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Dazi: L'UE e Mercosur

Il governo statunitense ha annunciato una sospensione temporanea dei dazi.

Centinaia di miliardi di dollari bruciati in borsa, dichiarazioni come “il giorno della liberazione è arrivato” e pesanti accuse all’Unione europea che starebbe “derubando” gli Stati Uniti. Donald Trump ha annunciato due settimane fa una pausa dai dazi per 90 giorni. Dopo che Nasdaq e Dow Jones hanno lasciato a terra più del 10% nell’ultimo mese, con pesanti ripercussioni anche sul mercato delle big tech, le élite finanziarie che avevano festeggiato l’elezione di Trump hanno iniziato ad avere qualche timore.

Che la guerra commerciale faccia male all’economia, quella americana in primis, ha provato a dirlo anche il capo della Federal Reserve, Jerome Powell, dichiarando che “l’incertezza sui dazi può causare danni duraturi” e che le tariffe potrebbero tradursi nel breve termine in un aumento dell’inflazione.

E lo sa anche la Presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni,  che il 17 aprile ha incontrato Donald Trump, suo alleato politico, nel primo bilaterale alla Casa Bianca. I due hanno discusso, tra le altre cose, anche di dazi, e l’inquilino della Casa Bianca è sembrato aperto ad instaurare un dialogo con l’Unione europea quando la Presidente Meloni lo ha invitato a venire in Italia. Solo il giorno dopo J. D. Vance avrebbe preso un volo per Roma e la premier ha optato per un approccio distensivo per evitare polemiche sulle nuove politiche statunitensi, che pure ha già criticato. Anche perché la sfida di Meloni è più grande: proporsi come l’unica leader capace di fare da ponte tra l’Ue e gli Usa.

Tuttavia, l’amministrazione Trump ha ribadito la propria convinzione sul ruolo strategico dei dazi, pensati come uno strumento che potrebbe aiutare l’economia americana, incentivare le grandi aziende, soprattutto quelle tecnologiche, a tornare a produrre nel Paese e consentire agli Stati Uniti di recuperare un ruolo centrale nel commercio globale dominato dai giganti cinese e indiano. È difficile avanzare ipotesi certe su cosa succederà tra 90 giorni: che l’amministrazione Trump decida di abolire i dazi, soltanto ridurli o addirittura ripristinarli in toto, sarà essenziale per l’Ue avere una preparazione strategica adeguata.

Le contromisure dell’Unione europea sono già state annunciate da Ursula von der Leyen, dall’acciaio ai prodotti agricoli americani, e tutti, a partire dal mondo dell’industria, sperano che non sia necessario metterle in atto. Un’escalation sulle tariffe potrebbe compromettere la stabilità delle relazioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico.

C’è un’opzione meno discussa ma potenzialmente strategica che si chiama Mercosur, e che potrebbe rappresentare una soluzione agli effetti devastanti di una potenziale guerra commerciale su larga scala. È uno dei più importanti accordi commerciali a livello regionale e uno dei più riusciti tentativi di integrazione tra Stati latinoamericani che include Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay.

Lo scorso 6 dicembre l’Unione europea e il Mercosur hanno siglato a Montevideo uno storico accordo commerciale con l’obiettivo di creare un’area di libero scambio che si candida ad essere la più grande al mondo, con un Pil totale di circa 20mila miliardi di dollari e 700 milioni di consumatori.

L’accordo ha tra i suoi principali obiettivi l’abbattimento delle frontiere commerciali attraverso una forte riduzione delle tariffe doganali e la semplificazione dei processi di scambio: nell’arco di dieci anni i paesi del Mercosur dovranno liberalizzare progressivamente il 90% delle importazioni di beni industriali dall’UE e il 93% dei prodotti agricoli. Proprio tra i Paesi Ue, però, sono nate delle resistenze. Francia, Polonia e Italia sarebbero i Paesi più restii ad una ratifica dell’accordo perché i relativi governi e categorie industriali sostengono che potrebbe danneggiare le politiche agricole nazionale aumentando la concorrenza e favorendo quindi un disequilibrio commerciale con un aumento delle importazioni dalla regione latinoamericana, che nel settore agroalimentare superano oggi il 15% del totale delle importazioni in Ue.

Nonostante nell’accordo siano state introdotte delle clausole di sostenibilità con uno specifico riferimento agli Accordi di Parigi sul clima e vengano tutelate circa 350 indicazioni geografiche europee, esistono timori riguardo al fatto che le imprese sudamericane non siano soggette agli stessi standard sociali e ambientali imposti alle aziende europee, generando così una forma di concorrenza potenzialmente sleale.

Tuttavia, le potenzialità dell’apertura di nuovi mercati restano alte, in un contesto di relazioni commerciali storicamente forti e in un momento di instabilità caratterizzato da tendenze al protezionismo economico. L’UE, infatti, è il secondo partner commerciale del Mercosur, dopo la Cina e prima degli Stati Uniti, con una quota del 16,9% del totale degli scambi commerciali. Il Mercosur rappresenta un grande mercato per le merci in uscita dall’Unione europea, per un totale di 56 miliardi di euro nel 2023. Ostacoli quali dazi elevati che raggiungono il 35% e procedure onerose per gli scambi rappresentano un freno al pieno sviluppo di un’area commerciale dal grande potenziale.

L’Italia, in particolare, rappresenta un partner commerciale importante per i 4 Paesi del Mercosur, con un interscambio con l’America latina che si è attestato a circa 16 miliardi di euro solo nel primo semestre del 2024, in crescita (+5,3%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Se si guarda alla bilancia commerciale, l’export ammonta, sempre nel primo semestre 2024, a 10,5 miliardi di euro (+10,6%) e l’import a 6,1 miliardi (questo invece in calo, -2,7%). I due mercati più grandi sono rappresentati dall’industria dei macchinari, che costituisce il 30% dell’export italiano, e l’agroalimentare che incide per il 25% sui prodotti importati. È su quest’ultimo dato che si insinuano i dubbi dei rappresentanti delle categorie, secondo i quali, in totale o quasi assenza di barriere, la produzione interna verrebbe penalizzata.

Uno studio del Centro Rossi-Doria condotto nel 2021 per valutare gli effetti dell’Accordo di libero scambio Ue – Mercosur, però, stima alcune conseguenze positive sia per il mercato europeo che per quello italiano: il Pil europeo crescerebbe fino al 2036 di circa 12 miliardi di euro, mentre quello italiano di 3,2 miliardi (Tabella 1), mentre tra le economie del Mercosur il Paese più avvantaggiato sarebbe il Brasile. Non sembrano a primo impatto, per l’Ue e l’Italia, dati significativamente importanti, ma potrebbero incidere sull’intera filiera commerciale e rafforzare i canali con una regione fondamentale dell’economia globale.

Tabella 1 (stime del centro studi Rossi-Doria)

Superare le resistenze interne all’Unione europea sarà di fondamentale importanza per portare a termine un accordo che i mercati aspettano da circa 20 anni e che potrebbe rappresentare una alternativa, almeno parziale, alla crisi del commercio europeo e italiano che deriverebbe da un aumento delle tariffe doganali nelle esportazioni verso gli Stati Uniti.

E i leader di Francia e Italia potrebbero, dopo numerose incomprensioni avute negli ultimi due anni, trovare un terreno comune su cui lavorare, anche attraverso la richiesta di maggiori tutele per le imprese e i lavoratori del settore agroalimentare. Al momento, però, solo timidissime aperture.

Sitografia

https://centrorossidoria.uniroma3.it/wp-content/uploads/2022/01/Impaginato_Mercosur_v28122021.pdf

https://www.assolombarda.it/servizi/internazionalizzazione/documenti/approfondimento-mitr-accordo-di-partenariato-ue-mercosur-febbraio-2025

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_24_6244

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