Il vertice NATO del 24 e 25 giugno ha determinato l’aumento delle spese per la difesa e la sicurezza dei Paesi alleati al 5% del Prodotto Interno Lordo. Questo obiettivo ambizioso è arrivato a seguito della votazione favorevole di tutti gli Stati, nonostante il forte dibattito che ne è seguito ed i forti malumori di parte dell’opinione pubblica.
Il traguardo supera di gran lunga il precedente target del 2% del PIL fissato nel 2014 comunque non ancora raggiunto da alcuni Stati dell’alleanza, compresa l’Italia.
North Atlantic Treaty Organization
La North Atlantic Treaty Organization, nasce nel 1949 con l’intento di costruire un sistema di sicurezza collettiva Occidentale. Il suo fondamento politico è centrato dall’Articolo 5 del Trattato di Washington, che stabilisce come un attacco armato contro uno dei Paesi membri debba essere considerato dagli alleati come un attacco contro tutti; finora questo principio è valso come deterrente: è stato invocato solo una volta a seguito degli attentati dell’11 settembre 2001.[1]
Nel clima della Guerra Fredda ha agito come argine all’espansionismo sovietico ed ha mantenuto una forte coesione anche a seguito del crollo dell’URSS, allargando i suoi confini verso Est.
Ad oggi l’Alleanza conta 32 membri ed è ancora oggetto di conflitto con quella che oggi è diventata la Federazione Russa. Inoltre secondo alcuni autorevoli pareri sarebbe ormai superato l’architrave con cui essa è stata pensata e creata[2], data anche la volontà di disimpegno sempre più crescente da parte degli Stati Uniti.
I vertici NATO
I Vertici NATO sono opportunità periodiche in cui il massimo livello del Consiglio del Nord Atlantico (NAC), formato dai capi di Stato e di Governo dei Paesi membri, valuta e fornisce una direzione strategica per le politiche, le attività e le iniziative dell’Alleanza e decide per l’ingresso di nuovi membri all’interno della stessa. A differenza delle riunioni ministeriali della NATO, i vertici non sono incontri regolari ma vengono convocati previa approvazione del NAC.[3]
Nel corso degli anni, i vertici hanno scandito le fasi dell’evoluzione dell’Alleanza: dalla Guerra Fredda alla crisi dei Balcani, dagli interventi in Afghanistan alle relazioni con la Russia, fino all’odierna attenzione per la dimensione cyber, lo spazio e la sicurezza energetica. Ogni vertice riflette l’equilibrio del momento tra gli interessi nazionali e l’obiettivo comune di deterrenza collettiva.
Le decisioni vengono prese all’unanimità e vengono tradotte in piani d’azione e linee guida militari attraverso gli organi esecutivi della NATO, come il Comitato Militare ed il Segretariato Generale. Tuttavia, nonostante le conclusioni che ne derivino siano cariche di significato politico, sono prive di obblighi giuridici vincolanti.
Il Vertice di Galles del 2014
Il 4 ed il 5 settembre 2014 in Galles si svolse il “più importante vertice dalla caduta del muro di Berlino”[4] che segnò una svolta nella postura strategico-militare dell’Alleanza Atlantica. Avvenne pochi mesi dopo l’annessione russa della Crimea e l’inizio della crisi ucraina e rilanciò il concetto di deterrenza convenzionale in Europa, dopo anni in cui la NATO si era concentrata su missioni fuori area e operazioni di stabilizzazione.[5]
Durante il vertice i Paesi membri riconobbero la necessità di rafforzare la capacità collettiva di difesa e si impegnarono ad aumentare la spesa per la difesa fino ad almeno il 2% del Prodotto Interno Lordo, dando concretezza alla linea guida, fino ad allora considerata informale, dell’articolo 3 del Trattato. Decisione avvenuta anche a seguito delle “ripetute sollecitazioni statunitensi a un aumento delle spese per la difesa da parte degli alleati europei”, come cita un rapporto della Camera dei Deputati [6], per alleggerire il divario crescente delle risorse impiegate dagli Stati Uniti e quelle messe a disposizione dagli europei.
Tuttavia come detto in precedenza alcuni Paesi si sono mantenuti per anni al di sotto di quella soglia, anche a causa di una situazione di apparente stabilità militare e al contempo economicamente fragile che rendeva difficile spiegare all’opinione pubblica un aumento della spesa per la Difesa. L’Italia era uno di questi Stati, complice anche il susseguirsi di Governi diversi che procrastinavano il problema lasciando spesso il compito di raggiungimento dell’obiettivo all’Esecutivo successivo; tuttavia a seguito della guerra russo-ucraina iniziata nel 2022, anche Roma ha programmato un progressivo aumento di budget per raggiungere il 2%.
Il 5% entro il 2035
Se il Vertice di Galles è stato il più importante dalla caduta del muro di Berlino, quello svolto all’Aia si candida ad essere il più importante dopo l’11 settembre 2001. L’incontro ha introdotto un nuovo obiettivo: portare la spesa militare di ciascun Paese membro al 5% del PIL entro il 2035, con una verifica intermedia nel 2029; va considerato che questa soglia sarà costituita dal 3,5% di finanziamenti per la difesa e dall’1,5% per la sicurezza, quest’ultima voce è considerata molto elastica permettendo agli Stati di interpretarla in vari modi. [7]
La proposta, votata all’unanimità, nasce come risposta alla necessità di adeguarsi al nuovo contesto strategico-geopolitico e alla crescente percezione di minacce globali, dal rinvigorimento della minaccia russa al confronto con la Cina. L’importanza del raggiungimento del nuovo obiettivo sta anche nello stare al passo con l’innovazione tecnologica caratterizzata dalla cybersicurezza, dall’intelligenza artificiale e dalla sicurezza spaziale.
Gli Stati Uniti hanno ovviamente avuto un peso significativo nella spinta a questo nuovo target di spesa. La sempre meno velata minaccia di progressivo disimpegno statunitense sulla protezione agli alleati europei ha trovato l’apice con la messa in discussione da parte del presidente Donald Trump dell’articolo 5 del Trattato NATO «Ci sono diverse definizioni dell’Articolo 5, lo sapete?»[8]. Inoltre Washington guarda oltre l’orizzonte europeo e si prepara alla vera competizione strategica di questo secolo: quella con la Cina; Pechino viene considerata il vero rivale globale, molto più della Russia, capace di competere sul piano tecnologico, economico e militare. In quest’ottica il rafforzamento del pilastro europeo della NATO serve a liberare risorse statunitensi da destinare verso il contesto dell’Indo-Pacifico, in cui si sta giocando una partita di lungo termine sulla supremazia globale.
Il rifiuto della Spagna
Nonostante il voto favorevole all’unanimità, c’è chi ha accolto con sfavore questo provvedimento all’interno dell’Alleanza. La Spagna di Pedro Sánchez ha espresso chiaramente la propria contrarietà all’aumento della spesa militare, sottolineando come un aumento così massiccio rischi di ledere risorse fondamentali in settori chiave come istruzione, sanità e transizione energetica e definendo la soglia del 5% “irragionevole e controproducente”.
Inizialmente si è discusso di una possibile flessibilità per gli spagnoli, con cui il Paese avrebbe potuto “determinare le proprie risorse sovrane per raggiungere gli obiettivi e le risorse annuali richieste dal suo PIL”, Sánchez infatti ha dichiarato come alla Spagna basterebbe il 2,1% per adeguarsi alle richieste dell’Alleanza Atlantica circa risorse infrastrutturali, di attrezzature e di personale. [9] Tuttavia il Segretario Generale della NATO Mark Rutte ha negato che alla Spagna si potesse concedere tale deroga, ribadendo come tutti i Paesi dovranno mantenere l’impegno preso.[10]
La situazione italiana
Nel 2025 la previsione di spesa militare contenuta nel bilancio del Ministero della Difesa parla di circa 33 miliardi di euro, approssimativamente l’1,5% del PIL, che consta una crescita di oltre 2 miliardi rispetto al 2024 e di circa il 60% rispetto a dieci anni fa. [11]
La spesa è relativa alle operazioni militari all’estero, le missioni interne, l’acquisto di nuovi armamenti e lo sviluppo di programmi di ricerca tecnologica, va considerato inoltre come più del 50% dei fondi sono destinati alle remunerazioni del personale, al sistema pensionistico e all’addestramento.[12]
Per raggiungere l’impegno richiesto dalla NATO, l’Italia dovrebbe più che triplicare la spesa che effettua ad oggi, che, mantenendo il PIL al livello attuale, vorrebbe dire investire oltre 70 miliardi di euro in più. Tuttavia, come già specificato in precedenza, il 5% richiesto è da frammentare in due voci, la seconda delle quali è ampiamente interpretabile. Infatti, l’1,5% destinato alla sicurezza potrà essere destinato, fra le altre cose, alla protezione delle infrastrutture critiche (come porti, reti elettriche, ferrovie), alla cybersicurezza e alla resilienza civile e ad altre materie in cui già vengono usati fondi del bilancio che andrebbero soltanto “traslati” in quest’altra voce (per esempio le spese per la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza). Va anche considerata l’ipotesi, ancora tutta da verificare, che per raggiungere la soglia possano essere inseriti anche i 13,5 miliardi di euro stimati per la costruzione del ponte sullo stretto di Messina.[13]
Considerando solo il 3,5%, ogni anno il Governo di turno dovrà quindi rimpolpare il bilancio della Difesa di circa 4 miliardi aggiuntivi per arrivare all’obiettivo entro il 2035. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato come l’obiettivo sia di incrementare dell’1,5% in dieci anni, sottintendendo la non impossibile riuscita del compito. [14] Il problema è dove trovare questi fondi, una delle opzioni è tagliare altre fonti di spesa pubblica, ma su questo punto Meloni ha assicurato che il suo Governo non distoglierà risorse dalle priorità dell’esecutivo a tutela degli italiani. Le altre tre opzioni sono di creare un extragettito dalla tassazione per coprire le nuove spese militari, di privatizzare aziende pubbliche per rinvigorire le casse statali oppure la strada oscura dell’aumento del debito pubblico. Va considerata anche la strada europea del ReArm Europe/Readiness 2030 e del programma Security Action for Europe che potrebbero aiutare i Paesi membri a raggiungere l’obiettivo tramite finanziamenti o prestiti a lungo termine.
In ogni caso siamo davanti ad un cambiamento epocale nella concezione di spesa militare, che dovrebbe condurre tra un decennio ad una spesa complessiva annua di più di 100 miliardi di euro se si guarda al nostro Paese ed a più di 1000 miliardi di dollari considerando tutti i Paesi membri. Che sia una “vittoria monumentale” per gli Stati Uniti, citando Trump, o l’inizio di uno dei più grandi riarmi comuni dell’Occidente, questo accordo segna un passaggio cruciale nella strategia globale dell’Alleanza, pensato probabilmente più per contenere la Cina che, come sembra all’apparenza, la Russia. Per l’Italia si apre invece una fase molto delicata, in cui la scelta di destinare risorse enormi alla difesa peserà sull’equilibrio tra priorità interne e credibilità internazionale.
[1] North Atlantic Treaty Organization, Online Library; Statement by the North Atlantic Council; 2001; https://www.nato.int/docu/pr/2001/p01-124e.htm.
[2] Il Sole 24 Ore; Crosetto: i tempi sono cambiati, cambi anche la Nato; 2025; ilsole24ore.com; https://www.ilsole24ore.com/art/crosetto-tempi-sono-cambiati-cambi-anche-nato-AHUNtJLB.
[3] North Atlantic Treaty Organization, NATO Topics; NATO Summit Meetings; 2006; https://web.archive.org/web/20061004140412/http://www.nato.int/issues/summits/index.html.
[4] Hjelmgaard K.; NATO summit ‘most important’ since fall of Berlin Wall; USA Today News; 2014; https://eu.usatoday.com/story/news/world/2014/08/31/nato-summit-heads-of-state-newport-wales/14524803/.
[5] European Paerlament, Briefing; NATO after the Wales Summit: Back to collective defence; 2014; https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2014/536430/EXPO_BRI%282014%29536430_EN.pdf.
[6] Camera dei Deputati, Note di Politica Internazionale; Il Vertice dell’Alleanza atlantica in Galles (4-5 settembre 2014); 2014; https://documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/ES0291inf.pdf.
[7] Governo Italiano Presidenza del Consiglio dei Ministri; Vertice NATO, il punto stampa del Presidente Meloni; 2025; https://www.governo.it/it/articolo/vertice-nato-il-punto-stampa-del-presidente-meloni/29089.
[8] Sarcina G.; Trump e i messaggi choc al vertice Nato: «Con Putin vorrei un accordo. Se darei soccorso a un partner aggredito? Dipende»; corriere.it; 2025; https://www.corriere.it/esteri/25_giugno_25/trump-messaggi-choc-nato-putin-articolo-5-7e74d823-06d7-4141-8fc9-884309a3exlk.shtml.
[9] Sebastiani L.; Come e perché la Spagna di Sanchez si smarca dagli input Nato sulla difesa; Start Magazine; 2025; https://www.startmag.it/mondo/come-e-perche-la-spagna-di-sanchez-si-smarca-dagli-input-nato-sulla-difesa/.
[10] De Onzono J.I.; Cosa è successo tra Trump, Rutte e Sanchez al vertice Nato; Euronews.; 2025; https://it.euronews.com/2025/06/25/cosa-e-successo-tra-trump-rutte-e-sanchez-al-vertice-nato.
[11] Ministero della Difesa; Bilancio Preventivo; 2025; https://www.difesa.it/amministrazione-trasparente/bilandife/bilanciopreventivoeconsuntivo/3023.html.
[12] Ibidem.
[13] Canepa C., Taddei M.; Quanti miliardi costerà all’Italia l’aumento della spesa militare; Pagella Politica; 2025; https://pagellapolitica.it/articoli/costo-italai-aumento-spesa-difesa-nato.
[14] Governo Italiano Presidenza del Consiglio dei Ministri; Vertice NATO, il punto stampa del Presidente Meloni; 2025; https://www.governo.it/it/articolo/vertice-nato-il-punto-stampa-del-presidente-meloni/29089.

Laureato con il massimo dei voti in Studi Strategici e Scienze Diplomatiche, con una tesi sull’evoluzione dello Stato Islamico e la risposta delle intelligence. Ha maturato esperienza presso l’Ambasciata d’Italia a Tel Aviv, occupandosi di analisi e produzione di report su war briefing. Ha inoltre collaborato con enti privati per l’organizzazione di eventi istituzionali presso il MAECI e il Senato. Appassionato di Geopolitica e Sicurezza Internazionale.