Negli ultimi anni, i cavi elettrici sottomarini sono emersi come elementi delle nuove configurazioni energetiche transfrontaliere. Inizialmente concepiti come soluzioni tecniche per il trasporto di elettricità su lunga distanza, sono oggi parte integrante delle strategie di diversificazione dell’approvvigionamento energetico. Mentre gran parte della letteratura e del dibattito pubblico si concentra sulle infrastrutture digitali e sui flussi di dati, è in atto una trasformazione meno visibile ma altrettanto significativa: l’ascesa dei cavi elettrici sottomarini ad alta tensione in corrente continua (HVDC) come infrastrutture strategiche. [1] [2]
In molte regioni esposte agli effetti del cambiamento climatico, queste infrastrutture contribuiscono a ridefinire le condizioni di funzionamento dei sistemi energetici e nuove forme di interdipendenza. Lungi dall’essere meri strumenti tecnici, i cavi HVDC sollevano interrogativi geopolitici legati alla resilienza delle reti, alla sicurezza delle infrastrutture critiche e alla gestione di vulnerabilità sempre più sistemiche. [3]
Risorse naturali, clima e riorganizzazione della mappa energetica
Le risorse naturali rappresentano fattori essenziali per valutare lo sviluppo sociale ed economico degli Stati e per la loro sicurezza nazionale e globale. In quanto elementi strutturali del potere, influenzano la mappatura degli interessi geografici e orientano le scelte politiche relative all’uso, al controllo e alla distribuzione delle risorse. Tra queste, l’energia occupa una posizione centrale: determina le aree di produzione, le rotte di trasporto, i prezzi e condiziona direttamente le decisioni politiche. Il cambiamento climatico contribuisce inoltre a ridefinire tali dinamiche, incidendo sulla stabilità territoriale e sociale all’interno e tra gli Stati. [4]
In questo quadro, il Medio Oriente e il Nord Africa (regione MENA) offrono un contesto particolarmente rilevante per analizzare l’intreccio tra risorse naturali, sicurezza energetica e pressioni climatiche. Caratterizzata da condizioni aride e semi-aride, la regione presenta una forte sproporzione tra popolazione e risorse idriche rinnovabili, oltre a una crescente esposizione agli impatti del cambiamento climatico. [5] L’aumento delle temperature, la frequenza delle ondate di calore, la modifica dei regimi di precipitazione e i periodi di siccità sempre più ricorrenti incidono direttamente sulla sicurezza idrica ed energetica, in particolare nei contesti aridi. Queste pressioni climatiche non solo alterano gli ecosistemi, ma esercitano un’influenza strutturale sui sistemi politici, sugli investimenti e sulla stabilità sociale. [6]
In tali condizioni, l’accesso all’acqua e all’energia diventa un fattore chiave di stabilità economica, sociale e politica, ponendo le basi per una crescente interdipendenza tra sistemi idrici ed energetici. Con l’intensificarsi della scarsità idrica e l’aumento della domanda energetica, gli Stati sono sempre più costretti a fare affidamento su nuove fonti di elettricità e su infrastrutture in grado di trasportarla su lunghe distanze. In questo contesto, le interconnessioni su larga scala, incluse quelle realizzate tramite cavi sottomarini ad alta tensione, iniziano a svolgere un ruolo centrale nel ridisegnare gli equilibri e la stabilità regionale.
La crisi idrica come motore della transizione ecologica
Nella regione, l’intensificazione dello stress idrico combinata a una rapida crescita demografica spinge i governi a ricercare nuove soluzioni capaci di soddisfare la domanda e rispondere al crescente fabbisogno di acqua dolce ed energia. 6 Questa dinamica illustra cio che diversi autori definiscono come il nesso acqua– energia, in cui la scarsità in un settore amplifica immediatamente le pressioni sull’altro. [7] [8]
Per far fronte a questa sfida, nella regione MENA molti Paesi hanno sviluppato strategie volte ad affrontare il cambiamento climatico e le sue conseguenze sulla sicurezza idrica, in particolare attraverso la diversificazione delle fonti d’acqua mediante l’espansione della desalinizzazione dell’acqua di mare, una tecnologia indispensabile ma estremamente energivora. Gli impianti di desalinizzazione richiedono una fornitura elettrica continua e stabile per poter operare, rendendo la sicurezza energetica una condizione preliminare della sicurezza idrica. Qualsiasi interruzione dei flussi elettrici può rapidamente tradursi in una riduzione della produzione di acqua potabile, con conseguenze dirette sulla salute pubblica, sull’attività economica e sulla stabilità politica. [9] [10]Questi due attori sono strettamente interconnessi rendendo pertinente un’analisi congiunta e olistica di tale dinamiche.
Di conseguenza, la stabilità dei sistemi elettrici , il modo in cui l’energia viene prodotta, trasportata e protetta, è diventata inseparabile dalla stabilità dei sistemi idrici. Questo cambiamento ha attirato una rinnovata attenzione sulle infrastrutture che consentono flussi elettrici su lunga distanza e ad alta capacità, in particolare sulle linee di trasmissione offshore e sui cavi sottomarini che si possono aggiungere a una produzione sostenibile locale. Questi ultimi, un tempo considerati semplici asset tecnici, emergono oggi come componenti strategiche sia della sicurezza energetica sia di quella idrica, ridefinendo il panorama geopolitico della regione.
I cavi elettrici sottomarini come infrastrutture critiche nel nesso acqua–energia
I cavi HVDC stanno diventando centrali per la stabilità delle società moderne, in particolare nelle regioni in cui l’accesso all’acqua dipende direttamente dall’accesso all’elettricità, come evidenziato in precedenza. Sono in grado di trasportare efficacemente correnti crescenti e di trasmettere energia sostenibile su volumi, distanze e profondità elevati, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. [11]
Dal punto di vista tecnico, i cavi HVDC possono trasportare diversi gigawatt di elettricità su lunghe distanze con perdite minime, collegando reti isolate o fragili sistemi regionali più robusti. Garantiscono ridondanza, assorbono i picchi di domanda, stabilizzano l’intermittenza delle fonti rinnovabili e forniscono vie di approvvigionamento di emergenza in caso di shock energetici.
Oltre alla loro dimensione ingegneristica, questi cavi rappresentano nuovi corridoi geopolitici. Analogamente agli oleodotti del XX secolo, gli interconnettori elettrici sottomarini creano dipendenze, ridistribuiscono il potere e determinano il grado di vulnerabilità o resilienza degli Stati interconnessi. Nei Paesi in cui la desalinizzazione produce la maggior parte dell’acqua potabile, tali cavi diventano vere e proprie linee vitali: il loro funzionamento condiziona la disponibilità dell’acqua e, di conseguenza, la stabilità dello Stato stesso.
Proprio perché sostengono funzioni vitali, dalla stabilità delle reti elettriche alla continuità dei servizi urbani eidrici, i cavi non possono essere considerati infrastrutture tecniche neutre. Essi sono esposti a una molteplicità di rischi, naturali, tecnici e antropici: attività sismica, frane sottomarine, corrosione, danni dovuti alla pesca o all’ancoraggio, fino ad atti deliberati di sabotaggio. Gli episodi recenti nel Mar Rosso e nel Mediterraneo orientale mostrano come l’ambiguità tra danno accidentale e azione intenzionale renda complessa la risposta politica, mentre i tempi di riparazione, spesso lunghi e costosi, amplificano gli effetti sistemici delle interruzioni. [12] [13] . Nelle regioni dipendenti da infrastrutture idriche ad alta intensità energetica, un’interruzione elettrica pu rapidamente tradursi in una crisi idrica, sociale e politica.
Per gli Stati della regione MENA, laddove la sicurezza idrica dipende sempre più da flussi elettrici ininterrotti, i cavi HVDC rappresentano dunque sia un’opportunità sia una vulnerabilità strategica. In tali contesti, i cavi cessano di essere semplici infrastrutture tecniche per diventare infrastrutture vitali, la cui resilienza condiziona direttamente l’accesso all’acqua, la stabilità economica e la sovranità. Di conseguenza, i cavi sottomarini non devono essere intesi solamente come infrastrutture energetiche, ma come infrastrutture idro-strategiche. Si collocano all’incrocio tra sistemi energetici, adattamento climatico, coesione territoriale e sovranità nazionale. La loro implementazione sta ridefinendo la geografia del potere, in particolare nelle regioni in cui la scarsità d’acqua e le pressioni climatiche accentuano fragilità già esistenti.
La regione MENA come laboratorio di interdipendenza e vulnerabilità
La regione analizzata presenta un’intensità unica della crisi idrica e della transizione energetica, creando nuove forme di interdipendenza ed esponendo gli Stati a vulnerabilità inedite.In questo contesto, Israele ed Egitto rappresentano due configurazioni contrastanti ma complementari: da un lato un sistema elettrico isolato e altamente dipendente dalla desalinizzazione, dall’altro un hub energetico e infrastrutturale regionale.
Due casi : Israele ed Egitto
Israele rappresenta un esempio paradigmatico di queste nuove dinamiche. È un Paese caratterizzato da una forte crescita demografica, da un’elevata densità demografica e da uno stress idrico accentuato dagli effetti del cambiamento climatico, il tutto inserito in una posizione geopolitica e geografica delicata. Il Paese ha implementato misure avanzate per la produzione idrica, investendo in grandi progetti di desalinizzazione fino a coprire una quota significativa del fabbisogno di acqua potabile[14]. Tuttavia, la rete elettrica israeliana è spesso descritta come un’“isola energetica”: non è interconnessa con i Paesi limitrofi per ragioni geopolitiche e di sicurezza. Il progetto EuroAsia Interconnector offre una parziale via d’uscita da questa vulnerabilità: collegandoIsraele a Cipro e successivamente alla Grecia, esso consente l’interconnessione con la rete elettrica europea, permettendo teoricamente l’importazione o l’esportazione di elettricità e riducendo il rischio di blackout. In questo contesto, il cavo sottomarino non è soltanto un’infrastruttura commerciale, ma uno strumento di sicurezza idrica. [15] [16] [17]
L’Egitto incarna un altro tipo di configurazione: quello di un hub regionale. Situato all’incrocio tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, concentra già una quota considerevole dei cavi globali di telecomunicazione: circa il 95% del traffico Internet tra Asia ed Europa transiterebbe attraverso i suoi corridoi marittimi. Sul versante idrico, il Paese ha storicamente fatto affidamento sul Nilo per una parte rilevante del proprio approvvigionamento idrico. Questa risorsa è oggi frammentata non solo dal punto di vista ambientale, ma anche politico, a seguito della costruzione della diga del Rinascimento in Etiopia. In tale contesto, il governo egiziano ha avviato una strategia di diversificazione dell’approvvigionamento idrico attraverso diversi investimenti, in particolare in progetti di desalinizzazione lungo la costa mediterranea e sul Mar Rosso. [18] Come nel resto della regione, questa strategia implica un aumento strutturale della domanda di elettricità, essendo la desalinizzazione una tecnologia altamente energivora.
Parallelamente, il Paese ha investito nella trasformazione della propria rete elettrica, nel contesto di ingenti investimenti nella produzione solare, eolica e termoelettrica.[19] Tuttavia, la stabilità del sistema non si basa più esclusivamente sulla produzione nazionale, ma dipende sempre più dall’integrazione regionale e transfrontaliera delle reti. In questo quadro, un progetto di cavo sottomarino come l’EuroAfrica Interconnector (Egitto–Cipro–Grecia), attraverso un collegamento HVDC ad alta capacità, mira a connettere l’Egitto alla rete elettrica europea, offrendo sia opportunità di esportazione sia una capacità di importazione in caso di stress sulla rete nazionale. Allo stesso modo, l’interconnessione HVDC Egitto–Arabia Saudita, attualmente in fase di sviluppo, rafforza l’integrazione energetica regionale e consente una migliore gestione dei picchi di domanda durante i periodi di caldo estremo. Nel loro insieme, queste infrastrutture contribuiscono alla costruzione di una maglia elettrica più flessibile e resiliente, capace di distribuire i rischi climatici e tecnici su più territori.[20]
Dalla geopolitica dell’energia alla “geoenergia”: acqua, elettricità e sovranità
Considerati insieme, i casi di Israele ed Egitto illustrano una trasformazione più profonda in atto nella regione MENA. L’elettricità non è soltanto un input economico o una questione tecnica di gestione delle reti; è una condizione per l’accesso all’acqua, alla salute pubblica e alla stabilità sociale. Di conseguenza, le infrastrutture che trasportano l’elettricità, nel nostro articolo, le interconnessioni sottomarine, condizionano non solo la sicurezza energetica, ma anche il funzionamento stesso dello Stato. Per comprendere le implicazioni politiche di questo cambiamento, è necessario andare oltre una lettura puramente tecnica dei sistemi energetici e tornare alle basi concettuali della geopolitica. Nei contesti in cui l’accesso alle risorse vitali dipende da infrastrutture transfrontaliere e offshore, la questione non riguarda più soltanto il modo in cui l’energia viene prodotta, ma chi ne controlla la circolazione, a quali condizioni e con quali conseguenze per la sovranità.
La geopolitica classica ha a lungo sottolineato il ruolo della geografia, del territorio, delle risorse, della popolazione e delle infrastrutture nel plasmare il potere statale e i comportamenti strategici. Alla fine del XIX secolo, Rudolf Kjellén concettualizza lo Stato come un organismo vivente, la cui sopravvivenza dipende dal controllo continuo delle risorse vitali. In questa prospettiva, la sovranità non è astratta: è radicata nella capacità di garantire i bisogni della popolazione e di mantenere le condizioni materiali della stabilità. La perdita del controllo su flussi essenziali, acqua, energia, cibo comporta una perdita di autonomia politica e di sovranità.[21]
L’energia è rapidamente emersa come uno dei pilastri centrali di questo ragionamento geopolitico. Nel corso del XX secolo, l’accesso alle risorse energetiche, il controllo delle rotte di trasporto e la creazione di interdipendenze hanno strutturato alleanze, conflitti e asimmetrie di potere. Come sottolinea Brenda Shaffer, gli interessi energetici ridefiniscono le priorità geostrategiche: la disponibilità delle risorse influenza le scelte politiche, mentre le decisioni politiche determinano le modalità di produzione, trasporto e consumo delle risorse. [22]
Più recentemente, alcuni studiosi hanno adattato questo quadro ai sistemi energetici contemporanei. Ioannis Vidakis e Georgios Baltos propongono il concetto di geo-energia per analizzare come il processo decisionale politico sia condizionato dalla geografia energetica di un Paese, dalla localizzazione della produzione, dalla disponibilità delle risorse, dalla cooperazione con i Paesi limitrofi, dalla struttura delle reti e infrastrutture che ne consentono la circolazione. L’attenzione si sposta dalla sola proprietà delle risorse al controllo dei flussi energetici e delle interconnessioni, nonché alle vulnerabilità che tali flussi generano. [23]
Applicato alla regione MENA, questo quadro teorico consente di comprendere il ruolo strategico dei HVDC. In contesti aridi in cui la desalinizzazione ha trasformato l’elettricità in una condizione preliminare della sicurezza idrica, le infrastrutture energetiche diventano veri e propri organi vitali dello Stato. Le interconnessioni sottomarine non si limitano a trasmettere elettroni: sostengono la produzione idrica, la continuità urbana e la vita economica. La loro interruzione non provocherebbe soltanto una crisi energetica, ma anche una crisi più sistemica. In questo senso, l’articolo analizza come i cavi HVDC sottomarini emergano come asset geoenergetici. Rafforzano la resilienza diversificando le rotte di approvvigionamento e stabilizzando reti fragili, ma allo stesso tempo generano nuove dipendenze ed esposizioni al rischio geopolitico. Nella regione MENA, la sovranità è sempre più negoziata attraverso le infrastrutture, ossia attraverso la capacità di garantire, proteggere e governare la circolazione dell’elettricità da cui dipendono l’accesso all’acqua e la sicurezza umana.
Cavi sottomarini, cooperazione e conflitto: una sovranità condizionata
I cavi HVDC non sono né puri strumenti di dominio né semplici veicoli di cooperazione. Questo articolo mette in evidenza come incarnino una forma di sovranità condizionata. Da un lato, offrono agli Stati margini strategici di manovra: la possibilità di diversificare le forniture energetiche, stabilizzare sistemi elettrici fragili, finanziare la transizione energetica tramite le esportazioni e attenuare shock di origine climatica. Dall’altro, introducono nuove dipendenze, creano “choke points” critici e generano relazioni asimmetriche tra Stati esportatori, di transito e importatori. [24] [25]
Da una prospettiva kjelléniana, le interconnessioni energetiche sottomarine possono essere interpretate come organi esterni dello Stato. Sono indispensabili al funzionamento dell’organismo politico, ma sono parzialmente situate al di fuori del suo controllo territoriale e istituzionale. La loro realizzazione, gestione, monitoraggio e protezione dipendono da cooperazione transnazionale, quadri giuridici condivisi e investimenti coordinati. In contesti geopoliticamente frammentati come il Medio Oriente e il Nord Africa, questa condizione genera due traiettorie opposte ma coesistenti.
La prima traiettoria è quella della vulnerabilità e del conflitto. In contesti di forte dipendenza infrastrutturale, le interconnessioni HVDC trasformano vulnerabilità tecniche già identificate in leve geopolitiche, capaci di amplificare pressioni, asimmetrie e rischi sistemici. L’esperienza delle interruzioni dei cavi nel Mar Rosso nel 2024 [26]suggerisce come infrastrutture offshore possano assumere un valore strategico sproporzionato in situazioni di instabilità regionale. Applicata ai flussi elettrici, tale dinamica implica che perturbazioni dell’approvvigionamento energetico possano avere effetti immediati sull’accesso all’acqua e, di conseguenza, sulla sicurezza umana. La seconda traiettoria è quella della cooperazione condizionata. Poiché generano un’esposizione reciproca, le interconnessioni HVDC creano anche incentivi condivisi alla stabilità e al coordinamento tra Stati [27]. Progetti come l’EuroAsia Interconnector, l’EuroAfrica Interconnector o il collegamento HVDC Arabia Saudita–Egitto indicano come l’interdipendenza energetica possa favorire forme pragmatiche di cooperazione, in particolare su questioni idriche, anche in contesti di cooperazione politica limitata. A differenza delle risorse idriche transfrontaliere, i flussi elettrici sono divisibili e contrattualizzabili, una caratteristica che rende la cooperazione più flessibile e politicamente praticabile.
Tuttavia, tali dinamiche cooperative rimangono strutturalmente fragili, poiché l’intensificazione degli stress climatici e demografici rafforza la dipendenza da flussi elettrici ininterrotti, soprattutto nelle regioni aride e semi-aride. Ne deriva una crescente centralità strategica delle interconnessioni sottomarine ad alta tensione per l’equilibrio energetico e la produzione idrica, accompagnata per da una maggiore esposizione a rischi tecnici, naturali e geopolitici. In questo senso, la transizione energetica non depoliticizza le infrastrutture; piuttosto, sposta le relazioni di potere verso nuove configurazioni spaziali e tecnologiche. I cavi elettrici sottomarini si collocano quindi all’intersezione tra sicurezza energetica, sicurezza idrica e sovranità. Nelle regioni in cui l’elettricità è diventata una condizione necessaria per l’accesso all’acqua, a causa della diffusione della desalinizzazione ad alta intensità energetica, queste infrastrutture non si limitano più a sostenere la transizione energetica: Strutturano sempre più le condizioni stesse in cui l’autorità politica, la funzionalità territoriale e la sicurezza umana possono essere mantenute. In questa configurazione emergente, la sovranità non è più definita solo dall’autonomia, ma dalla capacità di gestire l’esposizione e la resilienza all’interno di un sistema sempre più interconnesso e fragile.
[1] International Energy Agency (IEA); Electricity Grids and Secure Energy Transitions; International Energy Agency, 2023;
https://iea.blob.core.windows.net/assets/ea2ff609-8180-4312-8de9-494bcf21696d/ ElectricityGridsandSecureEnergyTransitions.pdf
[2] Ardelean, M.; Minnebo, P.; HVDC Submarine Power Cables in the World – State of the Art Knowledge; Joint Research Centre, European Commission, Technical Report, 2015.
[3] Siddiqi, A.; Anadon, L. D.; The water–energy nexus in Middle East and North Africa; Energy Policy, vol. 39, 2011, pp. 4529–4540
[4] Fernandes, C. P.; Ferreira Rodrigue, T. (eds.); Geopolitics of Energy and Energy Security; Palgrave Macmillan, 2011.
[5] Benny, F.; Chavanne, M.; Deutsh, D.; Rapport de synthèse du Sixième rapport d’évaluation du GIEC (AR6); The Shift Project, 2025
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[7] Borgomeo, E. ; Jägerskog, A. ; Talbi,A. ; Wijnen, M. ; The Water-Energy-Food Nexus in the Middle East and North Africa Scenarios for a Sustainable Future, World Bank Group, 2018, https://openknowledge.worldbank.org/server/api/core/bitstreams/a2b1b29a-5da5-504a-aa08-ad002467aee7/content
[8] Belhaj, F. ; THE WATER-ENERGY NEXUS: THE PATH TO SOLVING THE WATER CRISIS IN THE MIDDLE EAST AND NORTH AFRICA, Policy Center for the new South, 2025; https://www.policycenter.ma/sites/default/files/2025-03/PB_16-25%20%28Ferid%20Belhaj%29.pdf
[9]Review of seawater desalination solutions powered by renewable energy in the MENA region; Water (MDPI), 2024, 16(13), 1877; https://www.mdpi.com/2073-4441/16/13/1877
[10] Water Desalination Using Renewable Energy, IRENA, 2012; https://www.irena.org/-/ media/Files/IRENA/Agency/Publication/2012/IRENA-ETSAP-Tech-Brief-I12-Water-
[11] Watson, N. R.; Watson, J. D.; An Overview of HVDC Technology; Energies, 2020, https://doi.org/10.3390/en13174342
[12] Center for Strategic and International Studies (CSIS); The Strategic Future of Subsea Cables: Egypt Case Study; CSIS, 2024; https://www.csis.org/analysis/strategic-future-subsea-cables-egypt-case-study
[13] European Commission – Joint Research Centre (JRC); Subsea cables: how
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[14] Kramer, I.; Tsairi, Y.; Roth, M. B.; Tal, A.; Mau, Y.; Effects of population growth on Israel’s demand for desalinated water; Clean Water, vol. 5 2022.
[15] Times of Israel; Israel plans to build undersea electricity cable linking to grids in Europe and Gulf; 2023; https://www.timesofisrael.com/israel-plans-to-build-undersea-electricity-cable-linking-to-grids-ineurope-and-gulf/
[16] International Trade Administration (ITA); Israel Country Commercial Guide – Energy; U.S. Department of Commerce, 2023; https://www.trade.gov/country-commercial-guides/israelenergy
[17] Great Sea Interconnector Consortium; Great Sea (EuroAsia) Interconnector Project; Official project website; https://www.great-sea-interconnector.com/en
[18] Climate Diplomacy; Security Implications of Growing Water Scarcity in Egypt; Adelphi / German Federal Foreign Office, 2021;https://climate-diplomacy.org/case-studies/security-implications-growing-water-scarcity-egypt
[19] International Trade Administration (ITA); Egypt Country Commercial Guide – Electricity and Renewable Energy; U.S. Department of Commerce, 2023; https://www.trade.gov/country-commercial-guides/egypt-electricity-and-renewable-energy
[20] International Energy Agency (IEA); The Future of Electricity in the Middle East and North Africa; IEA, 2022; https://iea.blob.core.windows.net/assets/a205959d-3d98-4abb-ac0e-fb97b3b05a8d/ TheFutureofElectricityintheMiddleEastandNorthAfrica.pdf
[21] Kjellén, R.; The State as a Living Organism; Geopolitische Zeitschrift, 1899;
[22] Shaffer, B.; Energy Politics; University of Pennsylvania Press, 2009.
[23] Vidakis, I.; Baltos, G.; Security Aspects of “Geoenergeia” and the Significance of Energy Resources Management in International Politics; Geopolitics of Energy, vol. 37(3), 2015, pp. 2–16
[24] Smith Stegen, K.; Deconstructing the “energy weapon”: Russia’s threat to Europe as case study; Energy Policy, vol. 39(10), 2011, pp. 6505–6513; https://doi.org/10.1016/j.enpol.2011.07.051
[25] Smith Stegen, K.; Kusznir, J.; Riederer, C.; The geopolitics of energy transportation and carriers: from fossil fuels to electricity and hydrogen; in: Handbook on the Geopolitics of the Energy Transition; Edward Elgar Publishing, 2023.
[26] Center for Strategic and International Studies (CSIS); Subsea Cable Disruptions in the Red Sea; CSIS, 2024;
https://www.csis.org/analysis/strategic-future-subsea-cables-egypt-case-study
[27] International Energy Agency (IEA); Energy is vital to a well-functioning water sector; IEA Commentary, 2023;
https://www.iea.org/commentaries/energy-is-vital-to-a-well-functioning-water-sector

