Introduzione
Seppur l’Artico sia noto per i ghiacci eterni e la sua natura incontaminata, negli ultimi anni è emerso come una nuova frontiera di rivalità globali. Con il conflitto russo-ucraino del 2022, quella che era considerata una zona di cooperazione pacifica si è trasformata in un teatro di competizione strategica, ricalcando gli scenari della Guerra Fredda. Le complessità della rivalità tra NATO e URSS, che in un primo momento provocarono una massiccia militarizzazione della regione, sfociarono nel 1996 nella creazione del Consiglio Artico. Tuttavia, la recente escalation militare russa e l’allargamento della NATO verso nord hanno spezzato questa eccezionalità artica, sollevando interrogativi sul futuro equilibrio geopolitico al Polo Nord.
A seguito delle recenti vicissitudini che hanno segnato innumerevoli cambiamenti nello scenario geopolitico internazionale, risulta necessario analizzare in che modo la rinnovata militarizzazione dell’Artico da parte degli attori internazionali – di pari passo con il crescente coinvolgimento di potenze non artiche – stia rimodellando l’architettura di sicurezza artica dal 2022 in poi.
La seguente analisi ha l’obiettivo di dimostrare la centralità di tre fattori protagonisti. In primo luogo, esaminando la militarizzazione in atto nella regione a seguito delle manovre della Russia e della NATO, concentrandosi particolarmente sul ruolo di Finlandia e Svezia. Successivamente, la rilevanza nella regione delle potenze non artiche sarà prova del peso che il Polo riveste negli interessi di ogni singolo stato; ed infine, identificando le principali zone di frizione, le sfide di governance emerse e i rischi strategici più rilevanti, si potrà illustrare una molteplicità di scenari possibili.
Bastioni polari: come Russia e NATO stanno militarizzando il Circolo Artico
L’Artico sta assistendo a una rapida espansione di attività militari. Mosca ha investito massicciamente nella regione: dalla riattivazione di basi sovietiche alla modernizzazione della Flotta del Nord (inclusi sottomarini nucleari e difese aeree avanzate) sino a frequenti esercitazioni militari nelle acque polari.[1] Sui canali ufficiali, l’amministrazione russa sostiene di opporsi alla “militarizzazione” dell’Artico e dichiara di voler preservare pace e stabilità nella regione;[2] tuttavia, la nuova Dottrina di Politica Estera russa (marzo 2023) avverte che Mosca contrasterà le politiche dei “paesi ostili” volte a limitare gli interessi russi nell’Artico.[3] Ciò significa che il Cremlino giustifica un ulteriore potenziamento bellico al Polo Nord come risposta alle mosse occidentali poiché percepite come minacciose. Di fatto, Sergey Yermakov – un analista russo – ha definito l’ingresso di Finlandia e Svezia nella NATO “la sfida più urgente” alla sicurezza russa nell’Artico, facendo appello a adeguate contromisure. Dopo il 2022, Mosca ha riorganizzato i propri comandi artici e ha intensificato pattugliamenti navali ed aerei, nonostante l’impegno bellico in Ucraina. Il Ministro della Difesa – Sergej Shoigu – si è recato personalmente nei remoti avamposti artici nell’agosto 2023, ricordando l’importanza strategica attribuita a queste posizioni.[4] Parallelamente, la Russia ha continuato a svolgere grandi esercitazioni (come Finval-2023 che prevede il dispiego di 1800 uomini, 15 navi e sottomarini), mirando a garantire capacità militari artiche a 360 gradi, così come proiettare potenza per proteggere le proprie rotte e infrastrutture nell’estremo nord. [5]
Dall’altro lato, anche l’Alleanza Atlantica ha rivolto un’attenzione crescente al Grande Nord. Già nell’ottobre 2022, il presidente del Comitato Militare NATO dichiarava che con l’adesione di Finlandia e Svezia “sette degli otto membri del consiglio Artico saranno alleati con la NATO” – un livello di integrazione che permetterà all’Alleanza di definire meglio il proprio ruolo nell’Alto Nord e di schierare più risorse nella regione.[6] Questo allargamento ha ridisegnato la geografia strategica: Finlandia (entrata formalmente nella NATO nell’aprile 2023) e Svezia (in via di adesione) hanno posto fine a decenni di neutralità, portando la frontiera dell’Alleanza a coincidere con gran parte del Circolo Polare, e, come sottolineato dal Ministro della Difesa finlandese, oggi la NATO forma “una regione forte e unita dal Mar Baltico all’Artico”, pianificando la difesa euro-atlantico come un tutt’uno.[7] L’ingresso di Helsinki e Stoccolma estende enormemente il territorio e lo spazio aereo della NATO nell’Artico, affiancando al tradizionale presidio navale nuove robuste forze terrestri e aree nordiche.[8] Ad esempio, le forze finlandesi apportano capacità artiche di fanteria e artiglieria pesante, mentre la Svezia contribuisce con una potente aeronautica: insieme a Norvegia e Danimarca, i Paesi nordici mettono in campo circa 200 caccia interoperabili considerati ormai la “forza aerea artica” della NATO in Europa.[9] Anche prima dell’adesione formale, Finlandia, Svezia e Norvegia avevano intensificato le esercitazioni congiunte oltre il Circolo Polare – ad esempio, nel 2022 organizzarono la manovra terrestre più imponente mai sperimentata con sede nella Lapponia finlandese, che vide coinvolte truppe britanniche, svedesi e norvegesi.[10] La reazione russa è stata immediata: nel dicembre 2022 il Ministero della Difesa di Mosca ha definite l’allargamento nordico della NATO come “la più urgente minaccia” alla sicurezza russa nell’Artico, annunciando l’adozione di adeguate contromisure strategiche.[11] Documenti russi successivi confermano un’accresciuta enfasi sul fronte artico, percepito ora come potenzialmente ostile.[12] In parallelo, la NATO e le nazioni alleate – non solo quelle artiche tradizionali – hanno cominciato a dichiarare apertamente l’Artico “punto chiave” dell’attenzione strategica,[13] passando dalle parole ai fatti con un incremento di pattugliamenti, sorveglianza e presenza nel Grande Nord.[14]
Questa rinnovata militarizzazione incrociata segna la fine dell’eccezionalismo artico che aveva finora tenuto il Polo Nord ai margini dei conflitti globali. Oggi l’Artico è pienamente intrecciato con le dinamiche euro-atlantico: basti pensare che le maggiori potenze vi vedono un corridoio strategico per dispiegamento di sottomarini nucleari (capaci di lanciare missili intercontinentali sotto la calotta polare) e la via più breve per eventuali traiettorie missilistiche tra America, Europa e Asia.[15] La consapevolezza di queste realtà ha spinto la NATO a ribadire che “l’Artico ha sempre avuto rilevanza strategica come porta dell’Atlantico” e che l’Alleanza farà di tutto affinché resti una regione libera e aperta.[16] In sintesi, dal 2022 in poi la “nuova architettura di sicurezza artica” vede da un lato una Russia determinata a consolidare il proprio bastione polare e dall’altro una NATO ora presente su quasi tutto il fronte nord. Questo equilibrio precario – con forze contrapposte in potenziale contatto ravvicinato su ghiacci e cieli – funge da sfondo ad un contesto in cui anche attori esterni alla regione cercano di inserirsi.
Il richiamo del Grande Nord: la sfida delle potenze non artiche
Negli ultimi anni, potenze lontane dai ghiacci artici hanno iniziato a proiettarsi verso il Grande Nord, spinte da interessi economici, scientifici e strategici. Pechino in particolare si è autodefinita “Stato vicino all’Artico”, lanciando la visione della Via della Seta Polare.[17] La Cina vede nell’Artico opportunità cruciali: nuove rotte marittime più brevi tra Asia ed Europa, giacimenti di risorse (idrocarburi, minerali) e persino potenziali avamposti strategici. Sin dal 2018 la Cina ha articolato una strategia artica ufficiale, investendo in rompighiaccio (le navi Xuelong) e stazioni di ricerca. Dopo il 2022, con la Russia isolata dall’Occidente, Pechino ha intensificato la cooperazione bilaterale con Mosca sullo sviluppo della Rotta Marittima del Nord. Nel 2023, durante un vertice a Pechino, XI Jinping e Vladimir Putin hanno concordato la creazione di un organismo congiunto per sviluppare questa rotta artica lungo le coste russe,[18] collaborazione formalizzata nell’agosto 2024 con una sottocommissione bilaterale. Questa intesa sino-russa mira ad espandere i traffici attraverso l’Artico russo e a investire in nuovi terminal e navi rompighiaccio.[19] Sebbene il traffico cinese sull’Artico sia ancora limitato (nel 20234 solo pochi cargo cinesi hanno attraversato la rotta polare),[20] la direzione di marcia è chiara: Pechino intende garantirsi un posto nella pratica artica, approfittando anche del vuoto lasciato dalle imprese occidentali nei progetti energetici russi sanzionati. Non a caso la Cina ha acquistato quote nei giacimenti russi di gas artico e ha cercato di accrescere la presenza scientifica in luoghi strategici (come le isole Svalbard, dove un tentativo cinese di acquisire terreni è stato bloccato da Oslo nel 2024 per motivi di sicurezza).[21] Secondo l’intelligence danese, Mosca potrebbe persino “concedere maggiore accesso alla Cina” in ambito artico, e Pechino sfrutterebbe tale apertura per rafforzare il proprio ruolo regionale e valutare l’ipotesi di una presenza militare in futuro.[22] In Occidente, infatti, cresce l’attenzione verso le mosse cinesi: se finora l’attività di Pechino al Polo Nord è stata soprattutto scientifica ed economica, il timore è che nel lungo periodo essa possa tradursi anche in influenza strategica (ad esempio attraverso il posizionamento di sistemi di navigazione, comunicazione o addirittura asset militare dual-use in collaborazione con la Russia).
Anche Nuova Delhi ha voltato lo sguardo a nord. L’India è osservatore nel Consiglio Artico dal 2013, ma solo di recente ha definito una politica artica organica. Nel marzo 2022 il governo indiano ha lanciato la sua prima Arctic Policy intitolata “India and the Arctic: building a partnership for sustainable development”. Questo documento si focalizza su sei pilastri – dalla ricerca scientifica alla tutela ambientale, dallo sviluppo economico locale ai trasporti e alla governance artica – evidenziando un approccio cooperativo e rispettoso del diritto internazionale.[23] Pur non avendo ambizioni al Polo, Nuova Delhi intende “preparare il paese al futuro” in cui le grandi sfide globale, come nel caso del cambiamento climatico, avranno una dimensione artica.[24] La presenza indiana, per ora marginale rispetto a quella cinese, segnala una vera globalizzazione delle questioni artiche: anche potenze lontane reputano che il destino “del grande nord” influenzerà sicurezza e sviluppo globale.
Tra gli attori asiatici, il Giappone e la Corea del Sud hanno anch’essi intensificato l’attenzione verso l’Artico, sebbene con approcci prevalentemente economici e scientifici. In quanto nazione marittima priva di materie prime, Tokyo vede nelle nuove rotte artiche l’opportunità per accorciare le distanze commerciali con l’Europa e diversificare le fonti di approvvigionamento energetico.[25] Già da tempo il Giappone studia la Rotta del Mare del Nord: partecipò negli anni ’90 a programmi con Norvegia e Russia per valutarne la fattibilità e nel 2012 ha ricevuto il primo cargo GNL via Artico.[26] La strategia Giapponese sottolinea l’importanza di un Artico stabile per assicurare il transito sicuro di merci e l’accesso a progetti energici nei quali le aziende nipponiche sono coinvolte, come nei casi di Alaska, Mare di Barents, fino ad arrivare alle concessioni offshore in Groenlandia.[27] Seul, dal canto suo, ha elaborato una visione dell’Artico come “opportunità economica” in linea con la sua vocazione cantieristica e tecnologica. La Policy Framework for the Arctic 2019-2022 definiva il paese come un “pioniere e partner nella costruzione del futuro artico” puntando a cooperazione economica, partecipazione alla governance artica e contributo scientifico internazionale.[28] Di fatto, la Corea ha investito nella costruzione di navi rompighiaccio, ha partecipato a progetti di ricerca congiunti e mantiene una stazione di ricerca artica. Seppur Seul eviti di toccare aspetti di difesa, il deterioramento dei rapporti con Mosca la pone oggi in una posizione delicata: deve bilanciare l’interesse commerciale per la rotta siberiana con la solidarietà verso gli alleati occidentali nelle sanzioni. Ciò potrebbe spingerla a riallineare le proprie strategie artiche, magari cercando una cooperazione più stretta con partner come il Canada, con cui condivide l’impegno per uno sviluppo sostenibile dell’Artico.[29]
Nel novero delle potenze “esterne” è inevitabile non menzionare Regno Unito e Unione Europea. Londra ama definirsi “il più vicino vicino dell’Artico” grazie alla prossimità geografica della Scozia e al passato coloniale in Canada. Il Regno Unito è stato uno dei primi osservatori del Consiglio Artico e possiede robuste competenze polari (basti pensare alla Royal Navy impegnata da decenni in esercitazioni nei mari artici e all’eccellenza scientifica del British Antarctic Survey che opera anche al Nord). Nel febbraio 2023 il governo britannico ha pubblicato un aggiornamento della strategia artica adeguandola alla “nuova realtà” seguita all’invasione russa dell’Ucraina. Questo documento – Looking North: the UK and the Arctic – riconosce che l’Artico non è più un ambiente a bassa tensione, ma una regione segnata da maggiore competizione e interessi geopolitici.[30] Londra intende dunque restituire la centralità alle questioni artiche nella sua politica estera e di difesa, coordinandosi strettamente con gli alleati nordici e nordamericani. La strategia aggiornata enfatizza quattro aree: cooperazione istituzionale (Consiglio Artico e incontri multilaterali), protezione dell’ambiente e delle popolazioni artiche, sicurezza e stabilità regionale, e opportunità economiche sostenibili.[31] Parallelamente, l’Unione europea ha assunto un ruolo più assertivo sugli affari artici. Tre membri del Consiglio Artico sono paesi UE (Danimarca, Svezia e Finlandia), nonostante ciò, l’Unione Europea ha sempre riscontrato difficoltà nell’ottenere lo status di “osservatore permanente” che ha sempre ricevuto una forte opposizione russa. Tuttavia , a partire dal 2022, l’istanza è stata finalmente accolta. Il blocco UE si dichiara “preoccupato” per la “rapida crescita di interesse di numerosi Paesi per l’Artico”, fenomeno che rischia di trasformare la regione in un’arena di competizione geopolitica.[32] Proprio per questo motivo l’UE sostiene un approccio multilateralista: vuole inserire le questioni artiche nel dialogo diplomatico con potenze come India e Cina, sfruttando la sua presenza in organismi. Regionali per promuovere la cooperazione.[33] Dopo il 2022, l’Unione Europea ha allineato le proprie misure a quelle dei partner: ha sospeso la cooperazione con Russia e Bielorussia in vari formati regionali (ad esempio nella piattaforma “Northern Dimension” che vedeva convolte Norvegia, Islanda e Russia).[34] Nella visione europea la sicurezza dell’artico è legata alla sicurezza umana e climatica: l’Unione investe in progetti scientifici (coordinando un cluster di oltre 20 progetti polari finanziati dall’UE)[35] e promuove iniziative per ridurre l’inquinamento e le emissioni che colpiscono l’Artico (come l’obiettivo di tagliare del 33% il black carbon entro il 2025).[36] Allo stesso tempo, Bruxelles riconosce che la fine del dialogo con Mosca minaccia la governance ambientale e civile nell’Artico. Per questo motivo alcuni esponenti UE auspicano formule creative per coinvolgere i Paesi non artici (in primis gli osservatori asiatici e l’India) nel mantenere attivi i circuiti di ricerca scientifica e gestione sostenibile, persino in assenza del tradizionale quadro inclusivo con la Russia.[37]
Punti caldi nel gelo: le nuove faglie di instabilità nell’Artico
Con l’aumentare della presenza militare e di nuovi attori nell’Artico, emergono diverse zone di frizione e pericoli potenziali. Un primo punto caldo riguarda l’arcipelago delle Svalbard, territorio norvegese demilitarizzato dove la Russia mantiene insediamenti minerari. Nel giugno 2022, in seguito alle sanzioni occidentali contro Mosca, la Norvegia ha bloccato il transito via terra di alcuni beni diretti alle comunità russe delle Svalbard, suscitando l’ira del Cremlino. Mosca ha convocato il rappresentante norvegese definendo la situazione “inaccettabile” e minacciando “misure di ritorsione” se Oslo non avesse garantito rifornimenti.[38] Questo incidente ha evidenziato come le tensioni globali possano propagarsi fino a quelle remote isole artiche, storicamente simbolo di collaborazione. La vicenda Svalbard non si è fermata lì: all’inizio del 2023 la Norvegia ha rafforzato le misure di sicurezza attorno all’arcipelago (sia in termini di sorveglianza marittima che strutturale), preoccupata da possibili attività ostili dopo episodi di sabotaggio nel Baltico. La reazione russa non si è fatta attendere: Mosca ha accusato Oslo di violare il Trattato del 1920 che vieta istallazioni militari nella regione e, con toni da Guerra Fredda, ha rivendicato il proprio ruolo di “difensore” di quel trattato, insinuando di poter agire militarmente per farlo rispettare.[39] Pur trattandosi in parte di retorica, questi segnali indicano un rischio crescente di incidenti o incomprensioni nelle acque e nei cieli artici. Ad oggi, vale la pena notare che le intercettazioni aeree tra russi e NATO in area artica sono rimaste generalmente prudenti, con minor rischio di incidente rispetto ad altri teatri come il Mediterraneo.[40] Ciò dimostra che entrambi i lati riconoscono l’importanza di evitare escalation incontrollate in un ambiente molto delicato. Tuttavia, con più asset militari dispiegati e una differenza reciproca in aumento, il margine di errore diventa sempre più sottile. Basti pensare alle frequenti esercitazioni militari parallele: nel maggio 2023 la Russia ha condotto ben 11 piccoli esercizi navali in sole due settimane nel Mare di Norvegia, proprio mentre la NATO svolgeva l’operazione Formidable Shield al largo delle coste nordiche.[41] La sovrapposizione di attività belliche in spazi contigui aumenta la possibilità che si verifichino incidenti o scontri involontari.
Oltre a Svalbard, altre zone di attrito latente includono: le acque contese del Passaggio a Nord-Ovest (rivendicato come interne dal Canada ma considerato internazionale dagli USA), la definizione dei confini sulla Piattaforma Continentale Articae la gestione delle nuove rotte navali. Sul fronte giuridico, un fatto positivo è che nel febbraio 2023, nonostante la guerra, è proseguito il processo scientifico-diplomatico per risolvere i diritti sui fondali artici: la Commissione ONU sui Limiti della Piattaforma Continentale ha accolto gran parte delle pretese russe (fino al Polo Nord attraverso la dorsale di Lomonosov) e Mosca ha accettato le raccomandazioni, concludendo di fatto una battaglia giuridica ventennale.[42] Rimangono da conciliare le sovrapposizioni con le richieste di Canada e Danimarca, ma il progresso tecnico su questo dossier indica che il diritto internazionale può ancora funzionare in Artico malgrado le tensioni.[43] Ciò è incoraggiante perché senza regole condivise, la corsa alle risorse sottomarine avrebbe potuto innescare nuovi conflitti. Tuttavia, la contrapposizione politica attuale complica altre aree di governance: il Consiglio Artico, principale forum di cooperazione regionale, è stato praticamente congelato dopo il 24 febbraio 2022. I sette membri occidentali hanno boicottato le riunioni sotto la presidenza russa, sospendendo sine die la maggior parte dei programmi.[44] Nel giugno 2022 questi paesi hanno ripreso alcuni progetti pratici senza la Russia, ma il lavoro ad alto livello rimane ancora fermo. Alcuni esperti propongono di riformare il consiglio escludendo formalmente la Russia, o di creare un forum artico parallelo di soli alleati.[45] Qualsiasi soluzione comporta rischi: rompere definitivamente il formato a 8 potrebbe spingere Mosca ad azioni più provocatorie e ad avvicinarsi ulteriormente a Pechino nelle questioni polari; d’altra parte, restare in stallo paralizza la cooperazione su temi cruciali come il clima, la pesca, il soccorso in mare e i diritti indigeni. In sostanza, al momento la governance prosegue in forma ridotta e informale, mentre sul piano politico la fiducia è ai minimi storici.
Conclusione
La crescente militarizzazione dell’Artico e il progressivo coinvolgimento di potenze non artiche stanno trasformando in profondità l’architettura di sicurezza di una regione un tempo considerata periferica e cooperativa. Dopo il 2022, l’Artico è diventato parte integrante delle dinamiche di confronto tra Russia e Occidente, con la NATO che ha rafforzato la propria presenza attraverso l’integrazione di Finlandia e Svezia, e Mosca che ha accelerato il rafforzamento delle sue capacità nel Grande Nord. Parallelamente, l’ingresso attivo di attori globali come la Cina, l’India, il Giappone o l’Unione Europea ha ampliato la posta in gioco: l’Artico non è più solo uno spazio regionale, ma un crocevia strategico globale dove si incrociano interessi climatici, economici, militari e tecnologici.
In questo contesto, preservare la stabilità richiede uno sforzo multilaterale per rilanciare meccanismi di cooperazione, trasparenza militare e governance inclusiva. È urgente riattivare spazi di dialogo – come il Consiglio Artico – anche in formato ridotto o rinnovato, e stabilire regole condivise per l’uso delle rotte, delle risorse e della presenza scientifica e infrastrutturale. L’Artico può ancora essere uno spazio di convergenza, ma solo se le grandi potenze sapranno anteporre la responsabilità collettiva alla logica della competizione sistemica. Scegliere oggi tra contenimento e cooperazione determinerà se il futuro dell’Artico sarà dominato dalla logica del conflitto o da un nuovo paradigma di sicurezza condivisa.
[1] Timothy Hughes, Arctic Defence in 2023: A Review (North American and Arctic Defence and Security Network, January 2024), page 3 and 4, https://www.naadsn.ca/wp-content/uploads/2024/01/Hughes_Arctic-Defence-in-2023-A-Review-Policy-Brief-Final.pdf.
[2] Ibidem
[3] Ibidem.
[4] Ibid., p. 5.
[5] Ibidem.
[6] NATO. “Chair of the NATO Military Committee Highlights Strategic Importance of the Arctic.” Last updated October 16, 2022. https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_208099.htm.
[7] Janne Kuusela, “No. 25 | As a New Arctic Ally, Finland Contributes to Arctic Security and Defence,” Wilson Center, March 1, 2024, https://www.wilsoncenter.org/blog-post/no-25-new-arctic-ally-finland-contributes-arctic-security-and-defence.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem.
[10] Thomas Hughes, Arctic Defence in 2023: A Review, NAADSN Policy Brief, January 22, 2024, https://www.naadsn.ca/wp-content/uploads/2024/01/Hughes_Arctic-Defence-in-2023-A-Review-Policy-Brief-Final.pdf.
[11] Ibidem.
[12] Ibidem
[13] Ibid., page 5.
[14] Ibidem.
[15] Jacob Gronholt-Pedersen, “Denmark Warns of Increased Risk of Arctic Military Confrontation Due to Russia’s Aggression,” Reuters, December 18, 2024, https://www.reuters.com/world/europe/denmark-warns-increased-risk-arctic-military-confrontation-due-russias-2024-12-18/.
[16] NATO, “Chair of the NATO Military Committee Highlights Strategic Importance of the Arctic,” October 14, 2022, https://www.nato.int/cps/en/natohq/news_208099.htm.
[17] Enzo Fedrizzi, “La Via della Seta Polare: dalla Cina all’Europa attraverso l’Artico,” DLive Geografia, 5 febbraio 2019, https://blog.geografia.deascuola.it/articoli/via-seta-polare.
[18] Atle Staalesen, “Beijing and Moscow Tune In for More Arctic Shipping,” The Barents Observer, December 2, 2024, https://www.thebarentsobserver.com/news/beijing-and-moscow-tune-in-for-more-arctic-shipping/421664.
[19] Ibidem.
[20] Ibidem.
[21] Kiel Pechko, “Rising Tensions and Shifting Strategies: The Evolving Dynamics of US Grand Strategy in the Arctic,” The Arctic Institute, January 7, 2025, https://www.thearcticinstitute.org/rising-tensions-shifting-strategies-evolving-dynamics-us-grand-strategy-arctic/.
[22] Jacob Gronholt-Pedersen, “Denmark Warns of Increased Risk of Arctic Military Confrontation Due to Russia’s Aggression,” Reuters, December 18, 2024, https://www.reuters.com/world/europe/denmark-warns-increased-risk-arctic-military-confrontation-due-russias-2024-12-18/.
[23] Press Information Bureau, Government of India, “Union Minister Dr. Jitendra Singh Releases India’s Arctic Policy in New Delhi Today,” March 17, 2022, https://www.pib.gov.in/PressReleasePage.aspx?PRID=1806993.
[24] Ibidem.
[25] The Arctic Institute, “Japan,” Country Backgrounders, accessed May 26, 2025, https://www.thearcticinstitute.org/country-backgrounders/japan/.
[26] Ibidem.
[27] Ibidem.
[28] Nicole Covey, “The Republic of Korea in the Arctic,” NAADSN Policy Brief, June 20, 2023, https://www.naadsn.ca/wp-content/uploads/2023/07/23-June-ROK-Policy-Brief.pdf.
[29] Ibidem.
[30] Malte Humpert, “UK Releases Updated Arctic Policy Incorporating New Realities of Russia’s Invasion of Ukraine,” High North News, February 10, 2023, https://www.highnorthnews.com/en/uk-releases-updated-arctic-policy-incorporating-new-realities-russias-invasion-ukraine.
[31] Ibidem.
[32] European External Action Service, “The EU in the Arctic,” accessed May 26, 2025, https://www.eeas.europa.eu/eeas/eu-arctic_en.
[33] Ibidem.
[34] Ibidem.
[35] European External Action Service, “The EU in the Arctic,” accessed May 26, 2025, https://www.eeas.europa.eu/eeas/eu-arctic_en.
[36] Ibidem.
[37] Alan Cunningham, “Shifting Ice: How the Russian Invasion of Ukraine Has Changed Arctic Circle Governance and the Arctic Council’s Path Forward,” The Arctic Institute, May 14, 2024, https://www.thearcticinstitute.org/shifting-ice-russian-invasion-ukraine-arctic-circle-governance-arctic-councils-path-forward/.
[38] Reuters, “Russia Threatens Retaliation Against Norway Over Access to Arctic Islands,” June 29, 2022, https://www.reuters.com/world/europe/russia-threatens-retaliation-against-norway-over-access-arctic-islands-2022-06-29/.
[39] Paul Goble, “Moscow Warns Oslo on Svalbard but Suggests ‘Deal’ with United States on Arctic,” The Jamestown Foundation, March 20, 2025, https://jamestown.org/program/moscow-warns-oslo-on-svalbard-but-suggests-deal-with-united-states-on-arctic/.
[40] Thomas Hughes, Arctic Defence in 2023: A Review, NAADSN Policy Brief, January 22, 2024, https://www.naadsn.ca/wp-content/uploads/2024/01/Hughes_Arctic-Defence-in-2023-A-Review-Policy-Brief-Final.pdf.
[41] Ibidem.
[42] Ibidem.
[43] Andrey Todorov, “Russia’s Arctic Shelf Bid and the Commission on the Limits of the Continental Shelf, Explained,” Belfer Center for Science and International Affairs, March 2, 2023, https://www.belfercenter.org/publication/russias-arctic-shelf-bid-and-commission-limits-continental-shelf-explained.
[44] Alan Cunningham, “Shifting Ice: How the Russian Invasion of Ukraine Has Changed Arctic Circle Governance and the Arctic Council’s Path Forward,” The Arctic Institute, May 14, 2024, https://www.thearcticinstitute.org/shifting-ice-russian-invasion-ukraine-arctic-circle-governance-arctic-councils-path-forward/.
[45] Ibidem.

Neolaureato in Scienze Politiche (110/110) alla LUISS Guido Carli, dove frequenta la magistrale in Relazioni Internazionali. Ha maturato esperienze formative a Miami, Parigi e Madrid, lavorando presso OCSE e attualmente nell’ufficio Institutional Affairs di Mundys. Parla fluentemente quattro lingue ed è orientato all’analisi politica, alla gestione progettuale e alle attività interculturali.