Un incontro cruciale per l’alleanza transatlantica
Nel cuore di un’Europa scossa dalla guerra in Ucraina e sempre più pressata a rafforzare una propria autonomia strategica, l’incontro del 5 giugno 2025 tra il presidente Donald Trump e il neoeletto cancelliere tedesco Friedrich Merz (in carica dal 6 maggio) ha segnato un momento cruciale nei rapporti tra le due sponde dell’Atlantico. Ben oltre il valore simbolico, questo primo faccia a faccia ha rappresentato un banco di prova per misurare la solidità dell’alleanza transatlantica e per ridefinire gli equilibri interni al continente europeo, in un momento in cui la diplomazia occidentale è sottoposta a forti tensioni.
L’appuntamento, formalmente cordiale, è stato carico di contenuti e implicazioni geopolitiche. Questo incontro, infatti, si inserisce come tassello significativo in un quadro di relazioni USA-UE, recentemente indebolito da numerose divergenze che minano la solida collaborazione tra Americani ed Europei.
Il cancelliere Merz, consapevole delle difficoltà diplomatiche relative ad un dialogo pacifico, (come nel caso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky o del sudafricano Cyril Ramaphosa) ha cercato sin dall’inizio di imprimere un tono moderato, diplomatico e distensivo all’incontro con il presidente americano. In questo contesto, si innesta un gesto simbolico, ma calcolato, con il quale ha omaggiato Trump: la consegna del certificato di nascita del nonno Friedrich Trump, nato nel 1869 nell’attuale Renania-Palatinato, prima di emigrare negli Stati Uniti. Un atto che costituisce un chiaro richiamo alle radici comuni, utile a rafforzare un legame personale in vista di un dialogo politico più solido.
Ma ciò non è bastato a far affievolire la posizione ideologica e politica del leader americano, il quale ha difeso ardentemente le proprie convinzioni durante la discussione delle principali tematiche in agenda. La guerra in Ucraina, le questioni relative ai dazi e le velate accuse del presidente statunitense sulla mancata collaborazione europea in ambito difensivo, sono stati gli elementi di fondo di una discussione che ha toccato direttamente il futuro degli equilibri di sicurezza e cooperazione internazionale.
Temi caldi: Ucraina, dazi e difesa
Sul primo nodo centrale dell’incontro, la guerra in Ucraina, è stato il cancelliere tedesco Friedrich Merz a prendere l’iniziativa, cercando di imprimere un tono più riflessivo e storico alla discussione. Nel suo intervento, ha evocato l’81º anniversario dello sbarco in Normandia, richiamando il ruolo decisivo che gli Stati Uniti ebbero allora nel liberare l’Europa dall’occupazione nazista. Merz ha colto quindi l’occasione per tracciare un chiaro parallelismo tra quell’aggressione totalitaria e l’attuale offensiva russa in Ucraina, sottolineando la necessità di una risposta ferma e decisiva della nazione americana, come accadde nel 1944.
Tuttavia, nonostante il valore simbolico del paragone e l’appello alla memoria storica condivisa, il cancelliere non è riuscito a scalfire la posizione di Donald Trump, che si è mostrato irremovibile e poco incline a rivedere la propria linea sul conflitto. Infatti, al contrario della richiesta tedesca di un intervento più deciso in favore della pace, il presidente ha ribattuto affermando che potrebbe essere necessario che “continuino a combattere per un po’”[1] prima di poter intravedere una soluzione, che sia una vittoria da parte della Russia o un trattato di pace. Ha inoltre ribadito la sua convinzione secondo cui Vladimir Putin non si fermerà finché non avrà ottenuto “l’intera faccenda”[2], quindi l’intero controllo dell’Ucraina, lasciando intendere che la guerra potrebbe proseguire ancora a lungo senza un reale cambio di rotta, né da Mosca né da Washington.
Anche sul fronte commerciale, il presidente americano ha mantenuto una posizione rigida, lasciando scarso margine di manovra durante l’incontro. Pur dichiarandosi fiducioso in un possibile accordo con l’Unione Europea, le sue parole sono apparse più come una dichiarazione d’intenti che un segnale concreto di apertura. Nel frattempo, ha annunciato un possibile aumento dei dazi fino al 50 per cento su ogni tipo di importazione dall’Unione, oltre a quelle già imposte su acciaio e alluminio che sarebbe dovuta entrare in vigore il 9 luglio[3], ma che è ancora oggetto di trattativa. Infatti, si tratterebbe di un colpo potenzialmente devastante per le economie europee, le quali stanno cercando di abbassare il più possibile le imposte. In un momento in cui Bruxelles sta cercando di stimolare la competitività internazionale, l’eventualità di nuove barriere tariffarie rischia di compromettere non solo l’equilibrio commerciale transatlantico, ma anche la stabilità dei mercati globali.
Attualmente, l’obiettivo dei negoziati intrapresi da Ursula Von der Leyen e dell’Unione Europa è quello di raggiungere un “compromesso dell’aliquota comune al 10%, con margini di flessibilità e possibili esenzioni per settori strategici come aviazione, tech ed eccellenze alimentari del continente”[4].
Sul tema della difesa transatlantica si sono registrati sviluppi significativi, in parte favorevoli al cancelliere tedesco Friedrich Merz. Durante l’incontro, Merz è riuscito a scongiurare il ritiro dei circa 40.000 militari statunitensi attualmente stanziati sul territorio tedesco, un’ipotesi che avrebbe rappresentato un duro colpo simbolico e operativo per la sicurezza europea. Il mantenimento della presenza militare americana in Germania è stato accolto come un importante segnale di continuità nell’impegno atlantico, almeno nel breve periodo.
In cambio, Merz ha mostrato disponibilità a soddisfare una delle richieste più pressanti avanzate da Trump: l’aumento delle spese tedesche per la difesa. Non solo ha confermato l’obiettivo del 2% del PIL da destinare alla NATO, soglia richiesta formalmente dall’Alleanza, ma ha anche aperto alla possibilità di arrivare fino al 5%, un segnale di forte determinazione politica e strategica. “Vogliamo avere l’esercito convenzionale più forte d’Europa”[5], ha dichiarato Merz, tracciando così una linea chiara sulla nuova ambizione militare della Germania nel contesto europeo. Questa svolta rappresenta non solo una risposta alle critiche di Trump circa la presunta inattività europea, ma anche un tentativo di rafforzare il ruolo della Germania come attore centrale nella sicurezza del continente. In questo quadro, il riassetto delle spese militari non appare più come una concessione tattica, ma come una leva strategica per rilegittimare il legame con Washington e, allo stesso tempo, riaffermare la centralità tedesca nella difesa europea. Dal canto suo, Trump ha dichiarato che monitorerà con grande attenzione gli sforzi e le nuove misure che verranno intraprese da Berlino
[1] https://www.eunews.it/2025/06/06/incontro-merz-trump-dazi-ucraina-nato/
[2] https://it.euronews.com/2025/06/05/merz-ha-ottenuto-tutto-quello-che-voleva-dallincontro-con-trump
[3] Ibidem
[4]https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2025/07/07/trump-annuncia-i-dazi-a-sette-paesi-partita-aperta-con-lue_4c5deadd-ca14-4f32-94ee-cf1fc7c5af06.html
[5] https://it.euronews.com/2025/06/05/merz-ha-ottenuto-tutto-quello-che-voleva-dallincontro-con-trump

Laureata in International Relations in the Digital Era con il massimo dei voti, ha lavorato come educatrice e collaboratrice presso United Network Eu che l’ha coinvolta in progetti internazionali svoltosi anche al Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York e al Parlamento Europeo a Bruxelles. Un modo per interfacciarsi realmente agli equilibri geopolitici e alimentare l’interesse per le tematiche ambientali.