Introduzione
Nel corso degli anni, le organizzazioni criminali hanno progressivamente adottato una logica imprenditoriale, sviluppando competenze manageriali e finanziarie; l’obiettivo non è più soltanto massimizzare il profitto illecito, ma garantire la sostenibilità del proprio capitale attraverso strategie di diversificazione, reinvestimento e mimetizzazione economica. L’economia del crimine organizzato ha assunto una dimensione transnazionale sempre più complessa, capace di interagire in modo profondo con i mercati legali e con le dinamiche della globalizzazione finanziaria. Lungi dal rappresentare un sistema parallelo e isolato, l’economia criminale costituisce, oggi, un vero e proprio sottoinsieme dell’economia globale, dotato di logiche proprie ma costantemente interconnesso con il circuito legale degli scambi. All’interno di tale contesto, il riciclaggio, ormai ben conosciuto e strumento ben consolidato, costituisce il principale strumento di “integrazione” del capitale illecito nei circuiti finanziari legittimi; non rappresenta solo un meccanismo di occultamento delle origini criminali delle risorse, ma anche un processo di investimento e accumulazione che incide sull’economia reale, alterando la concorrenza, distorcendo i mercati e favorendo la concentrazione di ricchezza in mani criminali. La crescente sofisticazione dei sistemi finanziari globali, la digitalizzazione dei pagamenti e la diffusione di nuove tecnologie (come la blockchain) hanno generato opportunità inedite per l’occultamento dei flussi illeciti, rendendo i metodi tradizionali di contrasto sempre meno efficaci.
L’analisi dell’economia del crimine organizzato richiede, pertanto, un approccio interdisciplinare che coniughi strumenti dell’economia, della sociologia e del diritto, in grado di cogliere le interdipendenze tra strutture criminali e sistemi economici. L’innovazione tecnologica e la deregolamentazione finanziaria hanno modificato il quadro tradizionale dell’economia criminale, ed una comprensione più profonda delle trasformazioni in corso può offrire spunti utili per la definizione di strategie di contrasto più efficaci e per la costruzione di una governance economico-finanziaria maggiormente resiliente. Sebbene la questione evolutiva delle organizzazioni criminali riguardi i diversi gruppi criminali, si specifica come si terrà in considerazione l’organizzazione mafiosa quale esempio fondamentale.
Fragili confini tra legalità e illegalità nell’economia
Dunque, negli ultimi decenni la criminalità organizzata ha attraversato una profonda trasformazione passando dalla tradizionale economia basata su traffici illegali quali droga, estorsioni, contrabbando, a forme più sofisticate di infiltrazione nel tessuto economico legale, competendo direttamente nel mercato seguendo logiche tipiche dell’imprenditoria moderna: il confine tra economia legale e illegale tende a sfumare, dando luogo a una c.d. “zona grigia” nella quale imprese apparentemente legittime fungono da canali di riciclaggio e di reinvestimento del capitale criminale. Il ruolo economico delle organizzazioni criminali è, oggi, di fondamentale importanza per l’economia globale, come lo è anche per gli attori che in qualche modo ne fanno parte. Il crimine organizzato come soggetto attivo del mercato globale usa strumenti finanziari sofisticati, agisce con una mentalità razionale rivolta all’accumulazione di ingenti ricchezze e sta acquistando un crescente potere sociale e politico. La finalità del controllo del territorio diventa sempre più un obiettivo marginale, perché la finalità primaria è quella dell’accumulo di capitali. La connotazione sempre più “aziendale” dei fenomeni criminali porta a poter definire delle vere e proprie caratteristiche che distinguono le imprese mafiose, nelle quali l’illeceità si manifesta in svariati modi. Verranno specificate meglio nel paragrafo che segue.
Imprese mafiose
Vi sono almeno tre elementi che sono essenziali: gli attori, l’origine del capitale e l’utilizzo della forza criminale intesa anche come capacità di intimidazione[1]. L’accumulazione di ingenti capitali derivanti da attività illecite ha reso necessario un salto di qualità anche nella ricerca di strumenti per “ripulire” il denaro e reinserirlo nel circuito legale: è così che l’impresa mafiosa nasce come forma ibrida: mantiene la mentalità del dominio e dell’omertà, ma si veste di strategie di mercato, partecipando a gare d’appalto, acquisendo società in crisi o infiltrandosi in settori ad alta liquidità come edilizia, ristorazione, logistica e sanità. Sulla scorta di dati raccolti attraverso varie analisi si è giunti a distinguere alcuni tipi di imprese mafiose:
- l’impresa criminale-legale, ovvero quella nella quale i soggetti titolari sono associati all’organizzazione mafiosa e i capitali derivano da attività illecite, ma i beni prodotti sono leciti e l’impresa ha una forma giuridica formalmente legale;
- l’impresa illegale-legale, ovvero quella nella quale il titolare effettivo è un mafioso conosciuto come tale ma il titolare formale è un prestanome che agisce rispettando formalmente le logiche di mercato, agendo da persona apparentemente pulita ma che gestisce capitale di origine mafiosa;
- l’impresa a partecipazione mafiosa, ovvero quell’impresa che nasce come lecita ma che entra, ad un certo punto, in affari con la mafia; l’impresa si presenta come formalmente legittima ma vi è una compresenza di interessi, soci e capitali legali e illegali;
- l’impresa a convenienza mafiosa, ovvero quella in cui l’imprenditore è estraneo all’organizzazione criminale ma instaura con essa rapporti di connivenza e convenienza, oppure per concludere specifici affari[2].
Alla luce di quanto è emerso si parla, così, di una vera e propria economia del crimine organizzato, in cui la linea di confine tra legalità e illegalità, come detto, diventa sempre più sfumata. Attraverso il riciclaggio, il reinvestimento e la creazione di reti societarie opache, i profitti criminali alimentano il circuito economico globale, influenzando mercati immobiliari, finanza e perfino l’innovazione tecnologica. Il fragile confine tra il mondo imprenditoriale e il mondo criminale va inoltre compreso in un contesto globalizzato di innovazioni e nuovi strumenti che, per le organizzazioni criminali in grado di insediarsi e penetrare nei vari tessuti della società, rappresentano non altro che nuove opportunità. Così, la platea di rischi ai quali le varie analisi andrebbero rivolte, aumenta a dismisura.
Reti e nuove opportunità
La criminalità cresce attraverso un sistema reticolare proprio come l’impresa, con le capacità di eliminare dal mercato la concorrenza, la disponibilità di mezzi finanziari e di giusti rapporti con attori diversi. La capacità delle organizzazioni criminali di costruire network e le relazioni di interdipendenza tra attori criminali, politici, economici e imprenditori, fanno sì che possa determinarsi una struttura del network criminale, ovvero comprendente la capacità di resistere e riorganizzarsi, la capacità di coinvolgere esperti e professionisti per compiti specifici, modalità efficienti di reinvestimento del denaro sporco, capacità di adattamento e di infiltrazione silenziosa, logiche imprenditoriali che sfuggono al controllo immediato. Non è un elenco esaustivo ma può far comprendere il tipo di struttura di cui si parla. È di fondamentale importanza, a tal proposito, l’utilizzo della Social Network Analysis nell’analisi e nella ricerca, che permette di focalizzarsi sui fenomeni compresi come relazioni tra attori interdipendenti. Come detto, il contesto entro cui si erge tutto ciò è un contesto di avanzamento tecnologico e di innovazioni, rappresentandosi come nuove opportunità per le organizzazioni di questo tipo; le criptovalute e le cripto-attività, i mercati e le tecnologie digitali, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, il contesto stesso del cyberspazio, sono da intendersi come terreni potenzialmente fertili per l’infiltrazione criminale.
Nuovi metodi vs prevenzione e contrasto
L’evoluzione dei metodi di riciclaggio adottati dalle organizzazioni criminali riflette proprio la rapidità con cui queste strutture si adattano ai cambiamenti economici, tecnologici e normativi; l’impiego di criptovalute, piattaforme digitali, beni di lusso e circuiti finanziari transnazionali ha ampliato le possibilità di occultamento dei flussi illeciti, rendendo più complessa l’attività investigativa. Di fronte a questa trasformazione, emerge l’inefficacia di strumenti tradizionali e la necessità di una risposta che deve essere altrettanto dinamica: servirebbero strumenti di prevenzione nuovi e completi. Ad esempio, strumenti basati sull’intelligenza artificiale e sull’analisi predittiva dei dati finanziari? Come anche una cooperazione internazionale più efficace e un costante aggiornamento delle normative antiriciclaggio è fondamentale. Solo un approccio integrato, capace di coniugare innovazione tecnologica, vigilanza istituzionale e responsabilità del settore privato, potrà realmente arginare la capacità delle reti criminali di infiltrarsi nell’economia legale.
Saper sfruttare attori esperti del settore, saper attrarre grazie e una buona offerta di mezzi, saper sfruttare le lacune e le fragilità che possono esservi all’interno delle nuove realtà: ridurre i rischi e prevenire, con quali mezzi è possibile oggi?
[1] Cfr. Castiello M., Mosca M., Villani S., Economia del crimine organizzato e politiche di contrasto, Giappichelli, 2020.
[2] Ibidem

Laureata in Scienze per l’Investigazione e la Sicurezza e successivamente in Ricerca Sociale, Politiche della Sicurezza e Criminalità, ha sviluppato un forte interesse per le dinamiche della sicurezza internazionale e l’analisi delle reti criminali. Attualmente prosegue il proprio percorso accademico con una seconda laurea magistrale, approfondendo ulteriormente le tematiche legate all’evoluzione della criminalità e alla geopolitica della sicurezza.

