Militari cinesi

La corsa ai caccia di nuova generazione

Quando vengono diffuse immagini di futuristici caccia cinesi, la domanda non è solo “quanto sono avanzati?”, ma “chi li paga davvero?”. Dietro ogni prototipo all’avanguardia si nasconde un’intera architettura di investimenti, strutture parallele e contabilità opache. E se i numeri ufficiali non tornano, forse è perché non devono tornare.

Difatti, al centro delle discussioni negli ambienti dell’intelligence, nelle ultime settimane,  sono le immagini relative ai prototipi dei caccia di sesta generazione cinesi J-36 e J-50. Sebbene si tratti ancora di modelli embrionali, lontani da un’effettiva operatività, colpisce la capacità di Pechino di anticipare Washington nella corsa allo sviluppo dei velivoli da combattimento del futuro. Gli Stati Uniti hanno risposto con l’annuncio ufficiale di Trump relativo all’F-47, la controparte americana, il cui sviluppo è stato affidato alla Boeing, palesemente in ritardo rispetto al concorrente asiatico. Resta tuttavia, e a ragione, un diffuso scetticismo riguardo alla presentazione non ufficiale dei cinesi, probabilmente solo una mossa strategica per tenere alta la tensione e costringere il Pentagono sulla difensiva. È infatti necessario notare che la People Liberation Army’s Air Force (PLAAF) non ha ancora un caccia di quinta generazione certificato dall’intelligence occidentale, nonostante i J-20 e J-35 vengano spacciati da Pechino per tali.

Lo sviluppo di sistemi d’arma tecnologicamente alla pari—se non superiori—rispetto ai rivali d’oltreoceano appare difficilmente realizzabile, considerando l’enorme divario negli investimenti nel settore della difesa tra Washington e Pechino. Secondo le dichiarazioni ufficiali del Ministero della Difesa cinese le spese nel 2024 ammonterebbero a 1.67 trilioni di renminbi (231 miliardi di USD),[1] mentre gli Stati Uniti hanno speso 900,3 miliardi di dollari per la difesa, secondo la richiesta di bilancio presentata dal Presidente per l’anno fiscale 2024.[2] Questi due dati rappresenterebbero rispettivamente il 3,02% e l’1,2% del PIL dei due paesi.[3]

Rimane tuttavia difficile tenere il passo con il Pentagono, specialmente considerando la complessità degli armamenti di ultima generazione e il costo per il relativo sviluppo, in un’era, la nostra, segnata da sconvolgimenti geopolitici e crescente spesa globale per la difesa. Il 2024 ha registrato un aumento delle spese militari globali del 9,4% in termini reali rispetto al 2023 — la crescita annua più alta almeno dal 1988.[4]

Un bilancio opaco e incompleto

Alla luce di queste evidenze e delle circostanze geopolitiche risulta essenziale tentare di comprendere l’esborso effettivo cinese destinato alla difesa, per decifrarne intenzioni e modus operandi nell’ambito della sicurezza. Diversi elementi suggeriscono una realtà ben distinta da quella ufficialmente presentata: le voci di bilancio fornite dal governo cinese tendono a sottostimare in modo significativo il reale impatto economico del comparto difesa.

L’opacità inizia ad emergere nella definizione del compartimento difesa. Il Ministero della Difesa cinese è organizzato sotto la direzione l’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) è in diverse branche: quattro forze armate principali—Esercito, Marina, Aeronautica e Forze Missilistiche—e quattro forze specialistiche: spaziale, cibernetica, la Forza di Supporto Informativo e quella di Supporto Logistico Congiunto, responsabili rispettivamente delle operazioni nello spazio, nel cyberspazio, nella guerra elettronica e nel sostegno alle operazioni congiunte.[5]

Seguendo l’attuale struttura organizzativa dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA), alcune voci rilevanti risultano escluse dal bilancio ufficiale della difesa. In particolare, non viene considerata la Polizia Armata del Popolo (PAP), forza che, pur essendo stata posta sotto il controllo della Commissione Militare Centrale a seguito della riforma del 2018, non rientra formalmente nella spesa militare.[6]

La PAP, forte di oltre 500.000 unità,[7] svolge funzioni para-militari fondamentali per la sicurezza interna e per la proiezione strategica del potere, rappresentando all’occorrenza una componente logistica e di supporto militare, attiva sia in scenari interni che internazionali. Di fatto,  è quasi del tutto sovrapponibile a quello di una forza militare leggera, addestrata e strutturata per la repressione interna e l’intervento in scenari di guerriglia urbana o regionale. Ciò è dimostrato dall’impiego di una discreta forza elicotteristica finalizzata principalmente al trasporto truppe, pattugliamento aereo, evacuazioni e ricognizione.  È rilevante notare che dal luglio 2018 anche la Guardia Costiera Cinese (CCG) è stata integrata nella struttura della PAP, passando così sotto il comando operativo della Commissione Militare Centrale. Tale cambiamento ha formalizzato la militarizzazione della CCG, trasformandola anch’essa in una forza paramilitare con capacità offensive latenti.[8]

Se il fulcro della proiezione geopolitica cinese sembra risiedere, in modo sempre più evidente, nelle rotte marittime; risulta strategicamente vantaggioso celare le spese effettive destinate al rafforzamento in questa direzione. Specialmente considerando che la Guardia Costiera Cinese è la più grande al mondo, dotata di circa 1.270 imbarcazioni.[9] Tra queste spiccano le unità della classe Zhaotou, dotate di un eccezionale assetto: cannoni da 76 millimetri a fuoco rapido, due cannoni secondari e due cannoni antiaerei. Questa classe ha una stazza di oltre 10.000 tonnellate che la rende l’unità navale di pattuglia più grande al mondo,[10] paragonabile ad una fregata statunitense media.

Alla struttura delle forze armate e al loro inquadramento si aggiungono le spese destinate alla ricerca e sviluppo (R&S) militare, spesso sottostimate o, anch’esse, parte sommersa dell’iceberg. Questa mancanza di trasparenza è attribuibile alla strategia di fusione tra ambito civile e militare (military-civil fusion), attraverso cui Pechino integra risorse e competenze civili per rafforzare le proprie capacità militari. La distinzione tra investimenti civili e militari risulta allora assai difficile, complicando ulteriormente una valutazione accurata della spesa effettiva della Cina in ambito R&S militare.[11]

Una spesa impossibile da misurare

Vi sono diverse stime dei diversi think-tanks e centri di studi che divergono sensibilmente nel quantificare la spesa militare complessiva della Cina, riflettendo l’adozione di metodologie differenti, tra cui l’uso — più o meno esteso — della parità di potere d’acquisto (PPP) come criterio di conversione.

È inoltre opportuno evidenziare l’esistenza di due approcci teorici divergenti riguardo all’applicazione di variabili macroeconomiche nelle stime di spesa cinese. Alcuni osservatori criticano l’uso generico del PPP, ritenendolo fuorviante poiché basato su beni civili e non applicabile a tecnologie militari avanzate;[12] altri, adottano un approccio più funzionale, applicando il PPP solo a voci selezionate e correggendo separatamente il costo del lavoro.[13] Risulta impossibile, quindi, quantificare al dettaglio gli investimenti che Pechino indirizza alle spese militari, attraverso le possibilità odierne offerte dal ricorso a fonti OSINT.

Ciò che è certo è che, sia nel campo della propaganda tecnologica — con la passerella dei “presunti” velivoli di sesta generazione — sia nella contabilizzazione delle spese militari, Pechino continua a muoversi in una zona grigia, tra verità operativa e illusione strategica. La Cina non mente apertamente, ma costruisce una narrativa di potenza in divenire, dove ciò che non è detto vale quanto ciò che viene proclamato. L’opacità in questo contesto non è un errore di comunicazione o prodotto di un’incontrollata fuga di notizie, ma uno strumento di deterrenza e ambiguità calcolata, funzionale tanto all’arena interna quanto a quella internazionale. E, come sempre, per decifrare la logica del Dragone, è Sun Tzu a fornire la chiave: l’arte suprema della guerra è ingannare. Apparire debole quando si è forti e forte quando si è deboli per la Cina è una secolare prassi operativa.


[1] Chen, Zhuo. “China Plans to Raise Defense Spending by 7.2% to $231b.” Ministry of National Defense of the PRC, aprile 2024. Disponibile presso: http://eng.mod.gov.cn/xb/News_213114/TopStories/16291642.html.

[2] Department of Defense. Defense Budget Overview: United States Department of Defense Fiscal Year 2025 Budget Request. Washington, D.C.: Office of the Under Secretary of Defense (Comptroller)/Chief Financial Officer, aprile 2024. Disponibile presso: https://comptroller.defense.gov/Portals/45/Documents/defbudget/fy2025/FY2025_Budget_Request_Overview_Book.pdf.

[3] Queste proporzioni (3,02% per la Cina e 1,2% per gli Stati Uniti) sono state calcolate utilizzando i dati ufficiali di spesa militare e PIL nominale a prezzi correnti 2024, pubblicati dai rispettivi governi. Per la Cina, il PIL per il 2024 è stato di 134.908,4 miliardi di yuan, equivalenti a circa 18,94 trilioni di dollari USA, secondo il tasso di cambio medio annuo di 7,1217 yuan per dollaro; per gli Stati Uniti, il PIL nominale è stato di circa 30,5 trilioni di dollari:

National Bureau of Statistics of China. “Preliminary Accounting Results of GDP for the Year 2024.” National Bureau of Statistics of China, febbraio 2025. Disponibile presso: https://www.stats.gov.cn/english/PressRelease/202502/t20250228_1958822.html.

U.S. Congress Joint Economic Committee. “GDP Update: U.S. Economic Growth in 2024.” Joint Economic Committee Republicans, aprile 2025. Disponibile presso: https://www.jec.senate.gov/public/index.cfm/republicans/gdp-update.

[4] Liang, Xiao, et al. Trends in World Military Expenditure, 2024. SIPRI Fact Sheet. Stoccolma: Stockholm International Peace Research Institute, aprile 2025. Disponibile presso: https://www.sipri.org/publications/2025/sipri-fact-sheets/trends-world-military-expenditure-2024.

[5] Ministry of National Defense of the People’s Republic of China. “Transcript of Press Conference on April 25, 2024.” Ministry of National Defense of the PRC, aprile 2024. Disponibile presso: http://www.mod.gov.cn/gfbw/xwfyr/lhzb/ztjzh_249264/2024n4y_249265/16302029.html.

[6] Wuthnow, Joel. China’s Other Army: The People’s Armed Police in an Era of Reform. Washington, DC: National Defense University Press, 2019. Disponibile presso: https://digitalcommons.ndu.edu/china-strategic-perspectives/5/.

[7] Rinaldi, Jake. “Waging War without Disruption: China’s People’s Armed Police in a Future Conflict.” Strategic Studies Institute, U.S. Army War College, aprile 2025. Disponibile presso: https://ssi.armywarcollege.edu/SSI-Media/Recent-Publications/Article/4165397/waging-war-without-disruption-chinas-peoples-armed-police-in-a-future-conflict/

[8] Wuthnow, Joel. 2019. China’s Other Army: The People’s Armed Police in an Era of Reform.

[9] Sharma, Ritu. “China’s ‘Monster Ship’ Loiters In Philippines’ Backyard; Manila Deploys Assets To Counter World’s Largest Coast Guard Vessel.” EurAsian Times, gennaio 2025. Disponibile presso: https://www.eurasiantimes.com/chinas-monster-ship-loiters-in-philippines-backyard/.

[10] Gady, Franz-Stefan. “Beijing Builds ‘Monster’ Ship for Patrolling the South China Sea.” The Diplomat, gennaio 2016. Disponibile presso: https://thediplomat.com/2016/01/beijing-builds-monster-ship-for-patrolling-the-south-china-sea/.

[11] Eaglen, Mackenzie. Keeping Up with the Pacing Threat: Unveiling the True Size of Beijing’s Military Spending. Washington, DC: American Enterprise Institute, aprile 2024. Disponibile presso: https://www.aei.org/wp-content/uploads/2024/04/Keeping-Up-with-the-Pacing-Threat-Unveiling-the-True-Size-of-Beijings-Military-Spending.pdf.

[12] Fravel, M. Taylor, George J. Gilboy, and Eric Heginbotham. “Estimating China’s Defense Spending: How to Get It Wrong (and Right).” Texas National Security Review, 2024. Disponibile presso: https://tnsr.org/2024/06/estimating-chinas-defense-spending-how-to-get-it-wrong-and-right/.

[13] Eaglen, Mackenzie. Keeping Up with the Pacing Threat: Unveiling the True Size of Beijing’s Military Spending.

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