La grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza ha generato una forte ondata di indignazione popolare nei paesi occidentali, con numerose manifestazioni e messaggi di solidarietà diretti alla popolazione civile afflitta da un conflitto che solo di recente ha visto un arresto, a causa dell’apertura di Hamas verso il piano di pace proposto dagli USA. Dal 7 ottobre gli occhi sono stati puntati al Medio Oriente, area da tempo considerata “la meno pacifica del mondo”.[1]

L’attenzione mediatica, assieme al dibattito pubblico, si è concentrata sul conflitto israelo-palestinese, fenomeno critico sotto numerosi punti di vista e che in poco più di due anni è stato inserito al secondo posto tra le crisi umanitarie globali dall’International Rescue Committee.[2] Il conflitto in Palestina è un grave elemento di una cornice ancora più preoccupante: ad oggi nel mondo sono attivi circa 59 conflitti internazionali[3], il numero più alto dalla seconda guerra mondiale e che non punta a diminuire di molto; la diplomazia e la risoluzione pacifica delle controversie sembra abbiano lasciato spazio alla proliferazione di tensioni ed escalation militari. Di fatto, il 70% dei conflitti odierni risultano essere vecchi conflitti prima sopiti e poi riaccesi, aspetto che sottolinea come vi sia una gravissima carenza nei processi di peace building e peace keeping.

Questi elementi hanno delle ripercussioni pesantissime sulla popolazione civile, che si ritrova spesso coinvolta in scontri e aggressioni di una violenza disarmante. A causa di queste numerose crisi, è stato stimato che nel 2025 circa 300 milioni di persone avranno un bisogno urgente di aiuti umanitari, di cui poco meno della metà presenti tra Africa centrale e meridionale (ca. 85 milioni) e tra Africa settentrionale e Medio Oriente (ca. 59 milioni)[4], mentre più di 123 milioni di persone nel mondo sono sfollate.[5]

Inoltre, le guerre più recenti mostrano come i civili siano la parte sempre più soggetta alle violenze delle milizie e degli eserciti, insieme a infrastrutture civili come ospedali e scuole: solo nel 2024 sono stati registrati più di 3600 incidenti nei confronti di strutture e personale sanitario[6], mentre tra il 2022 e il 2023 sono stati riscontrati più di 1000 attacchi e migliaia di morti e feriti tra studenti, universitari e professori.[7]

Tra i paesi con le emergenze più urgenti sono presenti: Sudan, il Territorio Occupato di Palestina, Myanmar, Siria, Sudan del Sud, Libano, Burkina Faso, Haiti, Mali e Somalia. Altri paesi con situazioni altrettanto critiche sono: Afghanistan, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Niger, Nigeria, Ucraina e Yemen.

Questa analisi non ha l’obiettivo di trattare in maniera esaustiva ogni crisi nelle proprie specificità, per le quali non basterebbe una sola analisi, ma di mettere in risalto un trend negativo e preoccupante, quello dell’incremento delle sofferenze della popolazione civile, che da anni vede crescere la violenza verso i propri confronti.

Secondo i dati dell’università svedese Uppsala, sebbene il numero di conflitti attivi sia aumentato, il numero di civili che hanno perso la vita è leggermente in calo, anche se la cifra di 160 mila anime mietute non risulta particolarmente incoraggiante.[8] L’Africa sin dagli anni ‘50 del ‘900 continua ad essere il continente più dilaniato dalle guerre, mentre l’America e l’Europa risultano tra i continenti meno belligeranti. Un elemento messo in risalto dalla ricerca è la difficoltà riscontrata dagli esperti nel discernere le vittime civili dai morti in combattimento: in particolar modo nei conflitti asimmetrici, vi è un’elevata percentuale di decessi che non viene identificata a dovere. A causa della strategia dei gruppi armati terroristici, i quali sul campo di battaglia si nascondono tra la popolazione locale vestendo abiti civili, il processo di riconoscimento ed attribuzione dei decessi risulta molto più complesso. Di fatto, questo elemento è parte integrante della strategia di attori non statali, i quali cercano di mettere pressione internazionale sul governo nemico travestendo dei bersagli legittimi in vittime innocenti: questo fattore da un lato gonfia il numero di morti ingiustificati, dall’altro inasprisce le relazioni internazionali del governo accusato con i vari attori internazionali.

Di fatto uno degli elementi che più preoccupa nei conflitti odierni è la deflagrazione di guerre asimmetriche, causate ed esacerbate da attori non statali, come organizzazioni criminali, terroristiche e milizie mercenarie, ad esempio il cartello si Sinaloa, los Choneros, ISIS, al-Qaida, Boko Haram, etc… Secondo l’Uppsala, più di 70 gruppi armati non statali sono attivi in conflitti ad alta intensità, fattore in crescita costante da più di 10 anni.[9] Queste tipologie di attori utilizzano delle tattiche non convenzionali, che nella stragrande maggioranza dei casi bersagliano e affliggono la popolazione civile inerme, con l’obiettivo di indebolire la resilienza della popolazione e minare le fondamenta di uno stato. Gruppi di questo tipo sfruttano infrastrutture civili, come scuole e ospedali, come basi operative e utilizzano la popolazione come scudo umano per condurre operazioni offensive, come il lancio di missili e l’uso di droni. Inoltre, l’impiego di strumenti informatici e digitali risulta avere un peso sempre maggiore per la proliferazione di gruppi di questo tipo: attraverso la propaganda, la disinformazione, il reclutamento e la radicalizzazione tramite appositi canali, si creano sempre più proseliti e un esercito occulto cresce sempre di più.[10]

La persecuzione religiosa

Le guerre non sono l’unico elemento che affligge la popolazione civile, anche in paesi in cui al momento non sono attivi conflitti, avvengono privazioni di diritti e libertà in maniera arbitraria. Uno dei fattori più preoccupanti è la diffusione crescente della persecuzione religiosa, fenomeno in crescita da anni e che, in primis, lede un diritto fondamentale di ogni essere umano: la libertà di culto.

Nel 2025 sono state registrate gravi violazioni di questo diritto inalienabile in più di 60 paesi, in cui sono comprese circa 5 miliardi e mezzo di persone: in circa il 35% dei paesi si sono verificati atti di persecuzione, mentre in nel 50% fenomeni sistematici di discriminazione.[11] Dalle più “semplici” aggressioni sistematiche e detenzioni arbitrarie al divieto di praticare il culto negli spazi pubblici alla revoca della cittadinanza[12], milioni di persone sono costrette ad affrontare condizioni di grave discriminazione unicamente per la propria fede religiosa.

Tra le Nazioni in cui si registrano dei pericolosi fenomeni di persecuzione troviamo le nazioni più popolose al mondo, India e Cina, seguite da Corea del Nord, Nigeria e Bangladesh; il maggior numero di paesi che ledono il diritto fondamentale della libertà di culto si riscontra principalmente in Asia e in Africa, con alcuni casi in America Latina. Tra le cause principali della discriminazione e della persecuzione religiosa vi sono l’autoritarismo, il jihadismo islamico e il nazionalismo religioso.

Nei giganti asiatici vige un’aspra discriminazione sia verso i musulmani che verso i cristiani, anche se per due ragioni completamente differenti.

Nell’ex colonia britannica è presente un forte nazionalismo religioso, sostenuto apertamente da Modi e dal suo governo, che si concretizza in un’esacerbata avversione principalmente nei confronti dei musulmani, elemento che trova le sue radici nel conflitto perenne tra hindu e musulmani, che ha generato persino la divisione dell’India dal Pakistan e che tutt’oggi continua a generare tensione. Dal 2024 sono state espropriate e abbattute numerose moschee[13], per la costruzione di templi induisti e approvate leggi che minano la libertà di culto, come le leggi contro la conversione e le leggi contro l’uccisione delle mucche, animali sacri per l’induismo, che sono state spesso utilizzate per attaccare le minoranze di musulmani e cristiani.[14] Nei primi mesi del 2024 sono stati registrati più di 160 attacchi nei confronti dei cristiani, che sono stati vittime di aggressioni, uccisioni e crimini d’odio, come anche il sequestro e la distruzione arbitraria di proprietà.[15]

La Repubblica Popolare Cinese, nonostante sia uno stato formalmente ateo, riconosce cinque fedi religiose: il Buddismo, il Cattolicesimo, l’Islam, il Protestantesimo e il Taoismo. Sebbene sia previsto dalla costituzione cinese il diritto alla libertà di culto, vi è una forte pressione ed influenza da parte di agenzie governative sulle varie comunità religiose: pratiche religiose al di fuori dell’apparato controllato dallo stato sono considerate fuorilegge e punite fino a mortificazioni fisiche e alla detenzione; una “guida attiva” è posta in essere dalle autorità comuniste per permettere alle varie organizzazioni di “adattarsi alla società socialista”[16], in modo tale da trasmettere messaggi che siano sempre e comunque fedeli alla propaganda e alla dottrina comunista. Un destino analogo tocca le varie comunità religiose, dagli uiguri islamici, ai tibetani buddisti, ai cattolici e protestanti: la “sinizzazione della religione:”[17] il Partito Comunista dal 2018 ha messo in atto un piano per rendere sempre più “fedeli” i culti riconosciuti nel paese all’ideologia socialista; da anni villaggi e luoghi di culto sono ricodificati e trasformati in simboli che riecheggiano i messaggi del partito dominante. Persino liturgie ed espressioni di fede in pubblico, come il ramadan per gli uiguri o le processioni per i cattolici, sono considerati atti sovversivi o che minacciano l’identità culturale cinese, per cui sono molto spesso puniti con l’incarcerazione; di fatto la Cina è tra i paesi con il più alto numero di prigionieri religiosi del mondo.[18]

Uno dei dati più significativi e preoccupanti per i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente è il seguente: circa un secolo fa il 20% della popolazione di queste regioni risultava cristiano, oggi solo il 4%, con una riduzione di circa 15 milioni di persone.[19] Tre cause principali hanno contribuito a questo svuotamento di cristiani nei paesi cosiddetti MENA:

  • I turbolenti cambiamenti politici e cadute di governi, che hanno creato instabilità e reso possibile l’ascesa di gruppi religiosi estremisti armati, i quali hanno bersagliato costantemente i cristiani in virtù della superiorità dell’Islam rispetto alle altre religioni;
  • La presenza della Shari’a, la legge sacra islamica che, sebbene sulla carta dovrebbe tutelare le minoranze religiose, non prevede l’eguaglianza tra le religioni e l’Islam, per cui chi si professa di una fede differente è spesso costretto ad affrontare dure condizioni di svantaggio rispetto ai musulmani;
  • La persecuzione e la discriminazione nei confronti dei cristiani, che ha visto una crescita esponenziale negli ultimi vent’anni, ha costretto milioni di persone a fuggire unicamente per professare liberamente il proprio credo.[20]

In Iraq e in Nigeria, ad esempio, milioni di cristiani sono stati costretti alla fuga a causa delle sistematiche violenze perpetrate nei confronti dei fedeli: distruzione di beni ecclesiastici, rapimenti, conversioni forzate, traffico di essere umani ed uccisioni sommarie sono solo alcuni degli elementi fondanti delle politiche di gruppi estremisti come l’ISIS o il Boko Haram, che hanno sostanzialmente dichiarato guerra alla cristianità. Secondo alcune fonti, è in atto un vero e proprio genocidio nei confronti dei Cristiani, i quali sono obbligati o a convertirsi o a perire:[21] “Ci sforzeremo affinché termini la presenza cristiana, in modo da avere un effettivo stato islamico in cui i Cristiani non potranno rimanere.”[22]

Un esempio ancora più estremo è dato dalla Corea del Nord in cui le religioni, in particolare il cristianesimo, non sono affatto contemplate. L’unica fede ammessa è il culto della famiglia Kim, mentre chiunque professi un qualche tipo di fede religiosa ulteriore è messo immediatamente al bando, con detenzioni in campi di lavoro e uccisioni.[23]

La violenza nei confronti dei civili ha visto un incremento esponenziale negli ultimi anni, con l’affermazione di conflitti asimmetrici, gli innocenti sono passati dall’essere tutelati a rappresentare il bersaglio primario delle violenze. Persino nell’ambito della libertà di culto, si è registrato un progressivo peggioramento globale nella possibilità di professare senza ripercussioni la propria fede religiosa. Queste due fattispecie diverranno sempre di più degli elementi da contrastare e prevenire, altrimenti i valori fondamentali di società democratiche verranno sempre meno, a favore di ideologie violente che sono disposte a sacrificare migliaia di vite innocenti solo per vedersi affermare.


[1]Global Peace Index 2025; Institute for Economics & Peace; 2025; https://www.economicsandpeace.org/wp-content/uploads/2025/06/GPI-2025-web.pdf

[2] 2025 Emergency Watchlist; International Rescue Committee; 2025; https://www.rescue.org/sites/default/files/2024-12/CS2405-Watchlist-25-Report%20Final%20DIGI.pdf

[3] Global Peace Index 2025; op.cit.

[4] Global Humanitarian Overview 2025; Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA); UN; 2024; https://www.unocha.org/publications/report/world/global-humanitarian-overview-2025-enarfres

[5] Global Trends report 2024; UNHCR; 2025; https://www.unhcr.org/global-trends-report-2024

[6] Epidemic of Violence: Violence Against Health Care in Conict; Insecurity Insight ;2024;

https://insecurityinsight.org/wp-content/uploads/2025/04/2024-SHCC-Annual-Report.pdf

[7] Education under Attack 2024; Global Coalition to Protect Education from Attack; 2024; https://protectingeducation.org/wp-content/uploads/eua_2024.pdf

[8] S.Davies et al.; Organized violence 1989–2024, and the challenges of identifying civilian victims; Journal of Peace Research; 2025; https://uu.diva-portal.org/smash/record.jsf?pid=diva2%3A1995067&dswid=-9174

[9] ibidem

[10] Europol; European Union Terrorism Situation and Trend Report, European Union, 2025;https://www.europol.europa.eu/publication-events/main-reports/european-union-terrorism-situation-and-trend-report-2025-eu-te-sat#downloads

[11]Religious Freedom Report; ACN; 2025; https://acninternational.org/religiousfreedomreport/

[12] Freedom of religion or belief, A/80/205; Special Rapporteur on freedom of religion or belief; UNHRC; 2025; https://www.ohchr.org/en/documents/thematic-reports/a80205-interim-report-special-rapporteur-freedom-religion-or-belief

[13] India Persecution Tracker | 2025 | July – September; Southasia Justice Campaign; 2025; https://southasiajusticecampaign.org/ipt2025-3/

[14] S.Hasan; Country Update: India; United States Commission on International Religious Freedom; 2024; https://www.uscirf.gov/sites/default/files/2024-10/2024%20India%20Country%20Update.pdf

[15]State in Heart of India Sees Highest Number of Attacks Against Christians; International Christian Concern; 2024;

https://persecution.org/2024/04/03/state-in-heart-of-india-sees-highest-number-of-attacks-against-christians/

[16] Religious Freedom Report; op.cit.

[17] State-Controlled Religion in China; United States Commission on International Religious Freedom; 2025; https://www.uscirf.gov/events/hearings/state-controlled-religion-china

[18] China 2022 International Religious Freedom Report; United States Commission on International Religious Freedom; 2022; https://www.state.gov/wp-content/uploads/2023/05/441219-CHINA-2022-INTERNATIONAL-RELIGIOUS-FREEDOM-REPORT.pdf

[19]H.Haider; The Persecution of Christians in the Middle East; University of Birmingham; 2017; https://assets.publishing.service.gov.uk/media/59786a0040f0b65dcb00000a/042-Persecution-of-Christians-in-the-Middle-East.pdf

[20] P.Mounstephen; Bishop of Truro’s independent review for the Foreign Secretary of FCO support for persecuted Christians, final report and considerations; Bishop of Truro’s; 2019; https://christianpersecutionreview.org.uk/storage/2019/07/final-report-and-recommendations.pdf

[21] ibidem.

[22] 2017 Report on International Religious Freedom: Nigeria; US Department of State; 2018; https://www.state.gov/reports/2017-report-on-international-religious-freedom/nigeria/

[23] World Watch List: North Korea; Open Doors; 2025; https://www.opendoors.org/en-US/persecution/countries/north-korea/

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