Nave mercantile container
Geopolitica del grano

Nel luglio 2023, la Russia ha ufficialmente posto fine all’accordo “Black Sea Grain Initiative”, mediato nel 2022 da Nazioni Unite e Turchia per permettere all’Ucraina, nonostante il conflitto in corso, di esportare grano e altri prodotti agricoli da tre principali porti del Mar Nero: Odessa, Chornomorsk e Yuzhny/Pivdennyi[1]. Si è configurato come uno dei principali strumenti multilaterali adottati nel corso del conflitto, con l’obiettivo di contenere, al contempo, l’escalation economica e quella umanitaria a livello globale. In un solo anno di attività, oltre 32 milioni di tonnellate di cereali e prodotti alimentari sono stati esportati verso 45 paesi, contribuendo in modo decisivo alla stabilizzazione dei prezzi alimentari globali, in particolare nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo[2]. Quali sono le vere ragioni che hanno spinto Mosca a interrompere un’iniziativa tanto strategica quanto necessaria per la stabilità globale?

Figura 1: Le esportazioni ucraine attraverso la “Black Sea Grain Initiative”; Tratto da IFPRI; https://www.ifpri.org/blog/russia-terminates-black-sea-grain-initiative-whats-next-ukraine-and-world/.

La fine dell’accordo: dinamiche e motivazioni

La decisione unilaterale del Cremlino di non rinnovare l’accordo è stata giustificata ufficialmente dal mancato rispetto di una parte fondamentale dello stesso: la promessa, mai pienamente realizzata, di facilitare l’export di grano e fertilizzanti russi, ancora soggetti a numerosi ostacoli indiretti dovuti alle sanzioni occidentali. In particolare, Mosca ha lamentato l’esclusione della banca agricola russa dal sistema SWIFT, l’imposizione di vincoli assicurativi sulle navi mercantili russe e i blocchi logistici nei principali porti europei[3]. Tuttavia, come emerge dai report delle Nazioni Unite, la Russia aveva già iniziato a rallentare e ostacolare i controlli navali previsti dal Joint Coordination Centre (JCC) a Istanbul ben prima della scadenza ufficiale, bloccando di fatto numerose imbarcazioni e contribuendo a ridurre gradualmente l’efficacia operativa dell’accordo[4].

Inoltre, una lettura strategica suggerisce che la decisione non sia solo una risposta tecnica a questioni commerciali, ma un atto deliberato di pressione geopolitica. Utilizzando il cibo come leva, Mosca ha voluto indebolire economicamente l’Ucraina, destabilizzare i paesi dipendenti dalle sue esportazioni e guadagnare capitale politico nel Sud globale, offrendo in parallelo forniture alimentari bilaterali a condizioni vantaggiose. Questo è quanto successo durante il Summit tra Russia e Africa tenutosi a San Pietroburgo nel luglio 2023. In questa occasione infatti, Putin ha annunciato l’invio gratuito di un numero di tonnellate di grano che va dalle 25mila alle 50mila a sei paesi africani (Burkina Faso, Mali, Eritrea, Zimbabwe, Somalia e Repubblica Centrafricana), con l’obiettivo di rafforzare i legami con governi che spesso dipendono fortemente dalle importazioni alimentari[5].

Questo approccio rientra in una logica più ampia di “weaponization” delle risorse, nella quale l’accesso ai beni primari, come grano, fertilizzanti e energia, viene strumentalizzato per ottenere vantaggi diplomatici e rompere la coesione del fronte euro-atlantico[6]. Dunque, questa strategia si inserisce in un quadro più ampio, in cui Mosca mira ad espandere la propria influenza specialmente in Africa e Medio Oriente anche attraverso strumenti economici, in competizione con l’Occidente e con la Cina. La promessa di grano a basso costo o gratuito si affianca a offerte militari, infrastrutturali e diplomatiche. L’iniziativa russa può apparire umanitaria, ma in concreto altera le dinamiche di mercato e rafforza la dipendenza strutturale di molti paesi importatori, rendendoli così più vulnerabili alla pressione politica di Mosca[7].

Gli impatti sulla sicurezza alimentare globale

Il mancato rinnovo dell’accordo sul grano ha avuto effetti immediati e profondi sulla sicurezza alimentare globale, in particolare nei paesi del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Africa subsahariana. Prima dello scoppio della guerra, l’Ucraina era tra i maggiori esportatori mondiali di grano, mais e olio di girasole: nel 2021 copriva il 10% del commercio globale di grano e il 15% di quello di mais[8]. Secondo l’International Food Policy Research Institute (IFPRI), il termine dell’iniziativa ha contribuito a una nuova impennata dei prezzi nei mercati alimentari internazionali, in particolare tra luglio e settembre 2023, aggravando l’insicurezza alimentare in oltre 20 paesi ad alta dipendenza dalle importazioni. Tra questi, l’Egitto, il più grande importatore mondiale di grano, è stato tra i più esposti in quanto nel 2022, il grano importato proveniva da Ucraina e Russia per oltre il 70%[9]. In altri contesti vulnerabili, già esposti a crisi climatiche o conflitti locali, come Somalia, Yemen, Libano o Sudan, la riduzione dei flussi alimentari ha inciso direttamente sulla disponibilità di pane e beni essenziali, accrescendo il rischio di instabilità sociale.

Uno studio pubblicato su Nature Communications nel 2024 ha analizzato come la guerra in Ucraina e in particolare l’interruzione delle esportazioni via Mar Nero abbiano ridotto la disponibilità di grano soprattutto nei paesi a reddito medio basso. In particolare, questi ultimi, a differenza delle economie più ricche, non hanno potuto diversificare rapidamente i fornitori o sostenere economicamente l’aumento dei costi delle materie prime alimentari. Mentre i paesi più integrati nei mercati globali hanno avuto margini di manovra, altri hanno dovuto ridurre le importazioni alimentari fino al 15%, con effetti diretti sulla sicurezza nutrizionale delle fasce più vulnerabili della popolazione. Pertanto, la carenza di disponibilità dei cereali non si è distribuita in modo uniforme[10]. In questi contesti precari, la convergenza tra guerra, crisi climatica e vulnerabilità strutturali alle reti di stoccaggio, trasporto e distribuzione, rivela con sempre maggiore chiarezza che l’accesso al cibo non è più solo una questione umanitaria, ma un tema centrale di sicurezza strategica.

Le contromosse ucraine: tra resilienza logistica e guerra ibrida sul mare

A fronte della chiusura delle rotte nel Mar Nero e ai ripetuti attacchi russi alle infrastrutture portuali di Odessa e Chornomorsk, l’Ucraina ha messo in campo una serie di contromisure, sia in ambito militare sia logistico per il trasporto delle risorse. Per quanto riguarda il fronte militare, a partire dalla seconda metà del 2023, Kiev ha intensificato l’uso di droni navali e aerei per colpire la flotta russa del Mar Nero, costringendo Mosca a ritirare molte unità dalla base navale di Sebastopoli[11]. Questa pressione ha permesso una parziale riapertura dello spazio marittimo, consentendo ad alcune navi commerciali di riprendere la rotta da e per i porti ucraini, malgrado gli elevati costi assicurativi.

Congiuntamente, l’Ucraina ha potenziato le rotte terrestri e fluviali alternative attraverso l’Unione Europea. Pur operando con una capacità ridotta rispetto alle originarie rotte navali, il corridoio danubiano (che collega i porti fluviali ucraini di Reni e Izmail con quelli rumeni di Constanza) è diventato il principale canale per l’export agricolo. A ciò si sono aggiunti i transiti ferroviari e stradali via Polonia e Slovacchia, ostacolati però da proteste degli agricoltori locali e da forti limiti infrastrutturali che rallentano il flusso delle merci[12]. Come analizzato dal Centro per gli Studi Strategici e Internazionali (CSIS), queste soluzioni alternative, nell’arco temporale 2022-2023, hanno permesso all’Ucraina di esportare oltre 45 milioni di tonnellate di cereali, seppur a costi significativamente più alti, con un margine di profitto ridotto e una minore competitività sui mercati internazionali[13]. È chiaro dunque che la sostenibilità di questo modello “alternativo” è incerta nel lungo periodo, specialmente con la mancanza di garanzie di sicurezza stabili o di investimenti infrastrutturali massicci.

La sicurezza alimentare come leva strategica globale

Ad oggi, la prospettiva di un ripristino dell’accordo “Black Sea Grain Initiative” appare remota. Mosca ha infatti chiarito che un eventuale ritorno all’iniziativa sarà possibile solo in seguito alla rimozione delle restrizioni sull’export di prodotti agricoli e fertilizzanti russi, tra cui il reintegro della Rosselkhozbank nel sistema SWIFT e la fine dei limiti assicurativi sulle navi mercantili russe[14]. D’altro canto, gli Stati occidentali ritengono che accogliere tali richieste equivarrebbe a minare l’efficacia del regime sanzionatorio, cedendo così a un ricatto sul piano umanitario. Inoltre, parallelamente alle alternative messe in campo dall’Ucraina, cresce l’interesse per trovare soluzioni anche nei paesi importatori. L’UNCTAD ha evidenziato la necessità di rafforzare la resilienza alimentare locale, specialmente nei paesi africani ad alta dipendenza dall’import agroalimentare, attraverso investimenti in produttività agricola, accesso al credito e infrastrutture di stoccaggio e distribuzione[15]. Tuttavia, queste strategie richiedono un orizzonte temporale di medio-lungo periodo e, soprattutto, sono esposte a variabili geopolitiche difficilmente controllabili e prevedibili. La crisi del grano ha anche messo in evidenza l’assenza di meccanismi per garantire la neutralità del commercio alimentare in situazioni di conflitto. Organismi multilaterali come la FAO e l’OMC si sono rivelati insufficienti nella capacità di prevenire la politicizzazione del cibo, evidenziando l’urgenza di elaborare nuove normative volte a proteggere i flussi alimentari strategici in contesti di conflitto o soggetti a regimi sanzionatori. In questo scenario, la crisi del grano nel Mar Nero ha trasformato l’accesso al cibo in una variabile centrale dello scacchiere geopolitico. Non si tratta più solo di una crisi umanitaria: il controllo delle rotte e dei mercati alimentari sono oggi una componente cardine delle relazioni internazionali. La sicurezza alimentare si fonde con la sicurezza strategica e la capacità di garantire approvvigionamenti stabili diventa un criterio decisivo per la tenuta degli equilibri globali.


[1] United Nations; Black Sea Grain Initiative; 2023; https://www.un.org/en/black-sea-grain-initiative.

[2] United Nations; Black Sea Grain Initiative – Data; 2023; https://www.un.org/en/black-sea-grain-initiative/data.

[3] United Nations; Black Sea Grain Initiative offers hope, shows power of trade; UNCTAD; 2022; https://unctad.org/news/black-sea-grain-initiative-offers-hope-shows-power-trade.

[4] United Nations; Black Sea Grain Initiative; 2023; https://www.un.org/en/black-sea-grain-initiative.

[5] United Nations; Black Sea Grain Initiative offers hope, shows power of trade; UNCTAD; 2022; https://unctad.org/news/black-sea-grain-initiative-offers-hope-shows-power-trade.

[6] European Council; How the Russian invasion of Ukraine has further aggravated the global food crisis; 2024; https://www.consilium.europa.eu/en/infographics/how-the-russian-invasion-of-ukraine-has-further-aggravated-the-global-food-crisis/.

[7] United Nations; Black Sea Grain Initiative offers hope, shows power of trade; UNCTAD; 2022; https://unctad.org/news/black-sea-grain-initiative-offers-hope-shows-power-trade.

[8] Glauber J., McNamara B., Olivetti E.; Russia terminates the Black Sea Grain Initiative: What’s next for Ukraine and the world?; IFPRI; 2023; https://www.ifpri.org/blog/russia-terminates-black-sea-grain-initiative-whats-next-ukraine-and-world/.

[9] Glauber J., Kim S., Olivetti E., Vos R.; End of the Black Sea Grain Initiative: Implications for sub-Saharan Africa; IFPRI; 2023; https://www.ifpri.org/blog/end-black-sea-grain-initiative-implications-sub-saharan-africa/.

[10] Jia N., Xia Z., Li Y., Yu X., Wu X., Li Y., Su R., Wang M., Chen R., Jianguo Liu J.; The Russia-Ukraine war reduced food production and exports with a disparate geographical impact worldwide; Nature Communications; 2024; https://www.nature.com/articles/s43247-024-01915-5.

[11] Simon Shuster S.; The Drone Wars: How Ukraine Beat Russia in the Battle of the Black Sea; TIME; 2024; https://time.com/7013531/sea-drones-how-ukraine-beat-russia-in-the-black-sea/.

[12] Welsh C., Glauber J., Dodd E.; Russia’s Renewed Attacks on Ukraine’s Grain Infrastructure: Why Now? What Next?; CSIS; 2024; https://www.csis.org/analysis/russias-renewed-attacks-ukraines-grain-infrastructure-why-now-what-next.

[13] Ibidem.

[14] European Council; How the Russian invasion of Ukraine has further aggravated the global food crisis; 2024; https://www.consilium.europa.eu/en/infographics/how-the-russian-invasion-of-ukraine-has-further-aggravated-the-global-food-crisis/.

[15] United Nations; Black Sea Grain Initiative offers hope, shows power of trade; UNCTAD; 2022;https://unctad.org/news/black-sea-grain-initiative-offers-hope-shows-power-trade.

Immagine di copertina: https://www.gettyimages.it/detail/foto/aerial-view-of-big-cargo-ship-bulk-carrier-is-immagine-royalty-free/1404200312?phrase=commercio%2Bdel%2Bgrano

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