Le origini della crisi
La controversia tra Francia e Algeria ha un lungo passato che risale al 1830, data di inizio del processo che portò l’Algeria a diventare una delle numerose colonie francesi in territorio africano. Un momento emblematico in questo processo fu l’ufficializzazione dell’annessione dell’Algeria al territorio francese, durante la Seconda Repubblica tra il 1848 e il 1851.
Questo primo passaggio diventa fondamentale per comprendere le complesse dinamiche tra i due Stati, in quanto la politica di assimilazione concesse grandi vantaggi ai coloni francesi trasferitisi nei nuovi territori, ma non portò alcun miglioramento per gli algerini. Infatti, se da un lato migliaia di contadini francesi ebbero la possibilità di acquisire la maggioranza delle terre in Algeria, arricchendosi notevolmente, dall’altro la popolazione locale non ricevette nemmeno il riconoscimento degli stessi diritti dei coloni. Al contrario, secondo quanto stabilito dal Codice dell’indigenato del 1881, la politica attuata dai francesi assunse un carattere marcatamente repressivo. Inoltre, i francesi apportarono grandi modifiche alla cultura, tradizioni e lingua locale, imponendo le proprie come primarie (ad esempio, il francese divenne la lingua ufficiale).
In questo contesto presero piede i primi movimenti nazionalisti, tra cui la fondazione della Stella Nord-Africana (ENA) in Francia, ad opera degli emigrati, il Consiglio degli Ulema nel 1931, il Partito Popolare Algerino nel 1937 (formatosi dopo lo scioglimento dell’ENA) e la Federazione degli Eletti. Seppur con obiettivi specifici diversi, ciascun movimento mirava ad un miglioramento significativo delle condizioni di vita del popolo algerino e all’indipendenza dalla Francia. L’esito di tali movimenti fu disastroso, poiché portarono ad una violenta reazione del governo francese che soppresse le organizzazioni e arrestò i principali leader[1]. Da qui, i nuovi cambiamenti e le violente repressioni portarono il popolo colonizzato ad un crescente astio che culminò con la ribellione agli oppressori, attraverso la guerra d’indipendenza conclusasi nel 1962, un conflitto lento, complesso e con numerose perdite da entrambe le parti.
Gli sviluppi a seguito dell’indipendenza
Sebbene il periodo coloniale sembri ormai un lontano ricordo, la situazione è ben diversa agli occhi del popolo algerino, il quale ha sempre contestato (o mal tollerato) la presenza diretta, o indiretta, della Francia nel territorio riconquistato. Le ferite di quel periodo sono tutt’altro che risanate, vista la difficoltà del popolo algerino nella ripresa a livello di integrità nazionale, di comunità e più che mai nell’assetto economico. L’iniziale riluttanza e il successivo lento riconoscimento francese di una “guerra d’Algeria” (solo nel 1999)[2] non hanno fatto altro che alimentare il risentimento già largamente presente. Infatti, il rapporto tra i due paesi non ha mai raggiunto uno stato pacifico, piuttosto si può dire che abbia assunto i caratteri di sorta di “calma apparente”, un equilibrio talmente fragile da disgregarsi al minimo fraintendimento.
Il primo episodio che portò ad un lungo raffreddamento dei rapporti diplomatici risale al 2005, durante il quale, sotto la presidenza Chirac, venne approvata la legge del Ministero dell’Educazione n.158. Il testo fa espressamente riferimento al periodo coloniale, elogiando i cosiddetti “Pieds-noirs” (i francesi abitanti in Algeria) e gli Harkis per il contributo determinante nella colonizzazione e nella guerra di conquista. Il nome Harkis si rivolge a tutti gli individui di nazionalità algerina che decisero di combattere a fianco dell’esercito francese, quindi considerati, dal punto di vista dell’ideologia algerina, come traditori della propria patria. Ciò nonostante, l’articolo 4 della legge fa un ulteriore riferimento, più specifico, all’importanza della presenza francese in territori esteri, evidenziando il ruolo positivo dei colonizzatori nel settore scolastico e in forma più generica, particolarmente nei territori dell’Africa del Nord[3], senza quindi considerare il carattere repressivo e violento nei confronti della controparte algerina. Ciò che infastidì maggiormente l’Algeria fu non solo il mancato riconoscimento delle atrocità commesse dai colonizzatori ma soprattutto le mancate scuse del governo francese a seguito dello scalpore suscitato.
Dai fatti del 2005 in poi ci furono una serie di altri episodi che portarono ulteriori incomprensioni e inasprirono di volta in volta i rapporti diplomatici. Sebbene con l’arrivo di Macron nel 2017 si sperò in un ripristino della situazione generale, considerando i numerosi tentativi di ritrattare la narrazione delle vicende accadute all’epoca coloniale, in realtà si tornò ad un punto di stallo. Algeri, infatti, reputa tuttora che siano stati fatti dei piccoli passi ma non ancora sufficienti.
La questione rimane ancora irrisolta
Ad oggi, le due parti sono nuovamente in un conflitto diplomatico, decretato da un’escalation di eventi che ha generato tensione e accuse reciproche. Andando con ordine, verso la fine del mese di gennaio del 2025, il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha tuonato una rottura “irreparabile” in merito alla situazione sospetta degli immigrati nel territorio francese. In particolare, si può evincere un riferimento alla richiesta di espulsione di alcuni tiktoker algerini residenti in Francia, accusati di pubblicare contenuti social con istigazione alla violenza e terrorismo. Seppur uno di essi è stato condannato all’espulsione, l’Algeria non ha decretato il rimpatrio nel proprio paese.
Il 17 febbraio scorso, la visita di un gruppo ristretto di funzionari francesi in Marocco, in particolare di una tappa nel Sahara occidentale, con il fine di sostenere il piano di autonomia marocchino di quel territorio, è stato visto come un segno di provocazione da Algeri, in quanto l’Algeria è storicamente a favore del Fronte Polisario[4]. Un “affronto” al quale il governo algerino ha risposto con il ritiro del proprio ambasciatore a Parigi.
Successivamente, il 22 febbraio 2025 un trentasettenne algerino ha attaccato dei passanti al grido di “Allah Akbar” nei pressi di un mercato coperto di Mulhouse, in Alsazia. Armato di coltello, l’individuo ha ucciso un sessantasettenne di nazionalità portoghese e ferito tre persone. In un video registrato a seguito della vicenda, sarà Macron stesso a confermare un attacco terroristico di matrice islamica. L’attentatore “era già noto alle forze dell’ordine, iscritto nel Fascicolo di segnalazione per la prevenzione della radicalizzazione terroristica (FSPRT) e soggetto all’obbligo di lasciare il territorio francese” ma non era stato ancora rimpatriato. Il governo francese ha dunque accusato l’Algeria di non aver rispettato la clausola e di aver persino rifiutato di portare a termine la procedura di rimpatrio dell’individuo in dieci occasioni. Dall’altro lato, il governo algerino parla di “campagna” orchestrata, rigettando le accuse e minacciando “la sospensione delle relazioni tra il Senato algerino e quello francese”[5].
Qualora ciò non bastasse, nelle prime settimane di aprile la polizia francese ha fermato un funzionario consolare algerino, accusato del coinvolgimento nel sequestro e rilascio di Amir Boukhors, oppositore del governo del paese di provenienza. Seppur l’accaduto risale al 2024, il 14 aprile dodici diplomatici francesi sono stati espulsi da Algeri e il giorno dopo, secondo un apparente principio di reciprocità, la Francia ha a sua volta espulso dodici diplomatici algerini e ritirato il proprio ambasciatore.
Alla luce dei fatti riportati appare chiaro che il rapporto estremamente delicato tra i due Stati è quanto mai più lontano da una riconciliazione, o un accordo, che possa soddisfare le parti, promuovendo una collaborazione efficace. Di certo, gli ultimi sviluppi accertano questa ipotesi e prevedono una forte instabilità nel prossimo futuro, con possibili conseguenze anche sull’intero assetto geopolitico.
[1] Ferrari R., Il Nazionalismo Algerino e la Francia, Cronaca di Verona, 2023;
https://www.cronacadiverona.com/il-nazionalismo-algerino-e-la-francia
[2] Roggero C., Francia e Algeria ai ferri corti, di nuovo, ISPI, 2025;
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/francia-e-algeria-ai-ferri-corti-di-nuovo-197355
[3] Palmiste C., Le colonie e la legge sul ” buon francese”, Passato e Presente, HAL Open Science, 2006;
https://hal.univ-antilles.fr/hal-01673494v1/document
[4] Redazione ANSA, In febbraio si è inasprita la crisi fra Francia e Algeria, Dal Marocco all’attentato di Mulhouse passando per il grano, ANSA, 2025;
[5] Redazione La Stampa esteri, Francia, attacco terrorista al grido di “Allah akbar”: un morto e feriti. Tre arresti, La Stampa, 2025;

Laureata in International Relations in the Digital Era con il massimo dei voti, ha lavorato come educatrice e collaboratrice presso United Network Eu che l’ha coinvolta in progetti internazionali svoltosi anche al Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York e al Parlamento Europeo a Bruxelles. Un modo per interfacciarsi realmente agli equilibri geopolitici e alimentare l’interesse per le tematiche ambientali.