«Né Gaza, né Libano, do la mia vita per l’Iran». Uno slogan semplice, ma che nella sua semplicità riesce a descrivere il sentimento condiviso del popolo iraniano sulla politica estera, soprattutto quella regionale, dell’Iran. Come analizzato da Bazoobandi, Heibach & Richter, negli anni, le politiche regionali dell’Iran sono diventate causa di malcontento popolare, portando il popolo a scontrarsi spesso con la leadership di Khamenei e dei ministri. Sebbene l’impatto della politica estera sull’opinione pubblica iraniana sia chiaramente visibile, i cittadini comuni hanno spesso cercato di identificare i principali responsabili delle decisioni in materia di politica estera del Paese. In ambito accademico, sono state condotte numerose ricerche volte a valutare come si sia evoluta la politica estera dell’Iran nel tempo, ad esempio esaminando fino a che punto l’ideologia abbia influenzato le decisioni o confrontando le agende di politica estera dei diversi leader iraniani. Tuttavia, gli studi accademici non sono riusciti a offrire una risposta chiara su quale individuo o organismo detenga effettivamente le redini della politica estera.[1]
Asia e MENA, dove l’Iran può giocare un ruolo da protagonista
Attualmente, il capo della diplomazia iraniana è Abbas Araghchi, un personaggio storicamente fedele alla guida suprema e al regime iraniano[2] nonostante, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare “JCPOA” nel 2018, Araghchi cercò senza successo di salvare il negoziato, disobbedendo allo scettico Khamenei, fatto che gli costò una momentanea rimozione dal ruole. Nell’ultimo periodo, Araghchi alterna momenti di apertura a duri attacchi contro l’occidente, in una narrativa che definire confusionaria per i diplomatici di Unione Europea e Stati Uniti è poco.
Araghchi, prima di tutto, ha avuto un ruolo cruciale nella recentissima questione indo-pakistana, visitando proprio durante i giorni del conflitto Islamabad e Nuova Delhi e proponendosi a entrambi gli omologhi come mediatore, con l’obiettivo “ad ogni costo”, di evitare una nuova guerra nell’Asia centro-meridionale. Non solo, Araghchi durante la seconda edizione del Teheran Dialogue Forum ha invitato svariati ministri degli Esteri della regione del Medio Oriente e Nord Africa, tenendo numerosi incontri bilaterali. Più importante, senza ombra di dubbio, quello con il ministro degli Esteri iracheno Fuad Hussein durante il quale i due hanno ribadito la volontà condivisa di rafforzare la cooperazione bilaterale e affrontare congiuntamente le sfide regionali e globali. In parallelo, Araghchi ha inoltre annunciato l’avvio del processo di normalizzazione dei rapporti con il Bahrein e l’Egitto, due Paesi che avevano interrotto le relazioni diplomatiche con Teheran rispettivamente nel 2016 e nel 1980. Il riavvicinamento con Manama è stato reso possibile dal rilancio delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita nel 2023, mentre con Il Cairo si registrano segnali di disgelo, tra cui incontri di alto livello e un progressivo ampliamento dei legami bilaterali.
La diplomazia iraniana si è mossa anche sul versante asiatico. In visita a Nuova Delhi per la 20ma riunione della Commissione economica congiunta tra Iran e India, Araghchi ha discusso con il collega indiano Subrahmanyam Jaishankar temi di cooperazione economica e tensioni regionali, in particolare tra India e Pakistan. Tre gli accordi firmati: uno in ambito doganale, un memorandum d’intesa nel campo della salute alimentare e farmaceutica, e il verbale della riunione. Araghchi ha espresso soddisfazione per il rilancio del dialogo bilaterale, pur denunciando gli effetti negativi delle sanzioni internazionali sulle relazioni economiche. Durante il bilaterale, il ministro iraniano ha anche affrontato la questione del Kashmir, auspicando un approccio responsabile da parte di Nuova Delhi e Islamabad per evitare l’escalation. In un momento di forte tensione tra i due Paesi, la proposta di mediazione iraniana si è fatta più concreta: lo stesso Araghchi ha avuto un colloquio telefonico con l’omologo pakistano Ishaq Dar per promuovere il dialogo e la moderazione. Araghchi ha sottolineato i profondi legami culturali e storici che uniscono Iran, India e Pakistan, ribadendo la priorità della stabilità regionale e della cooperazione.
Gli attacchi all’Europa
La svolta diplomatica iraniana si estende anche verso l’Europa[3]. Durante il Forum, Araghchi ha espresso la disponibilità dell’Iran ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni con i Paesi europei, a condizione che vi sia una “genuina volontà” e un approccio indipendente da Washington. Secondo il ministro, l’enfasi sulle divergenze ha finora limitato le potenzialità di cooperazione. Tuttavia, l’Iran si dice pronto a ricostruire la fiducia reciproca e a rilanciare i rapporti.
In un recente pezzo pubblicato sul sito del ministero degli Affari Esteri iraniano[4] Araghchi scrive: “un secolo dopo che Gran Bretagna e Francia tracciarono i confini moderni dell’Asia occidentale, l’Europa si scopre sempre più assente dal futuro diplomatico della regione. In discussioni cruciali — comprese le trattative indirette in corso tra Iran e Stati Uniti — i diplomatici europei sono raramente più che osservatori passivi. Il passato coloniale è alle spalle, ma l’attuale inerzia dell’Europa, frutto di scelte strategiche proprie, danneggia tutte le parti in causa”. Poi, parlando di Francia-Germania-Regno Unito, Araghchi dice “L’UE 3 dovrebbe chiedersi come si sia arrivati a questo punto morto. Durante l’amministrazione statunitense precedente, l’UE 3 agiva da mediatore tra Teheran e Washington, e l’Iran partecipava costruttivamente. Ma quando venne meno la volontà politica a Washington, anche gli europei abbandonarono progressivamente gli sforzi. Invece di ridefinire la propria strategia, adottarono un atteggiamento conflittuale — invocando diritti umani o i legami leciti tra Iran e Russia come pretesti per allontanarsi diplomaticamente. Il risultato? Oggi l’Iran è più sanzionato di entità ufficialmente classificate come terroristiche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
[1] : Sara Bazoobandi, Jens Heibach & Thomas Richter (2024) Iran’s foreign policy making: consensus building or power struggle?, British Journal of Middle Eastern Studies, 51:5, 1044-1067
[2]Shahriar Kia, “Who Is Abbas Araghchi? The Trusted Hand Steering Iran’s Foreign Policy under Authoritarian Rule,” National Council of Resistance of Iran, 13th August 2024 https://www.ncr-iran.org/en/news/anews/who-is-who/who-is-abbas-araghchi-the-trusted-hand-steering-irans-foreign-policy-under-authoritarian-rule/.
[3]Mehr News Agency, “Araqchi Once Again Proposes Diplomacy to European Troika,” April 25, 2025, https://en.mehrnews.com/news/230993/Araqchi-once-again-proposes-diplomacy-to-European-troika.
[4]Seyed Abbas Araghchi, “How Europe Can Find Its Way Back into the Room,” Ministry of Foreign Affairs of the Islamic Republic of Iran, May 11, 2025, https://en.mfa.ir/portal/newsview/766215/How-Europe-can-find-its-way-back-into-the-room.

Giornalista pubblicista con esperienza nell’ambito degli affari internazionali dopo tirocini nella comunicazione e sala stampa di Renault e dell’Istituto Affari Internazionali. Attualmente scrive per Agenzia Nova dopo essersi laureato con lode all’Università LUMSA in International Relations in the Digital Era.