Negli ultimi anni, la democrazia europea ha dovuto affrontare sfide complesse e molteplici forme di pressione, al punto tale da definire lo spazio informatico UE come un “campo di battaglia geopolitico”: [1] secondo la recente pubblicazione del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE) sulla manipolazione delle informazioni e le minacce di interferenza ibride –rinominate successivamente “FIMI”, ossia “Foreign Information Manipulation and Interference Threats”–, l’Unione Europea è stata oggetto di diversi attacchi ibridi relativamente alla manipolazione di informazioni, campagne di disinformazione, comportamenti manipolativi esercitati tramite bot, contenuti falsi generati dall’intelligenza artificiale, censura e strumentalizzazione delle informazioni da parte di governi autocratici. [2] La maggior parte di questi attacchi proviene da Paesi quali la Federazione Russa e la Cina –come esplicitamente menzionato nel rapporto del SEAE– in quanto detentori di interessi geopolitici comuni volti all’indebolimento delle democrazie occidentali.[3] Ugualmente, l’Iran è stato riconosciuto dall’Unione Europea come un attore globale emergente nel campo della manipolazione delle informazioni, avendo collaborato, a titolo esemplificativo, alla creazione di account non autentici nelle piattaforme dei social media occidentali per amplificare la tensione intorno alle proteste nei campus universitari per le politiche israeliane dell’amministrazione Biden. [4]
Tali attacchi, dunque, non si limitano soltanto ai confini UE: l’Ucraina rimane il bersaglio principale degli attacchi FIMI russi,[5] come anche i Balcani occidentali, [6] ma questi ultimi si estendono anche a Paesi dell’America Latina edell’Africa –nuovi campi di propagazione di narrazioni antioccidentali.[7] In tali Paesi –particolarmente in UE– è stata registrata una crescente polarizzazione delle informazioni attraverso la creazione di siti web falsi che imitano fonti legittime, deepfake e materiale audio-visivo generato dall’intelligenza artificiale che plasma false narrazioni, insieme a pratiche come l’hacking per rubare, alterare o fabbricare informazioni. [8]
Sebbene per “combattere” tali fenomeni siano state proposte e attuate molte iniziative a livello istituzionale europeo, il pilastro cruciale su cui lavorare rimane la formazione di una solida coscienza pubblica, sulla quale i Paesi “attaccanti” stanno appunto agendo. Infondere, infatti, nelle persone la capacità di riconoscere la disinformazione e le informazioni manipolate, coadiuvata da uno sforzo istituzionale nell’educazione civica, nella costituzione di una resilienza psicologica collettiva e nella preparazione al fronteggio di crisi, sostenendo l’indipendenza di media credibili, [9] promuove un’alfabetizzazione digitale e mediatica che nutre una democrazia consapevole e capace.
Sicurezza e democrazia sono infatti ad oggi strettamente intersecate, tanto che il Parlamento europeo, sotto la guida del nuovo Commissario per la Democrazia, la Giustizia e lo Stato di diritto Michael McGrath e della Presidente della Commissione Ursula von Der Leyen, è stata istituita la “Commissione Speciale sullo Scudo Democratico Europeo” (Special Committee on the European Democracy Shield), che sta esaminando, tra le altre cose, la situazione dei media e delle piattaforme online nell’UE, la loro resilienza alle interferenze, la manipolazione degli algoritmi e gli effetti sulla democrazia.[10]
Il SEAE, dall’altro lato, ha imposto sanzioni concrete a persone ed entità coinvolte in attacchi informatici che minacciano l’UE o i suoi Stati membri, principalmente per quanto riguarda i divieti di viaggio e il congelamento dei beni (“frozen assets”), [11] per proteggere lo spazio UE. Infine, l’attuale Presidenza danese del Consiglio dell’Unione Europea, per quanto riguarda la lotta alla disinformazione, promuove l’alfabetizzazione digitale, la garanzia di un quadro normativo solido per media liberi e affidabili e la regolamentazione dei giganti della tecnologia per garantire che si assumano le proprie responsabilità, [12] sulla scia della precedente Presidenza polacca, che ha promosso la sicurezza e la resilienza alla manipolazione e alla distorsione delle informazioni come una delle sue principali priorità. [13]
Tali problematiche risalgono comunque a quasi un decennio fa. A titolo di esempio illustrativo, si riporta di seguito una cronologia della risposta dell’UE alla manipolazione delle informazioni:

Attualmente, l’81% dei cittadini europei ritiene che l’ingerenza straniera nei sistemi democratici sia un problema serio. [14] Secondo il Consiglio UE, la disinformazione, la manipolazione delle informazioni e le interferenze possono infatti portare a conseguenze di vasta portata per i diritti umani e i valori democratici, minacciando la libertà di pensiero, il diritto alla privacy, il diritto alla partecipazione democratica e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei media. La lotta alla disinformazione deve quindi essere uno sforzo continuo da compiere, poiché alimenta la partecipazione politica, la fiducia istituzionale e la resilienza democratica.
La tecnologia, quindi, non è più “solo” uno strumento per condividere contenuti e informazioni: oggi ha assunto il ruolo di un vero e proprio attore in grado di modellare il comportamento umano. Per questo, come costantemente ribadito dalle massime autorità europee, è fondamentale aumentare la consapevolezza sul lato psicologico della tecnologia con le sue implicazioni, promuovendo al contempo il pensiero critico: i cittadini europei meritano di provare un senso di sicurezza e di prospettive di sviluppo nello spazio europeo, dove l’informazione è stata definita un diritto fondamentale. [15]
[1] Terza Relazione del SEAE sulla manipolazione delle informazioni straniere e le minacce di ingerenza – Esposizione dell’architettura delle operazioni FIMI, marzo 2025, pagina 2 – PREFAZIONE DELL’ALTO RAPPRESENTANTE/VICEPRESIDENTE KAJA KALLAS https://www.eeas.europa.eu/sites/default/files/documents/2025/EEAS-3nd-ThreatReport-March-2025-05-Digital-HD.pdf
[2] Terza Relazione del SEAE sulla manipolazione delle informazioni straniere e le minacce di interferenza – Esposizione dell’architettura delle operazioni FIMI, marzo 2025, op. cit.
[3] Secondo il rapporto del Parlamento europeo “Online information manipulation and information integrity – An overview of key challenges, actors and the evolving response” (Una panoramica delle principali sfide, degli attori e della risposta in evoluzione dell’UE), disponibile all’ indirizzo https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2024/762416/EPRS_BRI(2024)762416_EN.pdf , gli obiettivi del Cremlino sono molto espliciti: il 13 giugno 2024, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha utilizzato il suo canale Telegram ufficiale per esortare Mosca a utilizzare la disinformazione per incitare disordini sociali in Occidente in risposta all’ultimo round di sanzioni degli Stati Uniti e dell’UE contro la Russia: “Hanno paura delle esplosioni sociali? Provochiamone un po’!” Ha aggiunto: “Trasformiamo la loro vita in un incubo folle in cui non saranno in grado di distinguere la finzione selvaggia dalla realtà del giorno, il male infernale dalla routine della vita.”
[4] Op cit, pagina 4.
[5] Terza relazione del SEAE sulla manipolazione delle informazioni straniere e le minacce di interferenza – Esposizione dell’architettura delle operazioni FIMI, marzo 2025, pagina 9.
[6] Come la Moldova, che al di là delle elezioni presidenziali e del referendum di adesione all’UE, è stata oggetto di ripetuti attacchi da parte della Russia in relazione alle tensioni in Transnistria, e non sono mancate accuse infondate di ingerenza nella guerra in Ucraina.
[7] Op. cit, pagina 4. Secondo l’Africa Center for Strategic Studies, le campagne per manipolare gli ecosistemi dell’informazione in Africa sono quasi quadruplicate dal 2022, alimentando la destabilizzazione, la violenza mortale e l’arretramento democratico. Gli Stati stranieri sponsorizzano il 60% di queste campagne, guidati dalla Russia, seguita da Cina, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar. La Cina, in particolare, sta esportando tecnologie che facilitano il controllo delle informazioni, come la sorveglianza e la repressione, a governi autoritari e autoritari in tutto il mondo, anche in America Latina, Africa e Balcani occidentali.
[8] https://www.consilium.europa.eu/en/policies/disinformation-and-democratic-resilience/
[9] Programma della Presidenza Polacca del Consiglio dell’Unione Europea, 1 gennaio–30 giugno 2025, pagina 5 https://polish-presidency.consilium.europa.eu/media/zkcno325/programme-of-the-polish-presidency-of-the-council-of-the-european-union.pdf
[10] https://www.europarl.europa.eu/committees/en/euds/home/highlights
[11]https://www.eeas.europa.eu/eeas/eu-imposes-first-ever-cyber-sanctions-protect-itself-cyber-attacks_und_en#:~:text=The%20European%20Union%20has%20imposed%20today%20its%20first,include%20travel%20bans%20and%20the%20freezing%20of%20assets
[12] “A strong Europe in a changing world” – Programme July 1–December 31, 2025 programme-of-the-danish-eu-presidency-2025.pdf pagina 3.
[13] https://polish-presidency.consilium.europa.eu/en/programme/priorities/
[14] https://www.consilium.europa.eu/en/policies/disinformation-and-democratic-resilience/
[15] Il Consiglio d’Europa ha infatti riconosciuto l’”accesso all’informazione” come diritto fondamentale nella sua Convenzione del 2009 sull’accesso ai documenti ufficiali (Convenzione di Tromsø) – Serie dei trattati del Consiglio d’Europa – n. 205, Convenzione del Consiglio d’Europa sull’accesso ai documenti ufficiali, Tromsø, 18.06.2009, https://rm.coe.int/1680084826

Laureata con Lode in European Studies. Ha effettuato un Erasmus in Francia, nei pressi di Parigi, ed ha svolto un tirocinio alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea a Bruxelles, curando le relazioni con il Parlamento Europeo. È appassionata di tutela dei diritti umani e democrazia, sicurezza e difesa nel contesto comunitario, nonché di relazioni internazionali.