Il Medio Oriente dal 7 ottobre 2023 sta conoscendo un cambiamento strategico profondo che ha mutato i rapporti di forza nella regione tra le potenze regionali, in particolare Israele e Turchia.
Sebbene non ci sia ancora stato nessuno scontro diretto tra Ankara e Tel Aviv, come tra Teheran e Tel Aviv, l’impatto della guerra a Gaza ha fatto deteriorare i rapporti tra i due Stati. La recrudescenza della questione palestinese, a cui si collega la “violazione” della sacralità della città di Gerusalemme da parte di Israele, e la questione curda hanno portato la Turchia negli ultimi due anni ad entrare politicamente sempre più in conflitto con Israele.
L’arresto nel febbraio 2024 di 7 persone accusate di essere affiliati al Mossad da parte della polizia turca, così come di un cittadino kosovaro, spia del Mossad, nel settembre 2024, non hanno fatto che peggiorare la situazione, creando un clima di forte diffidenza reciproca[1]. La tensione israelo-turca si è tradotta non soltanto in una diatriba politica tra Erdogan e Netanyahu ma anche, e soprattutto, in una partita geopolitica turco-israeliana giocata su diversi livelli. A livello diplomatico, il 7 dicembre 2023 Ankara ha stipulato un importante accordo commerciale con Atene con lo scopo sia di rafforzare i legami commerciali tra i due Stati, sia di abbassare la tensione per la sovranità sulle isole del Mar Egeo, spezzando il contenimento turco del Mediterraneo formato da Grecia, Francia, Egitto e dallo stesso Israele[2]. Questo “accordo di pace” ha permesso ad Ankara di chiudere un “fronte caldo” e concentrare buona parte dei propri sforzi sulla questione palestinese. A livello militare, la sfida tra Ankara e Gerusalemme riguarda la vendita dei caccia F-35 americani. Il governo Netanyahu ha esercitato una pressione notevole sul Congresso statunitense affinché non vendesse questi caccia di ultima generazione ai turchi, temendo probabilmente di perdere la superiorità aerea nella regione, complicando la trattiva tra l’Amministrazione Trump e il Governo turco ancora in corso.
Ma la partita più importante, che forse determinerà i rapporti di forza tra i due Paesi, è in Siria.
L’8 dicembre 2024 la caduta a Damasco del regime alawita a seguito del golpe militare della milizia Hay’at Tahrir al Sham (HTS), guidata dal leader Al-Jolani, ha permesso alla Turchia di entrare massicciamente nella partita mediorientale a scapito di Russia e Iran. Il successo strategico di Ankara è sia terrestre che marittimo dato che, con l’appoggio al nuovo regime siriano, la Turchia ha espanso da una parte la propria influenza sul Mediterraneo Orientale, creando una linea di continuità geopolitica tra costa turca e costa siriana mentre dall’altra ha reso la Siria una longa manus turca nella regione medio orientale. Proprio questo successo turco ha avvicinato pericolosamente la potenza anatolica ai confini israeliani e generato grandi malumori dentro le istituzioni israeliane che temono l’affermarsi di un egemone nella regione. Nonostante il primo ministro Netanyahu abbia espresso soddisfazione per la caduta del regime alawita, in realtà a Tel Aviv conveniva un regime ostile ma debole a capo di uno stato fortemente frammentato, la cui sovranità sul territorio siriano era garantita più per la presenza russo-iraniana che non per la qualità e la forza delle istituzioni siriane.
Il governo israeliano, poche ore dopo il collasso del regime baathista, ha deciso di “demolire” le infrastrutture militari e i depositi di armi siriani, conducendo 480 attacchi aerei in soli 2 giorni, onde impedire che quest’ultimi potessero finire in mano a gruppi ribelli; ma soprattutto ha occupato e annesso la zona demilitarizzata delle Alture del Golan, violando l’accordo di cessate il fuoco del 1974 tra Israele e Siria[3]. Questa azione ha permesso a Israele di ottenere un vantaggio geografico non indifferente in funzione anti-turca grazie alla visuale che queste alture garantiscono sul territorio siriano, scongiurando possibili attacchi a sorpresa dalla Siria. Successo israeliano che il governo sta cercando di fortificare con l’approvazione di nuovi insediamenti coloniali nell’area, dove sono già presenti 30 insediamenti israeliani che contano 20 mila coloni[4]. Di conseguenza, l’espansione israeliana in Siria ha portato lo Stato ebraico a intrecciarsi sempre di più con le vicende del Paese: gli scontri del mese di luglio tra le milizie druse e i gruppi beduini sunniti hanno portato Israele a condurre raid aerei contro le forze di Damasco in difesa della popolazione drusa[5]. Allo stesso tempo, la militarizzazione della Siria da parte della Turchia, che ambisce a garantire la difesa dello spazio aereo siriano, ha generato tensioni tra Turchia e Israele. La volontà turca di controllare le basi militari siriane di Hama e Tiyas ha causato un primo scontro diretto con Israele che ha condotto bombardamenti per impedire lo stabilimento dei turchi nell’area[6].
Al momento le parti non sembrano interessate ad uno scontro diretto, ma le premesse per un nuovo fronte in Medio Oriente ci sono[7]. La Turchia, nell’ultimo decennio, sta accrescendo velocemente il proprio status, collezionando vittorie geopolitiche in Africa, Medio Oriente, Caucaso ed Europa e candidandosi nel lungo periodo a diventare una possibile potenza mondiale. La Commissione Nagel ha sostenuto, in un report presentato al governo israeliano, che la Turchia sarà il futuro nemico di Israele, ancora di più dell’Iran, e che lo Stato ebraico deve prepararsi militarmente e politicamente ad affrontare questa nuova minaccia[8].
[1] Turkey arrests seven suspected of selling information to Israel’s Mossad, “Aljazeera”, 02 febbraio 2024 (https://www.aljazeera.com/news/2024/2/2/turkey-arrests-seven-suspected-of-selling-information-to-israels-mossad)
[2] Niki Kitsantonis and Safak Timur, Greece and Turkey, long at odds, vow to work together peacefully, “The New York Times”, 7 dicembre 2023 (https://www.nytimes.com/2023/12/07/world/europe/greece-turkey-declaration-of-friendly-relations.html)
[3]Israel grabs land in Syria’s Golan Heights, warns villagers to stay home, “Aljazeera”, 8 dicembre 2024, (https://www.aljazeera.com/news/2024/12/8/israel-seizes-buffer-zone-in-syrias-golan-heights-after-al-assad-falls).
[4] Emily Atkinson and Jack Burgess, Israel plans to expand Golan settlements after fall of Assad, “BBC”, 15 dicembre 2024 (https://www.bbc.com/news/articles/cz6lgln128xo).
[5]Francesco Petronella, Nuove violenze in Sira: la questione drusa e il ruolo di Israele, “ISPI”, 15 luglio 2025 (https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nuove-violenze-in-siria-la-questione-drusa-e-il-ruolo-di-israele-214192).
[6] MEE Correspondent and Ragip Soylu, Turkey moves to take control of Syria’s strategic T4 airbase: sources, “Middle East Eye”, 1 aprile 2025 (https://www.middleeasteye.net/news/turkey-moves-take-control-syrias-strategic-t4-air-base-sources).
[7] Sean Mathews and Ragip Soylu, Turkey and Israel mull deconfliction line in Syria, sources say, “Middle East Eye”, 7 aprile 2025 (https://www.middleeasteye.net/news/turkey-and-israel-deconfliction-line-syria).
[8] Ariel Harkham, Israel faces the risk of a war with Turkey – opinion, “The Jerusalem Post”, 16 gennaio 2025 (https://www.jpost.com/opinion/article-837709).