancet Countdown, l’Europa ha registrato oltre 60.000 morti legate al caldo solo nel 2022, con picchi nei paesi mediterranei[10]. In secondo luogo, l’assenza di misure adeguate può innescare tensioni sociali e proteste. Laddove i cittadini percepiscono che i benefici delle politiche climatiche sono distribuiti in modo ineguale, ad esempio investimenti in verde solo in quartieri centrali o privilegiati, cresce il rischio di alienazione e sfiducia nelle istituzioni.

L’instabilità sociale derivante da disuguaglianze climatiche può intersecarsi con altre linee di frattura: disparità economiche, esclusione etnica, conflitti generazionali. In alcune periferie europee, già attraversate da tensioni latenti, la gestione del rischio climatico potrebbe diventare una miccia. Inoltre, si registra un crescente interesse da parte di gruppi di interesse, think tank e lobby per influenzare l’allocazione delle risorse di adattamento, sollevando il rischio che le città più influenti ottengano maggiore protezione a scapito delle aree più vulnerabili. In questo contesto, la resilienza urbana non è solo un obiettivo tecnico, ma un nodo geopolitico cruciale per la coesione europea.

Costruire resilienza urbana: un dovere politico ed etico

Affrontare le isole di calore urbane non è più un’opzione ma una necessità strategica. Alcune città europee stanno tracciando la via: Vienna ha realizzato corridoi verdi nei quartieri popolari, Barcellona ha puntato su tetti verdi e zone ombreggiate, mentre Copenaghen ha attivato un sistema di emergenza climatica con spazi rinfrescati accessibili a tutti[11]. Ma queste iniziative devono essere sistemiche e non episodiche.

In Italia, la sfida è ancora aperta: serve una regia nazionale che integri le politiche urbane, sociali e ambientali. Tra le misure prioritarie: mappatura delle UHI nei piani urbanistici, incentivi per la forestazione urbana in aree svantaggiate, obblighi di raffrescamento passivo per nuovi edifici e un piano di adattamento climatico equo a livello comunale. Occorre inoltre formare i decisori locali e coinvolgere le comunità nei processi decisionali. La giustizia climatica non può essere calata dall’alto: richiede partecipazione, ascolto e trasparenza.

Infine, è essenziale che le istituzioni europee inseriscano il contrasto alle UHI in una strategia climatica vincolante, finanziata da fondi strutturali e monitorata da organismi indipendenti. La resilienza urbana deve diventare una priorità trasversale delle politiche pubbliche, a partire dai fondi del Green Deal europeo e dal Piano di Ripresa e Resilienza. Solo un approccio integrato e giusto potrà garantire che le città europee del futuro siano non solo sostenibili, ma anche e soprattutto abitabili per tutti.


[1] Eurostat: Statistiche sulla densità urbana e popolazione europea, disponibile su: https://ec.europa.eu/eurostat

[2] Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA): Urban adaptation to climate change in Europe 2020 – transforming cities in a changing climate, URL: https://www.eea.europa.eu/en

[3] Copernicus Climate Change Service (C3S): Dataset satellitari e mappe termiche urbane in Europa, URL: https://climate.copernicus.eu/

[4] ESA Sentinel Hub (dati Sentinel-2): Uso dei dati multispettrali per rilevamento UHI, URL: https://www.sentinel-hub.com/ 

[5] Nature Urban Sustainability (2023): “Rapid growth of urban heat exposure in Europe” DOI: 10.1038/s42949-023-00070-3

[6] Climate-ADAPT (EU Climate Platform) URL: https://climate-adapt.eea.europa.eu/en

[7]  NH Ahmed et al., (2024): Optimizing human thermal comfort and mitigating the urban heat island effect on public open spaces in Rome, Italy through sustainable design strategies, Scientific Report 14, Nature.com

[8] Climate Inequality Report 2023 (World Inequality Lab) URL: https://wid.world/

[9] European Environment Agency (EEA): Unequal exposure and unequal impacts: social vulnerability to air pollution, noise and extreme temperatures in Europe, Report No 22/2018. URL: https://www.eea.europa.eu/publications/unequal-exposure-and-unequal-impacts

[10] Lancet Countdown Europe Report (2023): Morti per ondate di calore e vulnerabilità sociale. URL: https://www.lancetcountdown.org

[11] ICLEI – Local Governments for Sustainability: Casi studio su Vienna, Barcellona, Copenaghen. URL: https://iclei.org

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