La fine dell’unipolarismo americano avvenuta con la crisi finanziaria del 2008 e proseguita fino al reset mondiale del 2020, dato dal Covid-19, ha posto le basi per la nascita di un nuovo sistema mondiale multipolare con aree d’influenza esercitate dai maggiori attori geopolitici. La guerra in Ucraina, nei paesi MENA e quella commerciale sono solo i terremoti che determineranno i nuovi assetti geopolitici. Assetti geopolitici in cui configurano gli USA impegnati a contrastare economicamente la Cina  (la superiorità militare e tecnologica degli Stati Uniti non è in dubbio) ponendo con la guerra dei dazi la fine della globalizzazione e delle politiche americane che hanno alimentato la crescita della potenza cinese a partire dal Presidente Nixon.

Il cambio di rotta dell’amministrazione Trump nella guerra in Ucraina, con un impegno politico e militare che continua ad esserci ma con finalità diverse dall’amministrazione Biden, si configura in una strategia  molto più ampia e complessa che da, tuttavia, impulso all’integrazione europea in materia di politica di difesa e sicurezza. In questo contesto la fine della guerra in Ucraina rientra in un primo passo strategico per spostare il pivot strategico di contenimento verso la Cina e l’indo-Pacifico e rafforzare un Unione Europea per divenire autonoma ed integrata militarmente ma sempre sotto l’ombrello NATO, come contrasto alla Russia.

Infrastrutture Energetiche

Il primo giro di consultazioni in Arabia Saudita fra gli USA e la Russia si è concluso con un inizio di cessare il fuoco tecnico su alcuni punti strategici del conflitto: le infrastrutture energetiche e la libera circolazione di navi nel Mar Nero riprendendo gli accordi del grano del 2022. Gli accordi energetici fra Gazprom e Naftogaz sul transito del gas russo tramite i gasdotti Soyuz e Brotherhood si sono conclusi il 1 Gennaio del 2025 senza un rinnovo di quest’ultimo. Il gas russo era destinato a confluire nel TAG per allacciarsi al sistema di rete in Austria, Italia, Ungheria e Slovacchia. I maggiori punti di entrata al confine dei gasdotti sono Sudzha e Sokhranivka. L’11 Maggio del 2022, il punto d’entrata di Sokhranivka cessa di operare, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina con perdita di controllo del territorio da parte ucraina. Rimane operativo solo il punto di Sudzha nella regione russa di Kursk. Il 21 Marzo 2025 la stazione del gasometro di Sudzha è stata danneggiata dalla battaglia fra forze ucraine e russe, incolpandosi a vicenda per l’accaduto[1].

[2]

Tuttavia a prescindere dal cessare il fuoco sulle infrastrutture energetiche, i russi non hanno danneggiato i  principali gasdotti ucraini che collegano le stazioni dei gasometri frontalieri russi con la rete energetica del mercato interno gasiero europeo. Una tale decisione può essere imputata alla volontà russa di preservare gli storici gasdotti di transito ucraini al fine di essere utilizzati come leva negoziale durante i colloqui di pace ed impedire la costruzione di nuovi interconnettori frontalieri che possano tagliare fuori completamente Gazprom dal settore energetico Ucraino ed Europeo. Nulla esclude che una delle condizione di pace sia il riacquisto da parte dell’UE di gas russo, per una percentuale limitata, in modo tale da consentite un entrata fiscale all’Ucraina sulle tasse di transito del gas.

Mar Nero

Il Mar Nero è uno dei punti più cruciali della guerra in Ucraina. Uno degli obiettivi di Mosca è sempre stato quello di diminuire l’influenza dei paesi NATO nel Mar Nero e rafforzare una linea di comunicazione marittima sicure fra la base di Sebastopoli, in Crimea, e le basi navali in Siria e in Libia per questioni logistiche e strategiche. L’ingresso nel Mar Nero di forze navali di paesi non costiera deve fare affidamento alla Convenzione di Montreux del 1936. Una forza navale multinazionale, per il monitoraggio della tregua, comporterebbe un cambio della Convenzione, situazione non auspicabile per Mosca.

La Convenzione di Montreux sancisce il controllo della Turchia sugli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, imponendo restrizioni sia sul tonnellaggio che sui tipi di navi da guerra che gli Stati non costieri del Mar Nero possono schierare. In tempo di pace, le navi da guerra di Stati non rivieraschi possono generalmente rimanere nel Mar Nero per un massimo di 21 giorni[3].

Nel 2022, la Russia ha allentato il blocco navale sull’Ucraina, permettendo le esportazioni di grano da Odessa sotto ispezione russa (con la Turchia in un ruolo di supporto) in cambio di promesse da parte del Segretariato delle Nazioni Unite in un Memorandum di Intesa, non vincolante, la rimozione delle sanzioni e delle restrizioni occidentali che riguardano le esportazioni agricole russe. La Russia ha abbandonato gli accordi nel 2023, affermando che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, non era riuscito a ottenere la fine delle sanzioni[4].

In ogni modo, ciò che rende interessante la proposta russa per la tregua nel Mar Nero è il collegamento di quest’ultimo con la possibilità di far decadere le sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti. La Russia ha avanzato una proposta all’Unione Europea (UE) di riconnettere la Banca Agricola Russa (Rosselkhozbank), una delle maggiori banche del paese, al sistema bancario internazionale SWIFT come condizione preliminare per l’attuazione di una tregua nel Mar Nero con l’Ucraina, nonché come test per valutare se gli Stati Uniti siano disposti a considerare le richieste russe e a incoraggiare i partner europei a sostenere l’alleggerimento delle sanzioni[5]. E’ interessante notare come la Russia non prefiguri nei paesi colpi dai nuovi dazi americani nella guerra commerciale portata avanti dal presidente americano.

Ciononostante, una tregua nel Mar Nero permetterebbe alla Russia di interrompere gli attacchi ucraini con droni verso la Crimea e ricostruire la flotta navale russa, nonché riorganizzare le forze militari del Distaccamento Meridionale proveniente dal teatro siriano dopo la caduta di Assad. Proprio il cambio di regime in Siria farebbe pensare ad un tacito accordo di scambio di territorio; una Siria sotto l’influenza occidentale per una Crimea “riconosciuta” come russa.

Unione Europea e conclusioni

L’amministrazione Trump può essere una grande opportunità per Bruxelles. Il possibile disimpegno americano nel teatro ucraino può accelerare l’integrazione europea, prima su un industria comune di difesa per standardizzare la produzione bellica e l’interoperabilità delle varie forze armate europee, e in seguito, sviluppare la nuova dottrina sulla PESC. La NATO rimane il perno principale della difesa dei paesi Occidentali ma l’UE ha l’opportunità di una maggiore autonomia strategia sul vecchio continente in funzione di contenimento russo. La “coalizione dei volenterosi” si prefigura proprio in quest’obiettivo, il supporto all’Ucraina come banco di prova per una politica europea di sicurezza comune, dove Gran Bretagna e Francia si sono proclamate come paesi leader in quanto detentori di testate nucleari al fine di deterrenza. Tuttavia, la possibilità di un dispiegamento di forze di pace europee in Ucraina, sul modello EUMM, è stata esclusa categoricamente dalla Russia. Il piano Kellogg è stata boccia sinora dalla parte russa. In questo momento, il Cremlino persegue un obiettivo strategico di rafforzare i confini nei territorio conquistati per stabilire una buffer zone futura sotto il monitoraggio, probabilmente di forze ONU istituite ad hoc (no americani), dove Russia e Cina hanno diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza. A ciò si aggiunge la ferma richiesta di Mosca di un cambio di potere a Kiev e la non adesione dell’Ucraina alla NATO.

Rimane da chiarire la questione delle terre rare ucraine, tanto ambite dagli USA quanto dalla Russia. Una loro divisione fra i due contendenti è prefigurabile nel caso in cui gli americani aiutassero i russi a rientrare nel sistema dei pagamenti SWIFT . Inoltre, è probabile che Washington cerchi un appoggio da Mosca per rinegoziare il JCPOA con l’Iran e garantire stabilità in Medio Oriente.

Una tregua definitiva è molto più probabile che si possa raggiungere entro la fine del 2025, il percorso per la pace è lungo e complesso, ci sono molte questioni internazionali dove la diplomazia delle grandi potenze sta facendo il suo corso. Una cessate il fuoco continentale nel breve periodo è probabile come primo passo per quello definitivo che si avrà più avanti nel tempo.

Immagini:

1 https://www.washingtonpost.com/opinions/the-trump-putin-connection-is-unseemly-its-also-just-plain-dumb/2017/11/06/662af126-c323-11e7-84bc-5e285c7f4512_story.html

2  https://www.capital.de/wirtschaft-politik/angriff-auf-die-ukraine–die-rohstoffversorgung-europas-ist-bedroht-31654072.html


[1] Sharples  J.; No Way Back? Challenges to Russian Pipeline Gas in Europe Make Near-Term Rebound Unlike;  The Oxford Institute for Energy Studies, 2025;

[2] https://www.capital.de/wirtschaft-politik/angriff-auf-die-ukraine–die-rohstoffversorgung-europas-ist-bedroht-31654072.html

[3] Jensen B.; How To Secure the Black Sea During the Russian-Ukrainian Ceasefire; Center for Strategic and International Studies, 31 Marzo 2025, https://www.csis.org/analysis/how-secure-black-sea-during-russia-ukrainian-ceasefire

[4] Socor V.; U.S. Preemptive Concessions Gain Nothing From Russia in Ukraine Ceasefire Talks (Part Two); Jamestown Foundation; 1 Aprile 2025, https://jamestown.org/program/u-s-preemptive-concessions-gain-nothing-from-russia-in-ukraine-ceasefire-talks-part-two/

[5] Evans A. & Runkel W.; Russian Offensive Campaign Assessment, March 29, 2025; Institute for The Study of War, 29 Marzo 2025; https://www.understandingwar.org/backgrounder/russian-offensive-campaign-assessment-march-29-2025

Related Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *