La costruzione del canale Funan Techo in Cambogia ha avuto inizio il 5 agosto 2024, riaccendendo il dibattito tra esperti riguardo l’impatto di tale infrastruttura che collegherà Phnom Penh al Golfo del Siam. Al suo completamento, previsto nell’anno 2028, il progetto eviterà alle navi di transitare nelle acque vietnamite e l’utilizzo dei loro porti. Tale iniziativa si inserisce nel contesto della competizione strategica tra Cina e Stati Uniti, in particolare alla Belt and Road Initiative (BRI), che sostiene la realizzazione di opere come questa. La BRI non è soltanto un progetto meramente infrastrutturale ma simboleggia la volontà di Pechino di diventare l’ago della bilancia negli equilibri geopolitici globali. Lanciata nel 2013 dal presidente Xi Jinping sotto il nome originale di “One Belt, One Road”, la BRI si pone come obiettivo quello di creare una rete integrata di infrastrutture fisiche e digitali che attraversa Asia, Europa e Africa. Questo progetto mira a ridurre la dipendenza delle economie emergenti dai centri finanziari occidentali ed espandere l’influenza cinese nei mercati globali[1].
L’investimento stimato per il “Prek Chek Funan Techo project” è pari a un miliardo e settecento milioni di dollari ed è interamente finanziato dalla China Road and Bridge Corporation (CRBC), una grande impresa edilizia controllata dallo stato cinese[2]. Il progetto sarà realizzato tramite un contratto di Build-Operate-Transfer (BOT), in cui l’investitore straniero costruisce l’opera a proprie spese; successivamente ne ottiene la concessione per un periodo determinato; infine, al termine del contratto, proprietà e diritti vengono trasferiti all’autorità locale. Dalla sintesi degli studi condotti emerge l’importanza cruciale del Canale per la popolazione della Cambogia e cinese, che lo sostengono economicamente. Inoltre, si analizzano le preoccupazioni economiche, strategiche ed ambientali sia del Vietnam sia dell’Occidente, che percepiscono la Cina come rivale strategico. In prima analisi è necessario comprendere che l’infrastruttura è oltremodo imponente rispetto alle dimensioni nazionali: con una lunghezza di 180 km, una larghezza di 100 mt e una profondità di 5,4 mt che collegherà il porto di Phnom Penh sul Mekong a quello di Kep sul Golfo della Thailandia integrandosi anche con il fiume Bassac. In seconda analisi, per Phnom Penh si prospetta un significativo miglioramento dell’indipendenza logistica: il collegamento tra la capitale cambogiana e i porti di Kampot e Sihanoukville diventerà notevolmente più diretto rispetto al percorso attuale. Esaminando ora la dimensione sino-cambogiana del progetto dal punto di vista politico dell’autocrazia nepotista Khmer, il canale Funan Techo assume un’importanza fondamentale nel quadro delle dinamiche di potere regionali. La narrazione politica interna collega quest’opera all’orgoglio nazionale e alla sovranità del paese presentandola anche come un tributo alla classe dirigente. Merita attenzione la scelta del nome stesso: “Funan” richiama l’antico regno che precedette l’Impero Khmer, mentre “Techo” è uno dei titoli onorifici riservati all’ex primo ministro e attuale presidente del Senato, Hun Sen. Quest’ultimo non è solo considerato il padre della patria, ma anche del premier Hun Manet.[3]. L’opera sembra essere concepita come una compensazione alla perdita del Delta del Mekong nel processo di decolonizzazione, sia come uno strumento di legittimazione per Manet nel consolidamento del proprio potere. Riguardo alla rilevanza militare dell’iniziativa, esiste un diffuso consenso tra gli esperti: alcuni la considerano un’espressione del neocolonialismo cinese, alla luce delle tensioni sino-vietnamite. Tuttavia, prevale l’idea che, di per se, non costituisca una minaccia diretta per la sicurezza vietnamita, poiché non possiede le caratteristiche necessarie per operazioni militati su larga scala. È evidente che rappresenterà un’importante opportunità economica e contribuirà ad una maggiore indipendenza dei porti vietnamiti. Si prevede che grazie ad un sistema fluviale efficiente, si registri un significativo incremento commerciale, con la creazione stimata di cinquanta mila posti di lavoro e lo sviluppo turistico nelle aree interessate dal progetto. Alcuni esperti analisti sollevano dubbi sui vantaggi legati esclusivamente alla navigazione del canale Funan Techo, dato che sarà accessibile solvato ad imbarcazioni di grandezza limitata. Tuttavia, Si riconosce che quest’opera risulti fondamentale, in vista della modernizzazione agricola industriale della Cambogia Meridionale, poiché quest’aerea ospita non solo la base navale di Ream, parzialmente sotto controllo cinese, ma anche diverse enclavi economiche cinesi. Molti analisti si trovano concordi nell’affermare che l’importanza strategica del canale risieda nell’ambito della partnership strutturale con la Cina, che mira a rendere il paese del Sud-est asiatico una delle dieci principali potenze agricole mondiali entro il 2030. Tale interpretazione rafforza i dubbi già esistenti riguardanti la Base navale di Ream, sebbene Phnom Penh neghi qualsiasi coinvolgimento cinese nell’utilizzo della struttura, immagini satellitari indicano la presenza di due navi militari cinesi ormeggiate in loco per oltre cinque mesi, tra dicembre 2023 e maggio 2024. Un articolo recente pubblicato dal “Wall Street Journal” ha affermato addirittura che tale base sarebbe già «divisa in due», con una sezione controllata dalla marina cambogiana ed un’altra sotto gestione cinese (figura 1).

Korybko, A. (2024). Immagine della costruzione in Cambogia. Tratto da Korybko Substack, https://korybko.substack.com/p/cambodias-planned-chinese-constructed
Quale Futuro per la Cambogia? Scenari e Strategie del Canale Funan Techo
Il Canale Funan Techo rappresenta, come sottolineato precedentemente, un punto di svolta per la Cambogia e per gli equilibri geopolitici regionali, un’opera imponente che non si limita a modificare i flussi commerciali, ma incide profondamente sulle dinamiche di potere tra le nazioni coinvolte. Tre possibili scenari emergono dall’analisi delle sue implicazioni future, ciascuno con conseguenze di vasta portata.
Nel primo, il canale si afferma come volano di crescita economica per la il paese in questione, rafforzandone l’indipendenza logistica e consolidandone la posizione nell’ambito della Belt and Road Initiative. Il flusso delle merci, facilitato da una nuova via d’acqua interna, permette un incremento esponenziale del commercio e del turismo, trainando lo sviluppo industriale e agricolo. L’alleanza con la Cina si intensifica e Phnom Penh diviene sempre più un hub strategico del Dragone nel Sud-Est asiatico, con Pechino che ne finanzia infrastrutture e progetti chiave. Il rafforzamento di questa partnership consolida il governo cambogiano, che trova nella cooperazione con la superpotenza asiatica una fonte di legittimazione interna ed esterna. Tuttavia, il rafforzamento della Cambogia come avamposto cinese suscita diffidenze nel Vietnam e nelle potenze occidentali, le quali potrebbero rispondere con misure economiche e diplomatiche per contrastare l’influenza di Pechino nella regione.
Nel secondo scenario, emergono criticità economiche e ambientali che frenano lo sviluppo del progetto, ostacolando i benefici attesi. Il Vietnam, preoccupato per i possibili cambiamenti nel regime idrico del Mekong e per la riduzione (negativa) della disponibilità di acqua nel Delta, reagisce con pressioni diplomatiche e restrizioni commerciali verso Phnom Penh. Il deterioramento delle relazioni sino-vietnamite si traduce in un’escalation di tensioni regionali, in cui gli Stati Uniti e l’Unione Europea si schierano con Hanoi per limitare l’espansione cinese. In parallelo, il canale non riesce a soddisfare le aspettative economiche per via delle sue limitazioni strutturali: la navigabilità limitata, i costi di manutenzione elevati e l’incertezza sugli investimenti scoraggiano gli operatori logistici, rendendo il progetto meno redditizio del previsto. Questo scenario indebolisce la posizione della Cambogia, che rischia di trovarsi dipendente da Pechino senza ottenere i benefici economici sperati, alimentando il malcontento interno e aprendo spazi per un’instabilità politica.
Il terzo scenario prevede un utilizzo strategico del canale che trascende la sua funzione commerciale, trasformandolo in un tassello della competizione militare tra Cina e Stati Uniti. La presenza della Base navale di Ream, già oggetto di attenzione internazionale per il sospetto controllo cinese, viene rafforzata con nuove installazioni logistiche e infrastrutture a servizio della Marina cinese. Il canale diventa un corridoio privilegiato per movimenti navali, rendendo la Cambogia un punto nevralgico della proiezione di potenza cinese nel Golfo di Thailandia e nel Mar Cinese Meridionale. Questa dinamica provoca la risposta di Washington, che rafforza la cooperazione militare con il Vietnam e le altre nazioni dell’ASEAN preoccupate per l’espansione cinese. Si moltiplicano esercitazioni congiunte e accordi di difesa, mentre il Paese del Sud-est asiatico, pur mantenendo una posizione ufficialmente neutrale, si trova sempre più coinvolta nelle rivalità tra le due superpotenze. La militarizzazione della regione e il crescente dualismo tra blocchi contrapposti minano la stabilità del Sud-Est asiatico, con il rischio di crisi diplomatiche o incidenti navali che potrebbero innescare tensioni su scala globale.
Questi tre scenari, seppur distinti, non si escludono a vicenda e potrebbero intrecciarsi a seconda dell’evoluzione delle relazioni internazionali. Ciò che appare certo è che il Canale Funan Techo non sarà una semplice opera infrastrutturale, ma un simbolo del nuovo equilibrio di potere nella regione, in cui la Cambogia si trova a essere pedina e al tempo stesso attore chiave di un confronto geopolitico che va ben oltre i suoi confini. La sfida per Phnom Penh sarà bilanciare le proprie alleanze senza compromettere la propria sovranità, mentre per il mondo il canale diventa un termometro dell’influenza cinese e della capacità dell’Occidente di rispondere a questa sfida con strategie efficaci e lungimiranti.
[1] Fallon Theresa, The New Silk Road: Xi Jinping’s Grand Strategy for Euroasia, American Foreign Policy Interests. 37, (140-147)
[2]Sebastiano Strangio, $1.7 Bilion Cambodian Canal Project Draw Inceasing Scrutiny – Aprile 2024. https://web.archive.org/web/20240415123616/https:/thediplomat.com/2024/04/1-7-billion-cambodian-canal-project-draws-increasing-scrutiny/
[3] “Tonle Bassac-Kep Waterway and Logistics Initiative named “Prek Chek Funan Techo Project”, costs US$1.7B”, Construction & Property News. 2023-05-19.

Laureato in Scienze Politiche, attualmente iscritto alla laurea magistrale in Relazioni Internazionali presso la LUISS. Ha approfondito sicurezza economica, geopolitica e intelligence attraverso un Master presso la SIOI. Il suo percorso accademico è stato arricchito da un periodo di studi in Finlandia, dove ha approfondito lo scenario delle crisi internazionali e delle dinamiche di sicurezza, acquisendo una prospettiva globale sulle sfide geopolitiche contemporanee. Appassionato di geopolitica, diplomazia e politiche di sicurezza internazionale.
Articolo che fa riflettere. Grazie